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APPROFONDIMENTI

La morte è nienteLa vita è tutto e quindi è anche pena

21/04/2006

La morte è niente<br>La vita è tutto e quindi è anche pena

La bibliografia sulla pena capitale è oggi sterminata. Tutti ne parlano e bene o male sono in pochi a non avere un’opinione precisa. Sono milioni i motivi che a volte spingono le persone ad essere favorevoli alla pena di morte. Ma il motivo che spinge gli abolizionisti in genere è uno soltanto: la vita dell’individuo. Si può volere la morte di un uomo perché quel uomo ha ucciso, stuprato o torturato qualcuno. Quel qualcuno aveva una vita, una storia e delle persone che lo amavano. Un giorno arriva un pazzo, che forse non ha nemmeno un motivo importante, e pone fine alla sua vita. Il cuore di sua madre, di sua moglie e dei suoi bambini non ce la fa a superare tutto questo e soprattutto non sopporta l’idea che chi ha commesso quel gesto atroce possa ancora veder splendere il sole. Non è semplice accettare certe cose e la rabbia a volte è più semplice da gestire del dolore. Chi scrive ripensa anche ad alcune vicissitudini personali. Una persona cara è venuta a mancare per colpa dell’imprudenza e della leggerezza di un’altra persona. Quella persona non ha pagato abbastanza per quello che ha fatto e, nel momento in cui la vita della vittima in questione e scivolata via, il dolore ma soprattutto la rabbia hanno preso il sopravvento. Sarebbe stato facile sperare di veder fare al carnefice la stessa fine della sua vittima, sarebbe stato facile sperare che pagasse con la stessa moneta e forse un po’ di soddisfazione sarebbe arrivata. Ma sarebbe stato solo l’inizio. In seguito si sarebbe dovuto comunque affrontare il dolore e la morte della sua causa non avrebbe comunque potuto cancellarlo. Vero è che quella persona non ha fatto un giorno di carcere, non ha mostrato nessun segno di pentimento, e Dio solo sa che cosa si ritrova sulla coscienza. Anche questo porta rabbia, ma almeno in questo caso la rabbia è forse giustificata. Essere contrari alla pena di morte non significa affatto difendere gli assassini i pedofili o gli stupratori. La giustizia, la proporzionalità della pena o il suo potere deterrente sono una cosa, la pena capitale è un’altra. La denominazione pena è qualcosa di improprio in questo caso. La pena nel diritto penale ha infatti caratteristiche ben precise e nessuna di queste può essere riscontrata sulla pena di morte. In altre parole si tratta di una sanzione penale non degna di essere definita tale. Questo non significa assolutamente che chi commette un reato non debba essere punito. Anzi a volte soprattutto nel sistema del nostro paese sono i carnefici ad avere la meglio. A volte basta un periodo di buona condotta o interminabili appelli e il condannato ottiene uno sconto esagerato sulla pena. Forse se ci fosse una giusta applicazione della pena e se i criminali pagassero veramente per gli errori commessi, ci sarebbe meno rabbia e più razionalità nel modo di pensare delle persone che hanno subito un torto. Non è necessario soffermarsi sempre sul fatto che la pena di morte sia una barbarie, si è scritto tanto e detto tanto in proposito. Ciò che è importante sottolineare è che se veramente dovesse essere occhio per occhio e dente per dente, quante tipologie di pene dovrebbero esistere? Se un uomo stupra e uccide una donna non viene stuprato dallo Stato, sarebbe aberrante. Non è ugualmente aberrante che lo Stato possa comunque ucciderlo? Senza considerare quei Paesi in cui lo Stato uccide per molto meno! Se un uomo sbaglia deve essere immancabilmente punito, senza eccezioni. E non solo perché questo serva da esempio a se stesso e agli altri, ma per il semplice fatto che egli deve necessariamente rimediare al male commesso. La privazione della libertà è punizione non la morte. La morte è come la vita, non sempre si trovano gli aggettivi per definirli, ma si può riassumere tutto in una frase: “la vita è tutto, la morte è niente”. La vita è gioia, è speranza è luce. Ma la vita è anche angoscia, dolore è buio e quindi è anche pena. La morte è buio e nulla assoluto, quindi non può essere pena. Un uomo non può scontare una pena da morto e la morte di per se stessa non può essere considerata una pena, perché non ne ha le caratteristiche. In un paese civile dove ci sono delle regole ben precise la punizione di un uomo non può consistere nell’annullamento dell’oggetto principale della pena e cioè l’uomo stesso. Questo discorso vale per tutti gli uomini, anche quelli più ripugnanti che hanno commesso reati indicibili. Come possono essere puniti se non esistono più? La loro morte non li punisce ma li annulla e ciò è palesemente differente.


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