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Modalità espressive del videoclip

Il videoclip, forma breve del linguaggio audiovisivo, è nato e cresciuto nell'era della sperimentazione dei nuovi canali mediatici. Ha avuto origine nell'era della nascita del cinema, si è sviluppato commercialmente con la televisione, sta ampliando le prospettive comunicative con il web 2.0. Il lavoro è mirato a ricostruire l'evolzione espressiva e a prospettare le possibile derive future.

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 6    Introduzione        a  comunicazione audiovisiva, dagli albori  sino ad oggi, ha  sviluppato diverse  quanto  variegate  forme  espressive  che  si  sono  gradualmente  adattate  ai  tempi,  alle  tecnologie  e  a  tutte  le  sfaccettature  sociali  che  hanno   caratterizzato un mondo, quello del ‘900, in rapida evoluzione.   Il  videoclip  è  da  considerarsi  come  una  delle  “forme  brevi”  della  comunicazione  audiovisiva  le  cui modalità espressive prendono  forma dall’esigenza di promuovere  un  bene  di  consumo  immateriale  come  la  musica.  La  breve  durata  temporale  e  l’accezione  commerciale  di  tale  prodotto,  che  potrebbero  sembrare  caratteristiche  negative  almeno  per  il  lato  artistico,  non  influiscono  negativamente  sull’elevato  potenziale espressivo del prodotto, trasformandosi anzi in “paletti” che costringono il  videoclip a  superare  i  tradizionali  limiti delle  forme audiovisive più  consolidate per  andare a pretendere una propria autonomia espressiva. Per quanto a occhi inesperti  il videoclip possa sembrare un’accozzaglia di immagini e suoni, con un’attenta analisi  si rivelano tracce di una sperimentazione originale che coinvolge in una vera e propria  “messa in scena”, nel vero senso dell’espressione, immagini, suoni e ritmi. Proprio sul  versante narrativo c’è da sottolineare come il videoclip ormai non si limiti a proporre  “storielle”  lineari  che  tanto  ricordano  altre  accezioni  dell’audiovisivo,  ma  va  in  direzione  di  un  “assemblaggio  inedito  di  frammenti”,  spesso  di  archivio  ovvero  preesistenti nella cultura audiovisiva ma riproposti e inseriti nel discorso videoclip.   Quanto detto non può che  mettere  in evidenza  il  lavoro e  le strategie di montaggio  che divengono nel videoclip il campo significativo di creazione espressiva, andando a  privilegiare  il  frammento  all’  unità  narrativa,  la  ripetizione,  la  ricorsività  a  dispetto  della  successione  logica delle  sequenze,  l’esibizione di  “imperfezioni” audiovisive al  contrario della perfezione del dolby e della fotografia cinematografica, e soprattutto  la  de‐sincronizzazione  rispetto  alla  spesso  obbligatoria  coincidenza  fra  immagini  e  suoni.  Tale  prospettiva  del montaggio  come  regolatore  dell’espressività  del  videoclip  non  può far altro che rimandarci alle origini dell’audiovisivo  dove sarà necessario andare  L 

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