Basket, handicap e qualità della vita
L’idea ed il progetto di questo lavoro sono sorti principalmente da una grande passione personale per il gioco del basket e dalla constatazione dell’esistenza di un vuoto istituzionale, a livello universitario, per ciò che concerne la psicologia dello sport.
Durante lo svolgimento si è poi concretizzata una terza motivazione importante: l’opportunità di sfruttare le competenze maturate nel corso delle tre EPG sostenute durante l’iter universitario. Infatti, l’occasione di visitare un centro riabilitativo per l’infanzia ha permesso di condensare, nella costruzione di uno strumento di indagine ed osservazione, le conoscenze accumulate nelle tre esperienze suddette: il tema dell’osservazione dall’EPG di “Teorie e Tecniche dell’Osservazione del Comportamento Infantile”, la costruzione e l’impiego di uno strumento osservativo dalle EPG di “Psicologia dell’Handicap e della Riabilitazione” e di “Psicologia Clinica”.
L’intento del lavoro è di indagare il rapporto che intercorre in Italia fra la pratica del basket e il mondo dell’handicap (fisico e mentale), partendo dalla disamina del concetto di Qualità della Vita (QdV), e di proporre alcune soluzioni per incrementare le tuttora scarse interazioni fra i due ambiti.
Il concetto di QdV, complesso e multidimensionale, si sta diffondendo, in campo medico e psicologico, come criterio-guida ed obiettivo finale degli interventi terapeutici e riabilitativi; purtroppo la sua definizione è tutt’altro che univoca, benché le dimensioni che lo compongono vengano unanimemente considerate dalla letteratura come appartenenti alle tre grandi sfere dell’esistenza umana: biologica, psicologica e sociale.
Lo sport, un’altra realtà che racchiude un ventaglio sterminato di esperienze diverse, influenza positivamente le dimensioni più chiamate in causa dalla ricerca scientifica in merito al concetto di QdV. Il basket, all’interno dello sport, ha delle caratteristiche che lo rendono una disciplina di squadra particolarmente completa, stimolante (per la mente e il fisico) e adatta per essere praticata da individui disabili fisici e psichici (a condizione che venga approcciata, nei limiti del possibile, con motivazione intrinseca, o perlomeno curiosità ed interesse, dal soggetto invalido). Si badi bene che la pallacanestro è solo uno dei tanti sport proponibili, non è a priori migliore o peggiore di altri e non ha nessuna valenza terapeutica di per se stesso, ma ha semplicemente delle peculiarità che lo valorizzano. Esso, infatti, quale attività di squadra, influenza due dimensioni della QdV particolarmente importanti per le persone disabili, poichè connesse direttamente con gli obiettivi primi degli interventi riabilitativi: l’integrazione sociale e l’autonomia/autodeterminazione.
La pallacanestro applicata all’handicap può complessivamente venire distinta in due ambiti, a seconda del tipo di handicap (fisico o mentale) a cui si rivolge e degli obiettivi che si pone:
· il basket in carrozzina come attività sportiva ricreativa fonte di piacere e divertimento (al pari del basket in piedi per le persone “normodotate”), che contribuisce al miglioramento della QdV dei disabili prevalentemente fisici con menomazioni ineliminabili (paraplegici, poliomelitici, amputati, etc.);
· il basket come attività sportiva integrata con le altre componenti di un progetto riabilitativo per individui con handicap soprattutto mentale (è il caso che verrà presentato, unico in Italia, del Centro di Terapia Integrata per l’Infanzia “La Lucciola” di Ravarino, in provincia di Modena).
La situazione complessiva di entrambi gli ambiti non è delle più rosee ed a complicare le cose c’è il fatto che le ragioni più macroscopiche alla base di essa (la mentalità della gente, che rende complicata una reale integrazione sociale degli individui disabili, e la scarsa diffusione del basket in tutta la Penisola) sono difficilmente modificabili in tempi brevi. Comunque, in questa sede verranno proposte alcune possibili soluzioni per incrementare la diffusione del basket in carrozzina e per far sì che l’esperienza positiva e stimolante del Centro “La Lucciola” non rimanga un caso isolato nel già non esaltante (per qualità e quantità) panorama del rapporto fra sport (basket) e riabilitazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Luigi Discalzi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Enrico Molinari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 144 |
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