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Obblighi erga omnes e crimini internazionali

Il diritto penale internazionale è il frutto di un lungo processo di trasformazione dell’intero ordinamento internazionale, iniziato con l’affermarsi, a partire dagli anni ’70, delle norme istitutive di obblighi erga omnes.
Si tratta di obblighi che incombono sugli Stati nei confronti della Comunità internazionale , unitariamente intesa, ed esigibili collettivamente dagli stessi, in quanto gestori uti universi degli interessi della Comunità medesima .
Tali norme hanno sancito il passaggio da un diritto internazionale inteso come “diritto della mera coesistenza degli Stati” (volto a definire gli obblighi di astensione e di non interferenza degli stessi) ad un “diritto dell’interdipendenza”, caratterizzato dall’affermarsi, in capo alla Comunità internazionale, di valori essenziali sottratti alla libera disponibilità degli Stati, in quanto questi ultimi non potrebbero delegarne la gestione ad una qualsiasi Organizzazione internazionale .
La violazione da parte degli Stati delle norme istitutive degli obblighi erga omnes, comporta la commissione di crimini internazionali.
Questi ultimi, infatti, erano genericamente intesi, secondo l’art. 19 del Progetto di articoli sulla responsabilità degli Stati del 1976, come “gravi violazioni, da parte di uno Stato, di obblighi essenziali facenti capo alla Comunità internazionale”.
Tuttavia, vedremo come il Progetto testimonia, nella sua definitiva redazione del 2001, la scomparsa sia della nozione di “crimini internazionali” come pure di quella di “obblighi erga omnes”.
Dai crimini internazionali degli Stati si distinguono quelli imputabili agli individui, i quali consistono in quelle attività individuali di rilevanza internazionale, che costituiscono un attentato a quei valori che la generalità degli Stati tutela con apposite norme interne o convenzioni internazionali.
Le norme sia generali che convenzionali che disciplinano tali crimini, danno luogo ad una responsabilità propria delle persone fisiche che li commettono; si tratta, quindi, di norme che direttamente si indirizzano agli individui, concorrendo alla formazione della soggettività internazionale di questi ultimi. È dunque affermato il principio della responsabilità penale individuale, in base al quale sono gli individui in prima persona e in quanto tali ad essere sottoposti a processo, e non nel loro ruolo in veste di funzionari dello Stato eventualmente ricoperto al momento della commissione dei crimini .
Il presente scritto, suddiviso in due parti, ha lo scopo di rendere un quadro generale circa il mutamento del diritto internazionale rispetto all’influenza esercitata dagli obblighi erga omnes e dalla commissione di crimini internazionali.

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I INTRODUZIONE I continui conflitti armati coinvolgenti i vari Paesi su scala mondiale, hanno fatto sì che la Comunità internazionale riscoprisse una certa sensibilità nei confronti di una disciplina a lungo considerata una mera utopia: il diritto penale internazionale1. Esso è il frutto di un lungo processo di trasformazione dell’intero ordinamento internazionale, iniziato con l’affermarsi, a partire dagli anni ’70, delle norme istitutive di obblighi erga omnes. Si tratta di obblighi che incombono sugli Stati nei confronti della Comunità internazionale2, unitariamente intesa, ed esigibili collettivamente dagli stessi, in quanto gestori uti universi3 degli interessi della Comunità medesima4. Tali norme hanno sancito il passaggio da un diritto internazionale inteso come “diritto della mera coesistenza degli Stati” (volto a definire gli obblighi di astensione e di non interferenza degli stessi) ad un “diritto dell’interdipendenza”, caratterizzato dall’affermarsi, in capo alla Comunità internazionale, di valori essenziali sottratti alla libera disponibilità degli Stati, in quanto questi ultimi non potrebbero delegarne la gestione ad una qualsiasi Organizzazione internazionale5. Le norme istitutive degli obblighi erga omnes hanno pertanto determinato una crisi del sistema multilaterale, (caratterizzato dalla possibilità degli Stati operanti uti universi di porre in essere interventi collettivi sottoposti al giudizio di legittimità e di controllo degli organi internazionali) e confermato, in merito alle loro particolari modalità di gestione, comportamenti statali “unilaterali” (talvolta anche implicanti l’uso della forza); ossia comportamenti in base ai quali gli Stati, ogni qualvolta le Nazioni Unite non abbiano alcuna competenza in materia o siano impossibilitate ad operare, agiscono come soggetti autonomi di diritto internazionale e non nel quadro di un’Organizzazione internazionale6. 1 MANTOVANI, Diritto penale. Parte generale, Padova, 1992, p. 911 ss. 2 Per “Comunità internazionale” si intende l’ente collettivo astratto, espressione delle forze sociali prevalenti. 3 Gli Stati sono intesi, cioè, come gestori dell’interesse della Comunità internazionale nel suo complesso. 4 PICONE, Comunità internazionale e obblighi erga omnes, Napoli, 2006, prefazione. 5 PICONE, Interventi delle Nazioni Unite e obblighi erga omnes, 1995, in PICONE (a cura di), Comunità, cit., p. 237 ss. 6 PICONE, La guerra contro l’Iraq e le degenerazioni dell’unilateralismo, 2003, in PICONE (a cura di), Comunità, cit., p. 460 ss.

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Parole chiave

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