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Il diritto di esistere. Il popolo curdo e la cooperazione internazionale: il caso della Turchia.

Durante il mio lavoro mi sono occupata della questione degli sfollati interni curdi in Turchia, chiamati IDPs'. L'elevato numero di sfollati interni pone la Turchia al primo posto tra i paesi membri del Consiglio Europeo. Nel paese essi sono la conseguenza di un'importante questione identitaria che vige in Turchia dalla nascita della Repubblica, nell'ottobre 1923. La questione identitaria è una questione molto complessa, poichè è composta da una serie di questioni minoritarie, spesso, strettamente connesse con il non-rispetto dei diritti umani. Di essa fa parte anche la questione curda che divide nettamente la Turchia in 2 parti.
La violenza perpetuata dalle forze di sicurezza turche, la continua lotta di queste con i militanti della guerriglia, la politica assimilazionista del governo di Ankara e la costruzione delle dighe portano delle conseguenze importanti. Ciò suscita una vera e propria deportazione della popolazione del sud-est turco generando i cosidetti campi di sfollati interni.
Di questo si occupa la tesi e delle varie ONG locali e straniere che si prendono cura della questione e dei problemi a ciò legati.

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Introduzione Questo elaborato prende in considerazione la questione curda, una parte della più generale “questione turca”, ossia la condizione della minoranza curda e in modo particolare degli sfollati interni curdi costretti a lasciare le proprie terre a causa della violenza delle forze di sicurezza e della lotta di queste con i militanti della guerriglia. La conseguenza di questi avvenimenti è la migrazione nelle grandi città a maggioranza curda, nelle bidonville delle principali città della Turchia o, addirittura, in Europa. Lo studio nasce dall’interesse suscitato durante le lezioni di Storia e istituzioni della Turchia contemporanea e dall’interesse personale sulla questione dei rifugiati e dei profughi. Il lavoro è stato svolto durante un periodo trascorso in Turchia e uno a Parigi. Il viaggio in Turchia, nella parte curdofona, effettuato con un gruppo di 8 persone, mi ha permesso di venire a contatto in maniera diretta con la popolazione curda di Turchia, trascorrendo le giornate in compagnia di autoctoni curdi e dormendo nelle loro case. Ho toccato con mano la povertà e le rivendicazioni di un popolo, spesso, sottomesso. In questo periodo molti militanti sono stati con noi e ci hanno reso partecipi delle loro lotta, con arresti, violenze, avvicinamenti al PKK. Un esempio classico delle situazione che i militanti vivono è rappresentato dalla famiglia di Mehmet che vive un’esistenza difficile, costretta a cambiare casa spesso per non essere trovata dalle forze di sicurezza, ha un figlio in esilio, uno sui monti con la guerriglia e l’altro in giro per la Turchia a svolgere il servizio militare obbligatorio. D’altra parte molti guardiani di villaggio ci hanno voluto accompagnare in alcune tappe del nostro viaggio così come agenti di polizia ci sono venuti incontro spesso per verificare i motivi della nostra presenza sul posto (è stato questo il vero motivo della “chiacchierata” con il capo della polizia locale e altri 2 poliziotti a Çukurça). Tra un check-point e l’altro abbiamo visto il diverso trattamento da parte dei militari nei nostri confronti rispetto a quello tenuto verso i nostri accompagnatori curdi. L’atteggiamento non è stato, però, molto diverso la notte dell’11 settembre, vigilia del referendum costituzionale, quando da Van si cercava di raggiungere la cittadina di Hakkari, una delle più pericolose e attive nella lotta contro Ankara. Un check-point difficile e pericoloso che ci ha fatto, in parte capire, quanto sia tesa la situazione nel sud-est della Turchia. Sono stati diversi i centri e le organizzazioni visitate durante questa esperienza, sia in Kurdistan che ad Istanbul, tutte disponibili a fornire un aiuto per rendere nota la situazione presente in questi territori. Hanno fornito consigli su come muoverci, documenti e informazioni preziose. Mentre nel Kurdistan turco l’esperienza è stata diretta con i curdi, con i campi di sfollati interni e con le centinaia di bambini curiosi della nostra presenza, ad Istanbul, dove ero sola, il contatto frequente è stato con le organizzazioni e le ONG che mi hanno dato preziose informazioni per la stesura di questo elaborato. Il periodo trascorso in Francia è stato, sicuramente, meno ricco dal punto di vista delle esperienze ma importante per quello dei contatti con associazioni e organizzazioni. In modo particolare i contatti con l’Istituto curdo di Parigi hanno mostrato un volto dei curdi diverso rispetto a quello conosciuto in patria. L’elaborato, tenendo conto di queste esperienze, è diviso in 5 capitoli che si concentrano su particolari aspetti del problema dei curdi in Turchia. Il 1° e il 2° capitolo presentano le fasi storiche che hanno condotto all’attuale condizione. Il 1° capitolo riguarda, in particolare, le origini del popolo curdo, le rivolte del XIX secolo, gli avvenimenti e i trattati successivi alla Prima Guerra Mondiale che porteranno all’attuale divisione del Kurdistan. Il 2° capitolo è invece, incentrato sugli aspetti politici del XX secolo e della prima decade del XXI, con particolare riguardo ai curdi. 3

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