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La crisi finanziaria del 2008 - Dai fattori scatenanti alle misure anticrisi

La crisi finanziaria ha dominato il 2008, guadagnando un posto di rilievo nella storia economica dei prossimi anni. Il coinvolgimento di numerosi istituti finanziari, il crollo dei mercati azionari, il credit crunch, hanno posto il mondo intero ad un passo da un tracollo sistemico. Come si è arrivati a questa situazione? Cosa è successo? Chi e come è intervenuto per rimediare a tutto ciò? Questa tesi si pone l’obiettivo di rispondere a queste domande con la vivacità delle visioni contemporanee, essendo stata scritta mentre i fatti accadevano, e con l’accompagnamento di dati e rappresentazioni grafiche a sostegno delle argomentazioni affrontate.
La crisi finanziaria non può essere compresa se non tenendo conto dei fattori di lungo periodo e del suo innesco: i numerosi casi di insolvenza legati ai cosiddetti mutui subprime nel 2007. Si descrive quale sia stato il loro ruolo nell’avviare un processo di dimensioni ben più ampie, alimentato dall’esistenza di derivati finanziari, criteri contabili e particolari metodi di valutazione. Si presentano inoltre i principali attori nei mercati finanziari, gli strumenti e le tecniche normalmente utilizzate e il loro ruolo nell’evoluzione della crisi.
Governi, Banche centrali e Istituzioni internazionali sono intervenuti a sostegno dell’intero sistema finanziario, diventando protagonisti in un ambiente che per anni li voleva ai margini.
È la crisi peggiore dagli anni Trenta? Probabilmente si, di certo i commentatori concordano sul fatto che: «Dopo di essa il cambiamento sarà epocale».

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Introduzione «Stiamo vivendo un periodo storico di enorme precarietà. Incombe infatti su di noi la prospettiva concreta di un tracollo economico globale, della portata di quello verificatosi durante la Grande Depressione negli anni Trenta. La crisi creditizia globale è aggravata dalla crisi energetica globale e dalla crisi del cambiamento del clima globale, e tutte insieme contribuiscono a creare un possibile cataclisma per la civiltà umana, diverso da qualsiasi altra cosa alla quale si sia assistito finora. Le tre crisi globali sono collegate tra loro e si alimentano reciprocamente. Affrontare questa triplice minaccia che incombe sul nostro stile di vita obbliga a dare il via a una nuova programmazione economica che riesca a trasformare in modo efficiente le avversità contingenti in altrettante opportunità». 1 (J. Rifkin) Le parole dell’economista Jeremy Rifkin riassumono in poche righe l’allarmante sfida che il mondo intero sta affrontando. La sinergia di crisi finanziaria, crisi energetica e delle materie prime e il cambiamento del clima hanno condotto alla crisi economica e ad un periodo di recessione preannunciato da diversi indicatori. Alle istituzioni sono richieste risposte rapide, mirate ed efficaci, che possano stabilizzare il presente e creare le migliori opportunità per il futuro. Ad ognuno di noi è richiesta la capacità di scegliere il modo migliore di porsi alla vita, affinché la soddisfazione dei nostri bisogni sia sostenibile anche per le future generazioni. L’attività economica non può allontanarsi dalla realtà ambientale e sociale. Sarà necessario quindi aggiustare la semplice, e per alcuni versi piacevole, logica del capitalismo di mercato: l’economia deve crescere continuamente altrimenti crolla. Alla crisi possiamo dare il merito di aver scosso il pensiero economico, ponendo le basi della mutazione concettuale che, ci si augura, riuscirà a spostare l’obiettivo da una crescita misurata sulla quantità ad una crescita di qualità. Questa tesi si focalizza sulla crisi finanziaria, iniziata nell’estate del 2007 ed esplosa nell’autunno del 2008, che in breve tempo ha assunto dimensioni globali e che con grande forza ha contribuito a questa grave crisi economica. Con la complicità della globalizzazione dei mercati, che certamente ha introdotto 1 Rifkin, Jeremy (2008). 3

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