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La Bellezza e il suo appello pro-vocante. Un percorso filosofico e teologico

L’obiettivo che il mio lavoro si prefigge è quello di argomentare come spesso la teofania si dia in quella che io definirei una “kalofania”, ovvero una manifestazione di bellezza. L’intento della mia tesi è perciò quello di sviluppare una riflessione filosofico-teologica alla luce del terzo trascendentale, non per sostituire la logica e l’etica con l’estetica, quanto piuttosto per radicare il verum e il bonum nel pulchrum, con la convinzione che il bello sia il modo in cui il bene di Dio si dona e possa essere compreso dall’uomo come vero.
La tesi è strutturata in quattro capitoli.
Il primo si occupa di come sia possibile incontrare la Bellezza trascendente attraverso la bellezza immanente delle cose sensibili. A partire da alcune opere di Jean-Louis Chrétien – "La ferita della bellezza"; "L’arca della parola"; "L’indimenticabile e l’insperabile" – mi sono interrogata sulla Bellezza da un punto di vista filosofico. L’epifania del Bello inizialmente sgomenta e produce nell’animo umano una ferita, ma ciò è preludio di una gioia timorosa, la gioia dell’incontro con l’Infinito. Tuttavia, la Bellezza non s’accontenta di apparire e di venire contemplata, ma porta sempre con sé una pretesa: quella di trasformare colui che incontra a sua immagine e somiglianza. La Bellezza è pertanto un appello, una chiamata alla trasfigurazione di sé e della propria esistenza. Nella lingua greca, il termine καλός – bello – somiglia infatti al verbo καλεῖν – chiamare. Chiamandoci, la Bellezza ci com-muove, ovvero ci tocca nel profondo e ci mette in movimento, in cammino, «affinché non restiamo là dove siamo, e affinché non restiamo ciò che siamo».
Il secondo capitolo è interamente dedicato a Gesù di Nazaret e al Regno di Dio da lui annunciato. Il costante riferimento a Gerhard Lohfink – in particolare ad una delle sue opere,
intitolata: "Gesù di Nazaret. Cosa volle-Chi fu" - mi ha permesso di evidenziare non solo la bontà ma anche la bellezza del Regno dei Cieli, che Gesù paragona infatti ad un tesoro e ad una perla preziosa, il cui fascino permette di vendere, con gioia e senza alcun rammarico, tutto ciò che si possiede.
La terza tappa della mia tesi ha per oggetto lo stile ecclesiale. Se all’origine della fede sta la seduzione, il cristianesimo, prima di essere una dottrina o un’etica, è uno stile, ossia una maniera di abitare il mondo radicata nel rapporto con Cristo. L'autore di riferimento per questo terzo capitolo è dunque Christoph Theobald, il cui lavoro teologico è animato dall'intento di esprimere l'identità cristiana in termini stilistici.
Infine, all’interno del quarto capitolo, nella direzione dell’orizzonte indicato dall’Evangelii gaudium, ho dialogato con due recenti pubblicazioni di Duilio Albarello: "La grazia suppone la cultura. Fede cristiana come agire nella storia" e "A misura d’uomo. La salvezza per la città", con l’intento di approfondire il nesso inscindibile tra l’accoglienza del Regno e l’accadimento salvifico. Incontrarsi con l’εὐ-αγγέλιον, significa non solo vivere un’esperienza di salvezza nella storia personale, ma aprire un itinerario soteriologico nella storia collettiva: quello della fraternità eccedente, in cui la dimensione antropologica e la dimensione teologale s’intersecano inestricabilmente. Il riconoscimento della comune fragilità umana e la fede in una promessa più grande, radicata nella trascendenza fattasi “carne” in Cristo, conferiscono alla fraternità eccedente un potere al contempo gentile e rivoluzionario: il potere della tenerezza. Si tratta di una nuova modalità di incontro con il mondo, che genera pratiche di prossimità capaci di «superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo ci impone» (EG 88). In questo senso, la tenerezza non è soltanto uno stato d’animo, ma una nuova estetica relazionale, una via di umanizzazione capace di abbattere il muro dell’indifferenza e dell’individualismo.

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4 INTRODUZIONE «E quindi uscimmo a riveder le stelle» 1 . Questa è l’esperienza di Dante e in parte è anche la mia. Quando il 31 ottobre 2013 partii per Assisi avevo dentro di me una notte buia, senza stelle e mi chiedevo se il Dio in cui fin da bambina avevo creduto esistesse realmente. Lo avevo cercato a lungo, ma non lo avevo mai incontrato. Ero stanca di questo Dio silenzioso, lontano, indifferente. Se Dio è Amore, perché permette il male? Se Dio è Padre, perché non si cura dei suoi figli? Un giorno, proprio come gli israeliti in Egitto, gridai a Lui e Gli imposi un ultimatum: «io parto per Assisi e questa è la tua ultima occasione. Se non Ti lasci incontrare, io non crederò più in Te. Gesù ci ha detto “cercate e troverete”. Io Ti sto cercando. Mantieni le tue promesse». Pressappoco, questo è quanto Gli dissi. La settimana successiva partii dunque verso la terra di Chiara e Francesco. Avevo ricevuto un volantino con l’elenco di alcuni corsi organizzati dai frati francescani e tra questi ve ne era uno intitolato “Corso Zero: per cominciare o ricominciare un cammino di fede”. Non avevo idea di cosa si trattasse, ma dentro di me “sentivo” che “dovevo” parteciparvi. In quei quattro giorni di Corso Zero accadde effettivamente il mio incontro con Dio, il cui volto scoprii essere quello della Bellezza. Mi si rivelò in tre modi. A ciascuno di essi ho dedicato un capitolo della mia tesi. Dapprima la Bellezza mi si manifestò nelle cose sensibili. Assisi mi apparve così bella da crederla come una piccola porta sul Paradiso. Ogni cosa mi sembrava senza tempo, eterna. La bellezza dei dipinti, la magnificenza delle architetture, lo splendore della natura: tutto mi parlava di Dio. Il primo capitolo del mio elaborato si occupa propriamente di questo aspetto: di come sia possibile incontrare la Bellezza trascendente attraverso la bellezza immanente delle cose sensibili. A partire da alcune opere di Jean-Louis Chrétien – La ferita della bellezza; L’arca della parola; L’indimenticabile e l’insperabile – mi sono interrogata sulla Bellezza da un punto di vista filosofico. L’epifania del Bello inizialmente sgomenta e produce nell’animo umano una ferita, ma ciò è preludio di una gioia timorosa: la gioia 1 D. ALIGHIERI, Divina Commedia, SEI, Torino 2008, Inferno XXXIV, 139.

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Informazioni tesi

  Autore: Noemi Beccaria
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2018-19
  Università: Facoltà teologica dell'Italia settentrionale
  Facoltà: Teologia
  Corso: Teologia
  Relatore: Duilio Albarello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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Parole chiave

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teologia
bellezza
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estetica teologica
theobald
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cristianesimo come stile
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