Interventi di sostegno come risposta al disagio della famiglia del militare
In questa indagine esplorativa è stato analizzato il tema, ancora poco conosciuto in Italia ma estremamente vasto e complesso, della famiglia del militare (FdM), delle sue dinamiche interne e della stretta relazione esistente tra essa e la realtà della Forza Armata.
È stato osservato il disagio che la FdM sviluppa in conseguenza dell’azione inglobante del sistema militare su di essa e dei ritmi e obblighi peculiari che esso comporta, quali l’intensa mobilità o il pendolarismo tra il luogo di assegnazione e la residenza della famiglia, le frequenti assenze da casa per missione, il dovere di reperibilità permanente. Vita familiare e vita militare, nel loro reciproco condizionamento, entrano perciò in conflitto in quanto il militare si trova diviso tra due organizzazioni che gli richiedono, contemporaneamente, completa dedizione. Intraprendere la carriera militare implica qualcosa di più di una semplice scelta occupazionale: è piuttosto la scelta di uno stile di vita, e in quanto tale permea con forza tutti gli aspetti di vita di un individuo.
Al fine di indagare quanto la presenza di interventi di sostegno mirati diminuisca il disagio delle FdM, è stata osservata la realtà di vita di tali famiglie in nazioni in cui tali interventi sono attivati, e quella di paesi in cui non è previsto alcun tipo di sostegno. Questa ricerca perciò si è concentrata non solo sulla situazione italiana, ma anche su quella di altri paesi, quali Stati Uniti, Canada, Germania, Spagna, Portogallo. Mi sono avvalsa di strumenti di indagine quali l’osservazione partecipante (della durata di due mesi nella base NATO E-3 Component di Geilenkirchen, Germania), la frequentazione prolungata del complesso NATO di Bagnoli, numerose interviste semi-strutturate (rivolte a ufficiali, sottufficiali, mogli di militari italiani e stranieri, al personale operante nei Family Support Center statunitensi e canadesi), e infine di un questionario (elaborato con la consulenza dell’Associazione Consorti Militari Italiani, di una sociologa dell’Organizzazione Militare e di una psicologa USA della famiglia) somministrato alle mogli di militari di 6 differenti paesi NATO.
La maggioranza dei questionari sono stati somministrati all’interno della base NATO di Geilenkirchen ad un campione di riferimento costituito da 101 famiglie, di cui 47 italiane.
Il questionario, costituito da 44 domande con risposta a scelta multipla, indaga principalmente le conseguenze dei distacchi per missione del membro militare dal resto della famiglia, le ripercussioni della mobilità del militare sulla famiglia, gli effetti della scelta di pendolarismo del militare tra la base di assegnazione e il luogo di residenza della famiglia al fine di non farla trasferire, la percezione della famiglia circa l’incidenza della vita militare sul suo equilibrio interno, la qualità della vita della FdM italiana confrontata con la realtà di famiglie “civili” o di FdM di altre nazioni, e infine le opinioni delle famiglie circa l’importanza dell’attivazione di interventi di sostegno alla famiglia del militare.
Una lettura dei risultati in chiave esplorativa ha fatto emergere, nelle differenti dimensioni trattate, interessanti diversità nelle opinioni espresse dalle famiglie del nostro campione a seconda della loro nazionalità d’origine, del loro assetto familiare, della posizione gerarchica, del numero di trasferimenti effettuati e della frequenza di distacchi per missione del membro militare dal resto della famiglia.
Sulla base delle conoscenze acquisite è stata maturata la convinzione che la promozione di interventi volti al sostegno della famiglia del militare sia elemento assai importante per la sopravvivenza della famiglia stessa e, con lei, dell’istituzione militare.
L’intero progetto ha voluto inoltre testare la valenza informativa dello strumento del questionario, favorire la consapevolezza delle famiglie militari nostre connazionali e contribuire a far conoscere all’opinione pubblica una realtà rimasta per troppo tempo ignorata, in modo da favorire così lo sviluppo di iniziative rivolte al sostegno della famiglia militare e la creazione di reti tra soggetti ed enti interessati. Lo scopo ultimo, ma non per questo meno importante, è quello di attivare un processo in cui sono gli stessi membri della comunità militare a diventare protagonisti attivi, a prendere coscienza delle loro condizioni, delle loro necessità primarie, così come delle risorse di cui dispongono.
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Informazioni tesi
Autore: | Serena Barbi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Bruna Zani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 140 |
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