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I costi della politica: democrazia, trasparenza e controllo pubblico

La normativa recentemente approvata, in particolare il Decreto Legge n. 149/2013 e la Legge n. 13/2014, impone ai partiti politici l’osservanza di un determinato livello di trasparenza con riferimento alla loro organizzazione interna e alla gestione delle risorse economiche, pubbliche e private, da essi percepite.
Il principio di trasparenza ha acquisito, nel nostro ordinamento, un rilievo via via crescente.
Invero, il legislatore, prima delle ultime disposizioni, era già intervenuto introducendo norme a garanzia della divulgazione di tutta una serie di dati che le amministrazioni hanno, proprio in virtù di tale intervento, l’obbligo di rendere noti.
Le norme a cui si fa riferimento sono, innanzitutto, la Legge del 6 novembre 2012, n. 190, che, come indicato in rubrica, ha la finalità di prevenire e reprimere la corruzione e l’illegalità nella Pubblica Amministrazione, e, soprattutto, il D.lgs. del 14 marzo 2013, n. 33, emanato sulla base della delega contenuta nella Legge. n. 190 del 2012.
Con tali interventi legislativi, si è inteso perseguire “esigenze di moralizzazione” dell’attività pubblica, stante la sempre maggiore necessità di esercitare un controllo sociale su come vengono svolte talune funzioni o gestite le risorse delle amministrazioni, comprese quelle dei partiti politici.
Tali necessità sono avvertite dal corpo elettorale, il quale, seppur consapevole della corruzione presente nella macchina amministrativa italiana, non ha mancato di provare sentimenti di indignazione di fronte a notizie di cronaca attestante malversazioni di fondi pubblici.
Il presente lavoro, al primo capitolo intitolato “La vita interna dei partiti ed il loro rapporto con il denaro”, individua le ragioni storiche e teoriche del finanziamento pubblico ai partiti, e ricostruisce l’iter normativo che ha disciplinato il finanziamento pubblico all’interno del Nostro Paese fino al 2013.
Il secondo capitolo è intitolato “La contabilità pubblica come condizione imprescindibile di trasparenza”; in esso si ricostruisce l’inevitabile connessione tra il principio di trasparenza e i valori costituzionali, rispetto ai quali il primo, seppur non espressamente citato nella Nostra Carta Fondamentale, contribuisce alla loro concreta attuazione: ciò rende sempre più doverosa una applicazione del principio in esame con una lettura evolutiva dei vari principi costituzionali che informano l’agire amministrativo, tra i quali occorre innanzitutto richiamare quelli di democraticità, di imparzialità e di buon andamento.
Con il nuovo principio di trasparenza si è assistito al superamento del previgente “principio del segreto” e al diffondersi del diritto di accesso civico.
Dall’analisi della più recente normativa, confluita nell’esame del terzo capitolo di questo elaborato dal titolo “Il recente livello di trasparenza e democraticità imposto ai partiti politici: soppressione del finanziamento pubblico diretto e agevolazione della contribuzione privata”, il principio di trasparenza rileva quale contenuto minimo irrinunciabile per l’esplicazione della democrazia del nostro Stato la cui attuazione appare quale doverosa garanzia, sebbene tale risultato non è immune da costi per le amministrazioni, e talvolta viene ad essere considerata un intralcio all’assunzioni di decisioni ben ponderate e serene, oltre che generatrici di potenziali contrasti e di tensione sociale.
Infatti, l’accesso può anche trasformarsi in un’arma che potrebbe essere utilizzata per fini personali e ciò potrebbe creare qualche rischio per una serena convivenza sociale e per lo stesso sistema democratico.
Anche la trasparenza, dunque, può recedere a fronte di esigenze antagonistiche, che rendano necessario attenuare i livelli di conoscibilità dell’azione e dell’organizzazione amministrativa.
Rileverà, nel corso della lettura di questo elaborato, la necessità che il segreto, costituendo momento ineliminabile di qualsiasi ordinamento e fungendo da strumento di tutela di interessi pubblici e privati, deve essere disciplinato in maniera tale da ammetterlo in caso di necessario ricorso, rapportandolo alle nuove regole sulla trasparenza.
Procedere ad un simile bilanciamento di contrapposti interessi e valori è compito che spetta innanzitutto al legislatore, nell’esercizio di quella discrezionalità che gli compete e che può essere sindacata solo laddove se ne dimostri la irragionevolezza e la poca coerenza rispetto ai fini perseguiti.

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28 63 Così il Trattato: ‹‹Il presente Trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa, in cui le decisioni siano prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini››. 64 F. Modugno, voce Principi generali dell’ordinamento , in Enciclopedia Giuridica , vol. XXIV, Roma, Treccani. 65 La categoria dei principi generali dell’ordinamento e quella dei principi costituzionali impliciti devono essere considerate in una relazione di genere a specie. Nella prima categoria, in sintesi, rientrano i valori- guida del nostro ordinamento, nella seconda tutti i valori che trovano fondamento, espresso o impliciti, nella Costituzione. Si ricordino fra tutti gli scritti di S. Bartole, Principi generali del diritto (diritto costituzionale), in Enc. Dir. XXXV , Milano, Giuffrè, 1986, pp. 494 ss; E. Betti, Sui principi generali del nuovo ordine giuridico , in Riv. Dir. Comm ., 1940, I, pp. 217 ss; N. Bobbio, Principi generali del diritto , in Nss. D.I., XIII, Torino, 1966, pp. 887 ss; A. Franco, Leggi provvedimento, principi generali dell’ordinamento, principio del giusto procedimento (in margine all’innovativa sentenza n. 143 del 1989 della corte costituzionale), in Giur. Cost ., 1989, II, pp. 1041 ss; V. Onida, I principi fondamentali della Costituzione italiana , in Manuale di diritto pubblico (a cura di G. Amato e A. Barbera), Bologna 1984, pp. 91 ss; S. Romano, Diritto e correttezza costituzionale, in Riv. Dir. Pubbl ., 1909, I, pp. 485 ss; F. Sorrentino, I principi generali dell’ordinamento giuridico nell’interpretazione e nell’applicazione del diritto , in Dir. Soc., pp. 181 ss. II. 2. L a qualific az ione de l pr inc ipio se c ondo le nor me de lla nostr a Car ta Costituz ionale Il va lore de lla “ tra spa re nz a ” non trova , ne l te sto de lla C ostituz ione , un dire tto ric onosc ime nto te stua le e c iò e sc lude la possibilità c he lo ste sso possa e sse re ric ondotto a lle be n c onosc iute e be n c onsolida te c a te gorie de i princ ipi fonda me nta li (a rtt. 1-12 C ost.) e de i princ ipi e splic ita me nte c ostituz iona li, pe r i qua li si inte ndono que i princ ipi c he la C ostituz ione te stua lme nte ric hia ma ne lle sue Pa rti prima e se c onda . E splic ito rife rime nto, inve ro, si c oglie , sul pia no c omunita rio, sia pur c on rigua rdo solta nto a lle istituz ioni c omunita rie , a ll’a rt. 1 c omma 2 de l T ra tta to sull’Unione E urope a 63 . Sul pia no de l diritto inte rno, quindi, l’a na lisi de lla tra spa re nz a impone di va luta re la possibilità di ric ondurla a lla c a te goria de i “ princ ipi c ostituz iona li implic iti” , ovve ro di que i princ ipi c he rile va no da un’a ttività di a stra z ione inte rpre ta tiva a ve nte a d ogge tto le disposiz ioni c ostituz iona li. Da ta le a ttività si individua il c omple sso di va lori c he ne c ostituisc ono la ba se logic a de lla re da z ione . I princ ipi c ostituz iona li implic iti si diffe re nz ia no da i “ princ ipi ge ne ra li de ll’ordina me nto” , e spre ssione c on la qua le si inte ndono i princ ipi c he e me rgono c omple ssiva me nte da tutte le disposiz ioni positive ne l nostro ordina me nto e non solo da l te sto c ostituz iona le . In re a ltà , tutti i princ ipi ge ne ra li possono de finirsi c ostituz iona li, ne l se nso c he tutti i princ ipi de vono trova re il loro fonda me nto ne l te sto c ostituz iona le 64 . Ne de riva c he , qua lora i princ ipi ge ne ra li non sono c onformi a qua nto e spre sso da lla C ostituz ione , gli ste ssi sono da c onside ra rsi ina c c e tta bili, c on la c onse gue nte ille gittimità de lle disposiz ioni in c ui sono c onte nuti. Pe rta nto, la C ostituz ione ra ppre se nta il punto di pa rte nz a norma tivo va lido a i fini de lla individua z ione de i princ ipi ge ne ra li, ne i te rmini de lla loro ine vita bile c ompa tibilità 65 . Posto qua nto a ppe na de tto, l’individua z ione de lla tra spa re nz a a ll’inte rno de lla c a te goria de i princ ipi c ostituz iona li implic iti impone una pre ve ntiva a na lisi c he a bbia a d ogge tto gli e le me nti c a ra tte riz z a nti il “ princ ipio c ostituz iona le ” in qua nto ta le , il me todo inte rpre ta tivo da utiliz z a re a i fini de lla sua ide ntific a z ione e qua lific a z ione , e le funz ioni e il va lore c he e sso a ssume ne l nostro ordina me nto.

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