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Spunti per uno studio della politica della Federazione Russa nell'area del Mar Nero

A poco più di vent'anni dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, la Federazione Russa ha avviato un processo che mira a riaffermare Mosca nello scenario internazionale come potenza mondiale e ciò attraverso l'acquisizione di una nuova influenza su aree di suo
naturale interesse come quella del Mar Nero. Il presente lavoro vuole dare una panoramica generale della politica del Cremlino nell'area dopo il 1991. Le relazioni fra Mosca e i nuovi paesi indipendenti verranno analizzate soffermandosi sui punti di criticità per gli i paesi che hanno optato per politiche internazionali più filo-europee, come Georgia e Ucraina, e privilegiando i punti di contatto per i paesi che sono rimasti più vicini alla Russia.

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Capitolo I La dissoluzione sovietica 1.1 Dall'URSS alla Russia «Abbiamo bisogno di una rivoluzione dall'alto. Nulla di più e nulla di meno, altrimenti non andremo da nessuna parte. Mikhail Sergeevič questo lo capisce?» 1 . A scrivere queste parole nel proprio diario è A.S. Černjaev, consigliere di Gorbačëv per la politica estera, all'indomani del funerale di Černenko il 13 Marzo del 1985. La riforma del sistema «cominciata in modo strisciante negli ultimi anni di Brežnev, accellerata da Andropov a rallentata da Černenko» 2 era avvertita come essenziale da Gorbačëv, che la espose al plenum del Pcus nel 1985. Una delle difficoltà maggiori era rappresentata dalla vastità dell'Unione Sovietica, sia in termini geografici, con oltre 22 milioni di Km², che demografici, circa 300 milioni di abitanti 3 ; inoltre né Gorbačëv né i suoi consiglieri possedevano il reale quadro della situazione in cui versava l'Unione e ciò anche a causa delle falsificazioni delle statistiche attuate nel corso degli anni dal regime e dalla erroneità dei dati ufficiali 45 . Di conseguenza l'impianto di riforme benché mirato al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini non aveva un piano definito. Nelle parole di Jakovlev «quanto al programma, semplicemente non poteva esistere» 6 . Il piano ideato dal Segretario Generale del Partito Comunista si articolava in tre punti: riformare l'economia sovietica, ossia un'economia arretrata basata su una struttura conservatrice restia al cambiamento, un'economia dai prodotti di bassa qualità, non efficiente e non competitiva 7 ; migliorare i rapporti con l'Occidente; concludere la guerra in Afghanistan 8 iniziata nel 1979 e che alla fine della campagna conclusasi nel 1989 avrebbe prodotto, soltanto fra i soldati sovietici, più di 15.000 morti e oltre 10.000 invalidi 9 che tornati in patria 1 A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, Bologna, Il Mulino, 2008, p.505. 2 Ivi, p. 507 3 http://www.accademiageograficamondiale.com/russia/articoli/notiziedaaccademici.pdf 4 Abel G. Aganbegjan, La Perestrojka della economia, Milano, Rizzoli, 1988, p.12 5 A. Graziosi, op. cit. p.520 6 A. Graziosi, op. cit. p.522 7 A. Aganbengjan, op. cit. p.10 8 La guerra russo-afghana si svolse nel decennio tra il 1979 ed il 1989:l'obiettivo sovietico fu quello di rendere presidente Bebrak Karmal, che avrebbe instaurato un regime comunista. Le truppe sovietiche e quelle del PDPA, il partito democratico popolare afghano, non riuscirono mai a controllare tutto il paese a causa della ferocissima guerrilla organizzata dai mujahiddin. L'avventura afgana si risolse con gli accordi di Ginevra che stabilirono la ritirata dei soldati russi. 9 David Isby, Steven J. Zaloga, Mir Bahmanyar, I sovietici in Afghanistan, Oxford, Osprey Publishing, 2011, p.101 1

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