Capitolo I La dissoluzione sovietica
1.1 Dall'URSS alla Russia
«Abbiamo bisogno di una rivoluzione dall'alto. Nulla di più e nulla di meno, altrimenti non
andremo da nessuna parte. Mikhail Sergeevič questo lo capisce?»
1
. A scrivere queste parole
nel proprio diario è A.S. Černjaev, consigliere di Gorbačëv per la politica estera, all'indomani
del funerale di Černenko il 13 Marzo del 1985. La riforma del sistema «cominciata in modo
strisciante negli ultimi anni di Brežnev, accellerata da Andropov a rallentata da Černenko»
2
era avvertita come essenziale da Gorbačëv, che la espose al plenum del Pcus nel 1985.
Una delle difficoltà maggiori era rappresentata dalla vastità dell'Unione Sovietica, sia in
termini geografici, con oltre 22 milioni di Km², che demografici, circa 300 milioni di
abitanti
3
; inoltre né Gorbačëv né i suoi consiglieri possedevano il reale quadro della
situazione in cui versava l'Unione e ciò anche a causa delle falsificazioni delle statistiche
attuate nel corso degli anni dal regime e dalla erroneità dei dati ufficiali
45
. Di conseguenza
l'impianto di riforme benché mirato al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini
non aveva un piano definito. Nelle parole di Jakovlev «quanto al programma, semplicemente
non poteva esistere»
6
.
Il piano ideato dal Segretario Generale del Partito Comunista si articolava in tre punti:
riformare l'economia sovietica, ossia un'economia arretrata basata su una struttura
conservatrice restia al cambiamento, un'economia dai prodotti di bassa qualità, non efficiente
e non competitiva
7
; migliorare i rapporti con l'Occidente; concludere la guerra in Afghanistan
8
iniziata nel 1979 e che alla fine della campagna conclusasi nel 1989 avrebbe prodotto,
soltanto fra i soldati sovietici, più di 15.000 morti e oltre 10.000 invalidi
9
che tornati in patria
1
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, Bologna, Il Mulino, 2008, p.505.
2
Ivi, p. 507
3
http://www.accademiageograficamondiale.com/russia/articoli/notiziedaaccademici.pdf
4
Abel G. Aganbegjan, La Perestrojka della economia, Milano, Rizzoli, 1988, p.12
5
A. Graziosi, op. cit. p.520
6
A. Graziosi, op. cit. p.522
7
A. Aganbengjan, op. cit. p.10
8
La guerra russo-afghana si svolse nel decennio tra il 1979 ed il 1989:l'obiettivo sovietico fu quello di rendere
presidente Bebrak Karmal, che avrebbe instaurato un regime comunista. Le truppe sovietiche e quelle del
PDPA, il partito democratico popolare afghano, non riuscirono mai a controllare tutto il paese a causa della
ferocissima guerrilla organizzata dai mujahiddin. L'avventura afgana si risolse con gli accordi di Ginevra che
stabilirono la ritirata dei soldati russi.
9
David Isby, Steven J. Zaloga, Mir Bahmanyar, I sovietici in Afghanistan, Oxford, Osprey Publishing, 2011,
p.101
1
non avrebbero goduto di sufficiente sostegno sociale
10
.
Le riforme di tipo economico incontrarono l'opposizione sia da parte di coloro che temevano
che la ristrutturazione del sistema potesse intaccare i propri interessi, sia da una parte della
nomenklatura convinta che il sistema sovietico funzionasse e avesse bisogno non di svolte
radicali e trasformazioni di grande portata, bensì di correzioni e aggiustamenti specifici
11
.
Inoltre l'URSS rimaneva la bandiera del socialismo e uno dei problemi con cui Gorbačëv e i
suoi consiglieri dovettero scontrarsi fu prettamente ideologico, ossia non poter affrontare i
problemi di un'economia che doveva aprirsi di più, e meglio, verso l'estero ma senza poter
parlare di mercato, di capitali, di proprietà privata. Nelle parole del presidente: «La
perestrojka è un processo rivoluzionario, poiché è un balzo in avanti nello sviluppo del
socialismo, nella realizzazione delle sue caratteristiche fondamentali»
12
.
Il programma delle riforme avrebbe dovuto essere accettato dal Gosplan (Gosudarstvenny
Komitet po Planirovaniyu, Commissione statale per la pianificazione) che poi si sarebbe
occupato della sua applicazione; ma la Commissione nella sua analisi riscontrò non pochi
problemi sulla sua effettiva attuabilità a causa dell'incoerenza e vaghezza delle proposte
13
in
esso contenute e rigettò la bozza del piano per ben tre volte prima di accettarla, cosa che
avvenne per mezzo di pressioni. La leadership, per altro, premette non solo per l'approvazione
del piano, ma persino affinché la Commissione fornisse previsioni ottimistiche sulla sua
riuscita
14
. Ciò provocò delle tensioni ed il Gosplan venne accusato di ostacolare la riforma
del sistema e di voler gestire l'economia in modo indipendente
15
; le ostilità che si generarono
a seguito delle accuse sono spiegabili con il desiderio da parte della dirigenza di ottenere dei
risultati il più rapidamente possibile; ma ciò divenne la principale debolezza del metodo
stesso perché impedì di seguire gli effetti di quello che fu un esperimento e di fare degli
aggiustamenti al piano originario ogni qual volta si fossero verificati risultati inaspettati; così
facendo si impedì anche alle imprese di adattarsi gradualmente alle nuove condizioni
16
.
Per la Perestrojka vennero stanziati più di 1.000 miliardi di rubli
17
: la priorità venne data al
complesso agro-industriale, seguiva il settore energetico, quello della produzione dei beni di
consumo, quello chimico ed infine quello meccanico
18
. La riforma avvenne con la legge del
10
Andrea Graziosi, L'Unione Sovietica, Bologna, Il Mulino, 2011, p. 189
11
Ibidem p. 194
12
M. Gorbaciov, Perestojka. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo, Milano, Mondadori Editore,
1987, p.60
13
Giuseppe D'Amato, La disunione sovietica. Da superpotenza a periferia della globalizzazione, Milano,
Greco&Greco Editori, 2012, p.233
14
Ibidem p.243
15
Michael Ellman, Vladimir Kontorovich, The Destruction of the Soviet Economic System: An insider's
History, New York, M.E. Sharp, 1998, p.109
16
Ibidem p.114
17
Alfred J. Rieber Alvin Rubistein, Perestoika at the Crossroad, New York, M.E.Sharpe, 1991, p. 97
18
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, op. cit. p.534
2
30 giugno 1987, che stabiliva i principi economici e giuridici a cui aziende e imprese
avrebbero dovuto attenersi e consolidava la proprietà statale sui mezzi di produzione nei
diversi settori compreso quello agro-industriale
19
; all'interno della legge era stabilito che la
pianificazione e la vendita della produzione erano affidate alle aziende, le quali erano tenute a
studiare il mercato così da essere pienamente efficienti; fu stabilito che le imprese non
potevano essere in perdita, pena la chiusura; le cooperative agricole, sia i kolchozy che
sovchozy
20
, venivano riformati. Per quanto riguarda l'agricoltura le riforme dovevano avvenire
contemporaneamente ad un miglioramento sostanziale della qualità di vita nelle campagne
oltre che da una crescita civile e sociale
21
della popolazione che abitava i villaggi.
Il programma che avrebbe riformato l'economia sovietica sarebbe stata attuata
contemporaneamente all'altra rivoluzione, di natura ideologica: la glasnost', attuata nella
convinzione che la riuscita della Perestrojka dipendeva dal clima socio-psicologico della
società
22
. L'obiettivo fu quello di iniziare un percorso democratico che coinvolgesse la
popolazione attraverso la diminuzione della censura nei media, la circolazione di opere
letterarie fino a quel momento proibite, la pubblicazione di dati, statistiche e numeri (reali)
sull'andamento del settore commerciale, sul bilancio militare, sull'inquinamento atmosferico.
Vennero resi noti persino alcuni report -accuratamente selezionati- stilati dal Politburo
23
;
divenne più facile viaggiare e ciò favorì contatti con gli altri paesi e la conoscenza dello stile
ma sopratutto della qualità della vita occidentale.
Noi vogliamo una maggiore trasparenza negli affari pubblici in ogni sfera della vita. E'
importante avere conoscenza di tutto […] servirsene, fare in modo che sia utile a tutto il
Popolo, a tutto il Partito, in modo che i germogli di una nuova mentalità possono venire
usati nelle condizioni della Perestrojka. L'importante è la verità. Lenin diceva:” Più luce!
Il Partito deve sapere tutto!”. Mai come adesso abbiamo bisogno che non ci siano più
angoli bui dove può riapparire la muffa e dove potrebbe incominciare ad accumularsi
tutto ciò che abbiamo preso a combattere con tanta decisione
24
.
Questa apertura nella divulgazione di informazioni portò alla ribalta alcuni aspetti scomodi
19
Agostino Bagnato, Perestrojka e Agricoltura, Roma, Sydaco Editrice, 1989, p.107
20
I Kolchozy, abbreviazione di “kollektivnoe chozjajstvo” ossia “economia agricola collettiva”, furono delle
cooperative agricole create in URSS nel 1927 dopo la collettivizzazione, che si basavano sulla gestione
collettiva della lavorazione della terra; i Sovchozy, invece, abbreviazione di “sovetskoe chozjajstvo” ossia
“economia agricola sovietica” furono delle aziende create negli anni'30 in Unione Sovietica, nelle quali i
contadini erano dei veri e propri dipendenti statali, ed il raccolto proprietà dello stato.
21
A. Bagnato, op. cit. p.109
22
A.G.Aganbegjan, op. cit. p. 12
23
A. Graziosi, L'Unione Sovietica, op. cit. p.302
24
M. Gorbaciov, op. cit. , p.92
3
per il regime: la situazione privilegiata nella quale viveva l'élite, dal tenore di vita
enormemente più alto rispetto a quello della popolazione, provocò un'ondata di risentimento
che venne presto sfruttata da alcuni esponenti politici, ad esempio da El'cin che in un discorso
tenuto nel 1988 affermò che al paese non servivano comunisti speciali
25
. Inoltre con la
glasnost' iniziarono a diffondersi notizie sulla violenza repressiva perpetrata dal regime, sui
crimini contro l'umanità, sulle vittime del Grande Terrore per le quali venne istituita
un'apposita “Commissione di riabilitazione”
26
. Tutto ciò ebbe un effetto delegittimante
sull'élite al governo e fece esplodere il malcontento popolare.
Peraltro, se la glasnost' può considerarsi di certo un'apertura, tuttavia non si può parlare di
libertà vera e propria (di stampa, di parola, di informazione) perché persistette una tendenza
generale nella manipolazione dei media, riscontrabile ad esempio in occasione del disastro di
Chernobyl
27
.
Già a partire dal 1987 la dirigenza sovietica dovette prendere atto che la ristrutturazione del
sistema non stava dando i risultati sperati: al fine di modificare profondamente la struttura
dell'Unione erano necessarie riforme più incisive ed impopolari, ma Gorbačëv diventava
sempre più timoroso e restio ad adottare provvedimenti decisi, sopratutto in merito alla
questione nazionale
28
. Già nel dicembre del 1987 il Kgb aveva inviato un rapporto al
riguardo, esprimendo crescenti preoccupazioni verso le tendenze nazionalistiche che
diventavano sempre più forti in alcune regioni più che in altre, ad esempio in Ucraina,
Bielorussia e Georgia. La situazione si deteriorò in seguito a due avvenimenti che minarono
ulteriormente l'immagine del sistema sovietico, ossia il disastro nucleare di Chernobyl del
1985 ed il terremoto in Armenia nel 1988. Un dato accomuna i due eventi: non si hanno cifre
certe sul numero delle vittime ed i dati ufficiali si discostano enormemente da quelli delle
organizzazioni non governative. Per quanto riguarda Chernobyl, la stampa sovietica dichiarò
che i morti a seguito dell'incidente furono 4.000
29
, mentre contando anche coloro che
morirono a seguito delle radiazioni, le ONG stimarono almeno 900.000 vittime
30
. Il disastro
nucleare mise in rilievo la disorganizzazione e l'inefficienza della macchina burocratica che
non seppe né avvertire per tempo, né evacuare i cittadini delle zone limitrofe
31
. Lo stesso
25
A. Graziosi, L'Unione Sovietica, op. cit. p. 211
26
Ibidem p.222
27
Joseph Gibbs, Borbachev's Glasnost: the Soviet Media in the forst phase of Perestrojka, Collage Station,
Texas A&M University, 1999, p. 178
Glastnost in Jeopardy, Human Rights Watch, 1991.
Mikhail Gorbačëv, La Perestrojka vent'anni dopo, www.associazioneitaloslava.it.
28
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, op. cit. p.523
29
http://www.i-sis.org.uk/theTruthAboutChernobyl.php
http://www.iaea.org/newscenter/focus/chernobyl/faqs.shtml
30
G. D'Amato,op. cit. p.612
31
D'amato, op. cit. p.356
4
accadde per il terremoto in Armenia, che causò non meno di 50.000 vittime e suscitò lo
sdegno dell'opinione pubblica a causa della facilità con cui le case e le scuole mal costruite
crollarono e della lentezza con cui, anche in questo caso, furono prestati i soccorsi
32
.
Alle soglie del 1990 il fallimento della Perestrojka divenne palese: il settore industriale non
registrava alcun miglioramento ed anzi la situazione generale era peggiore di quanto non lo
fosse nel 1985
33
; i vecchi impianti, in perdita, era stati chiusi, senza che seguisse un rinnovo,
causando il crollo del prodotto lordo federale; il mercato nero si sviluppò ai danni della
distribuzione statale, per altro gravemente insufficiente, con percentuali di vendita illegale che
per alcuni prodotti arrivarono al 75%
34
; aumentò il deficit e crebbe l'emissione di moneta; con
l'eliminazione degli indicatori della produzione le aziende iniziarono a produrre merci che
non venivano vendute creando squilibri nel mercato interno; inoltre, a seguito del
provvedimento che dava il potere ai lavoratori di eleggere i dirigenti e alla legge sulle imprese
del 1987, si verificò un aumento dei salari, con una crescita del reddito monetario della
popolazione di 42 miliardi solo nel 1988. Questo provocò l'aumento del deficit statale e
allargò ancora di più il divario fra la capacità d'acquisto e la disponibilità di beni
35
.
Anche il settore agrario non ebbe una performance migliore, crisi testimoniata da una drastica
riduzione delle scorte di grano; l'obiettivo di migliorare la nutrizione della popolazione non
era stato raggiunto, benché i valori di produzione alimentare fossero maggiori rispetto a quelli
del biennio '81-'82
36
, in un discorso tenuto alla fine del 1988 persino Gorbačëv ammise il
peggioramento della situazione alimentare dell'Unione
37
; anche l'industria energetica era in
difficoltà, dato il rapido consumo delle scorte.
Gli economisti stimarono che all'Unione Sovietica rimanessero al massimo due mesi di tempo
prima del tracollo definitivo
38
.
I molteplici insuccessi della Perestrojka finirono con il minare l'autorità non solo del potere
centrale, ma di Gorbačëv stesso. A criticare l'eccessiva lentezza delle riforme, nonché la loro
inconcludenza, c'era Boris El'cin, Presidente del soviet supremo della Repubblica Socialista
Federativa Sovietica Russa, il quale guadagnava consensi non solo da parte della popolazione
russa ma anche quelli di una parte della dirigenza che iniziò a veder in lui «il campione della
32
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado., p.579
33
P. Boettke, op.cit. p.41
34
Ibidem p. 43
35
A. Graziosi, L'Unione Sovietica, op. cit. p. 566
36
Joseph E. Medley, Soviet Agricolture: a critique of the myths constructed bywestern critics, University of
Southern Maine, 2009, p. 97
37
A. Bagnato, op. cit. p.56
38
G. D'amato, op. cit. p. 433
5
vera riforma contro una Perestrojka capace solo di accrescere la miseria»
39
. Il punto di svolta
fu la dichiarazione di sovranità della RSFSR nel giugno del 1990 che segnò l'inizio della
dissoluzione dell'Urss
40
.
La sovranità russa implicò la frammentazione non solo politica, ma anche economica
dell'Unione; ad essa, infatti, seguì la legge approvata dalla Duma che sottraeva le risorse
naturali in territorio russo al potere centrale; le altre repubbliche ne seguirono l'esempio, e
smisero di applicare leggi verso le quali non erano d'accordo, come quelle sullo spostamento
delle derrate alimentari, già scarse in tutti i territori dell'Unione.
All'andamento disastroso dell'economia si unì la fine dell'influenza sovietica sull'Europa
Orientale: solo nel 1989 si verificarono la caduta dei regimi in Bulgaria e Romania, la
Rivoluzione di Velluto in Cecoslovacchia, e l'inizio del processo di riunificazione della
Germania segnato dall'eliminazione delle restrizioni dell'Ungheria con la frontiera austriaca,
fatto che spinse migliaia di tedeschi a lasciare la DDR
41
.
Fu proprio la palese debolezza di Mosca a far esplodere le numerose istanze indipendentiste
all'interno dell'Urss. Nel tentativo di salvare l'eredità sovietica, Gorbačëv iniziò a formulare il
progetto di una nuova Unione, non più di stampo verticistico ma di tipo federale. El'cin e
Gorbačëv, malgrado i passati contrasti, iniziarono a lavorare insieme al nuovo trattato, ma si
evidenziò fin da subito una differenza rilevante: El'cin voleva un'Unione dove la Russia
avrebbe avuto una posizione privilegiata rispetto le altre repubbliche, Gorbačëv invece voleva
fondare l'Unione delle Repubbliche Sovietiche Sovrane
42
, dando eguale potere a tutti i
membri. Anche il popolo sovietico era favorevole alla conservazione dell'Unione sotto
un'altra forma, come deducibile dal referendum indetto il 17 marzo del 1991 che alla
domanda: «Considerate voi necessario preservare l'Urss come una federazione rinnovata di
repubbliche sovrane ed eguali, in cui i diritti umani e le libertà degli abitanti di tutte le
nazionalità siano pienamente garantiti?» aveva dato come risultato medio il 76% dei
consensi
43
, con picchi del 95% e 97% rispettivamente in Uzbekistan e Turkmenistan
44
.
Parte della nomenklatura era contraria a qualsiasi cambiamento nella forma dell'Unione;
questa contrarietà si concretizzò nella preparazione di un golpe, organizzato proprio durante
39
A. Graziosi, L'Unione Sovietica, op. cit. p. 453
40
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, op. cit. p.221
41
Troppi i profughi dall'Est, Bonn chiude le ambasciate, in “La Repubblica” 23/8/1989
42
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado,op. Cit. p.232
43
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, op. cit. p. 201
44
http://en.ria.ru/infographics/20110313/162959645.html
6
le trattative fra Gorbačëv e El'cin nel tentativo di sfruttare il caos in cui imperversava la
dirigenza. Il Comitato statale per lo stato di emergenza, organizzatore del golpe, era
composto da 17 uomini; una delegazione si recò preventivamente da Gorbačëv, che si trovava
in quel periodo a Foros in Crimea, per ottenere la sua benedizione
45
, sicuri di ricevere il suo
appoggio in quanto del golpe il presidente sarebbe stato un sicuro beneficiario; ma Gorbačëv
negò la sua partecipazione, producendo lo scoramento di alcuni dei membri del Comitato che
abbandonarono il progetto. Il colpo di stato ebbe comunque luogo, tuttavia la
disorganizzazione dei congiurati venne evidenziata da almeno due fatti, cioè dalla mancanza
di arresti preventivi, come quella di El'cin, che rientrando frettolosamente a Mosca salì su un
carro armato e con un megafono in mano denunciò il tentativo di golpe; e dal fatto che le
immagini di El'cin vennero trasmesse dal telegiornale Vremja il che dimostrò che i golpisti
non si erano assicurati neppure il controllo dei mezzi di informazione
46
. Inoltre, l'indecisione
da parte dei membri del Comitato circa l'utilizzo della violenza giocò a sfavore della riuscita
del golpe.
Gli organizzatori del golpe rappresentavano quasi tutti i settori dell'apparato sovietico: il suo
fallimento simboleggiò la fine del sistema stesso
47
.
A seguito del tentativo di golpe e con lo scioglimento del PCUS nella RSFSR decretato da
El'cin, le repubbliche decisero che il momento dell'indipendenza era giunto.
La Perestrojka era fallita e l'Unione Sovietica aveva cessato di esistere.
1.1.1 Il capitalismo russo e la democrazia: gli anni di El'cin
«In quei giorni il potere cadde ai piedi dei democratici […], la strategia di El'cin si era
orientata verso una lunga e dura lotta con il governo centrale, per ridurne man mano l'ambito
e negargli il diritto di governare la Russia»
48,
a pronunciare queste parole Oleg Popkov,
confidente di El'cin.
Al nuovo presidente della Russia spettava adesso il compito di ricostruire un paese non da
zero, ma dalle macerie di un altro. A differenza di Gorbačëv, El'cin non aveva limiti di tipo
ideologico e l'obiettivo fu quello di trasformare la Russia in una economia capitalista.
La priorità del nuovo governo furono riforme che ebbero come obiettivo la conversione
dell'economia russa in una economia di mercato. Le personalità principali che si occuparono
45
A. Graziosi, L'unione Sovietica, op. cit. p.300
46
Ibidem p. 304
47
Ibidem p.306
48
R. Medvedev, La Russia post-sovietica. Un viaggio nell'era di Eltsin, Torino, Einaudi Editore, 2002, p. 5.
7
dell'attuazione delle riforme furono Gennadij Burbulis, segretario di stato della federazione
russa, Igor' Gajdar, economista, a cui venne affidata l'organizzazione dell'Istituto di politica
economica, e lo stesso El'cin; l'obiettivo del programma fu la rapida trasformazione di tutto
l'apparato sociale e statale
49
.
L'idea alla base del progetto, mutuata dal sistema capitalistico, era quella che la liberizzazione
dell'economia avrebbe implicato la nascita di nuove imprese; ma date le condizioni
economiche l'iniziativa imprenditoriale scarseggiava e il tanto atteso rinnovamento tardava ad
arrivare
50
.
Nella ricostruzione economica si dovette tener conto di un altro problema causato dalla
separazione degli stati che componevano l'Unione, ossia quello dell'integrazione
dell'economia sovietica, il cui processo produttivo coinvolgeva stabilimenti che si trovavano
in stati diversi. Con lo smembramento dell'Unione, e una CSI non efficacemente integrata,
ogni stato si ritrovò a dover svolgere l'intero ciclo produttivo e ciò rappresentò un problema
non soltanto per la Russia, ma per tutti gli stati sorti all'indomani delle indipendenze.
Il primo provvedimento fu la «liberalizzazione dei prezzi», nella convinzione che essi non
avrebbero potuto crescere più di 3 o 4 volte il loro valore; ma già nel primo trimestre del
1992, si registrò un aumento fino all'800-900 per cento, mentre i salari si limitarono a
raddoppiare
51
, ciò provocò un calo della domanda interna del 42%; inoltre il dissesto del
bilancio statale causò l'eliminazione dei fondi per le iniziative sociali e la drastica riduzione di
quelli per i servizi primari come scuole e sanità
52
. Alla luce di tutto ciò, il periodo che seguì la
fine dell'Urss fu così duro in Russia che si verificò una riduzione dell'aspettativa di vita di
sette anni
53
.
El'cin affrontò la riforma del sistema economico russo ripetendo lo stesso errore di Gorbačëv,
ossia non concependo un piano organico che includesse un efficace piano di riconversione, né
aiuti sociali agli strati più deboli della società, ad esempio sussidi per il sostegno delle
famiglie dei licenziati. A fronte del disastro economico non poté che svilupparsi una crisi
politica che investì sia Burbulis che Gajdar, allontanati da El'cin nel tentativo di riguadagnare
consenso.
Nel periodo 1992-1993 El'cin attuò la politica di privatizzazione dell'apparato industriale
statale e lo fece per mezzo di vouchers, buoni acquisto distribuiti ai cittadini russi che
divennero così in grado di acquistare un certo numero di azioni delle aziende pubbliche.
49
Ibidem p.7
50
G. D'Amato, op. cit. p.455
51
A. Graziosi, L'Urss dal trionfo al degrado, op. cit. p.345
52
Ibidem p. 346
53
R. Medvedev, op. cit. , p.245
8