La svendita di Alitalia e gli esiti della cassa integrazione dei lavoratori
Ho fatto l’assistente di volo in Alitalia per quasi venticinque anni, e ora sono anch’io in cassa integrazione dalla fine del 2008. Ho vissuto in prima persona le fasi del tentativo di cessione al gruppo Air France-Klm e la successiva vertenza che, a giudizio di molti, è sfociata in una vera e propria svendita alla famosa cordata dei “patrioti italiani” della Cai.
Nel primo capitolo sono state illustrate le vicende che hanno portato alla liquidazione della nostra Compagnia di Bandiera. Le trattative tra la Cai e tutte le organizzazioni sindacali si sono contraddistinte per le modalità e la durezza dei confronti. I negoziati hanno rappresentato un punto di svolta senza precedenti nelle relazioni industriali, un modello che, come era prevedibile, ha avuto un seguito. Quello che è accaduto successivamente negli stabilimenti Fiat di Mirafiori e Pomigliano lo dimostra senza ombra di dubbio.
La vicenda si è conclusa in modo molto doloroso per quasi diecimila persone, dipendenti diretti di Alitalia che hanno perso il proprio impiego. A questi dobbiamo aggiungere un numero non precisato di lavoratori dell’indotto, che non è esagerato calcolare in almeno il doppio dei dipendenti diretti della nostra compagnia di bandiera. Una perdita occupazionale di tale portata, in un'unica soluzione, è difficile da ritrovare nel passato di questo paese.
Se volessimo calcolare la quota complessiva di persone interessate dagli esiti della vertenza non sarebbe esagerato fare il numero di centomila.
La cassa integrazione straordinaria a zero ore è una forma di disoccupazione assistita che risolve in parte, ma non in tutti i casi, il problema del sostegno economico nel momento in cui viene meno la retribuzione. Restano tuttavia intatti gli effetti negativi di altro genere, che l’assenza del lavoro procura all’individuo.
In via generale la perdita della retribuzione sembra sia l’unico aspetto meritevole di essere preso in considerazione, in maniera talvolta anche efficace, dalle normative vigenti in materia. Il disagio sociale, familiare e psicologico di chi si ritrova senza lavoro, resta un elemento di secondaria importanza, che non viene preso in considerazione dalle istituzioni, ma che ha un peso enorme sulla qualità della vita dei disoccupati.
Anche rispetto al reinserimento nel mondo produttivo, non esistono percorsi sufficientemente riusciti, né dal punto di vista qualitativo, né da quello quantitativo.
Il trattamento economico dei dipendenti Alitalia in cassa integrazione non è stato quello minimo, certamente non sufficiente, che in alcuni casi è di circa settecento euro al mese. Eppure, questa circostanza ha reso più evidenti gli effetti di altro genere che la disoccupazione produce. Perché quando si perde il lavoro ovviamente svaniscono anche le funzioni che esso fornisce.
Nel secondo capitolo scopriamo oltre alle funzioni manifeste anche quelle latenti, che più hanno interessato l’indagine approfondita delle nostre interviste. Dopo aver dato uno sguardo agli effetti e alle dimensioni della disoccupazione, ci si è dedicati a una verifica del suo rapporto con la psicologia, considerando alcuni studi sugli effetti psichici individuali.
Il terzo capitolo fa il punto del rapporto tra la sociologia e la disoccupazione, un’attenzione particolare è stata dedicata alla centralità del lavoro e al concetto di “employment commitment”, perché entrambe queste variabili determinano quanto il lavoro, e la sua mancanza, influenzi la vita dell’individuo.
Per ultimo si è affrontata l’analisi delle interviste focalizzate, rivolte a quindici cassintegrati Alitalia. In particolare sono stati approfonditi quattro argomenti.
La centralità del lavoro è stata analizzata ipotizzando che l’entità dei disagi individuali fosse direttamente proporzionale all’attaccamento al lavoro. Sembrerebbe ovvia una risposta positiva, ma come vedremo in seguito, in alcuni casi un processo di ristrutturazione cognitiva ha portato i soggetti a modificare l’importanza attribuita al lavoro.
Il tema dell’identità personale, e delle sue possibili trasformazioni, è stato affrontato con l’intenzione di comprendere quanto la cassa integrazione abbia determinato un «crollo della struttura della personalità sociale» [Lazarsfeld, P. F., 1971, p. 45], e costretto i soggetti a rimettere in discussione buona parte dei propri valori, spingendoli verso processi di risocializzazione individuale.
In connessione con questo aspetto si sono osservate le relazioni familiari e le eventuali modificazioni avvenute a seguito della nuova condizione di cassintegrato.
Un altro elemento di analisi attenta è stato il rapporto col tempo liberato dal lavoro, cercando di comprendere se i risultati venuti fuori nella ricerca su Marienthal [Jahoda, Lazarsfeld, Zeisel, 1933] circa le difficoltà di organizzare le proprie giornate, siano verificabili ancora oggi.
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Informazioni tesi
Autore: | Massimo Ponti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Scienze sociologiche |
Relatore: | Antonietta Censi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 108 |
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