La riorganizzazione digitale delle funzioni di governo. Il paradigma tecnologico dello sviluppo
Il lungo e necessario excursus sul divenire del capitalismo storico, dal 1945 in poi, mi è stato utile al fine di ricomporre uno scenario entro il quale interpretare le attuali trasformazioni geopolitiche. Gli elementi che contraddistinguono l’attuale fase sono rintracciabili: nel consenso politico sul primato delle strategie di mercato; nella gestione centralizzata del mercato attraverso gli stati del G8; l’imposizione di queste regole attraverso le agenzie multilaterali; nella concentrazione del controllo dei mercati nelle mani delle corporations transnazionali; la subordinazione delle zone periferiche e semiperiferiche a queste forze istituzionali globali.
Il principale obiettivo era evidenziare la maniera con la quale tante analisi ufficiali sul mutamento sociale e le sue direzioni, cercano di nascondere uno strisciante determinismo tecnologico che fa da supporto all’agenda politica dei paesi occidentali che, sotto il diktat delle organizzazioni sovranazionali e delle corporazioni transnazionali, si presenta in una nuova veste tecnocratica e depoliticizzata. Nella pratica il promuovere la riuscita nei mercati globali ha lo scopo di sostenere il modo di vivere occidentale, il che implica l’incorporazione, l’eliminazione e il contenimento delle alternative. Lo sviluppo è ora visto come partecipazione al mercato mondiale, secondo il principio dei vantaggi comparati, dell’efficienza, della validità del debito e del credito. In questo modo viene costruita una rappresentazione reificata del momento di transizione allo scopo di mascherare, sottovalutare ed ignorare i reali processi di costruzione sociale della tecnologia, che interessano, tanto il versante della sua progettazione e realizzazione, quanto quello del suo utilizzo e della sua appropriazione e che coinvolgono aspetti emotivi, cognitivi e culturali oltre che economici, tecnici e politici. Le tecnologie, ed in particolare le ICTs, non sono entità separate che esercitano un impatto esterno sulle strutture, sulle organizzazioni e sulle istituzioni sociali. Esse si caratterizzano come network o sistemi socio-tecnici, in cui le “tecnologie in uso” e i modelli sociali si costituiscono reciprocamente in modi complessi e altamente interrelati. In tal modo le tecnologie possono essere messe in discussione come “artefatti culturali” che hanno origine in specifiche configurazioni di mezzi-fini e vengono definite dall’uso socialmente contestualizzato. L’espansione acritica della tecnica rischia di aggravare le condizioni di disuguaglianza non soltanto perché accentua le distanze fra “connessi e disconnessi”, ma anche perché amplia lo squilibrio fra chi detiene il potere di controllo diretto e indiretto sulle tecnologie e le persone, e chi questo controllo divenuto sempre più impersonale, trasparente, automatico e “razionale”, lo subisce in quanto semplice consumatore o utente. Lungi dal mantenere le sbandierate promesse di una nuova era della liberazione, uguaglianza e benessere sociale diffuso, l’esplosione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e la razionalizzazione tecnocratica che ne ha forgiato i modelli di sviluppo e le applicazioni nella società, hanno continuato a rafforzare gli imperativi economici sulla vita delle persone e incrementato i livelli di disuguaglianza ed esclusione sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Massimo Pagano |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Francesco Amoretti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 235 |
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