Tra carcere e territorio: la sperimentazione dell'agente di rete per il reinserimento sociale dei detenuti. L'esperienza della casa circondariale di Bergamo.
L’ipotesi di fondo che anima questo lavoro è che fra i problemi di rilievo della nostra società - riforme istituzionali, economia, sanità, educazione … - si debba inserire certamente, anche e soprattutto, la giustizia, di cui il tema carcere ne costituisce un punto cruciale. Posto che lo stato deve garantire la sicurezza di tutti i cittadini e fare osservare le leggi, è opinione di chi scrive la necessità di operare in modo che il penitenziario diventi una via di rieducazione, così come previsto dal legislatore, e non rimanga invece solo una “scuola di criminalità”. Si ritiene, altresì, che solo attraverso l’apertura e la cooperazione tra istituzione carceraria e territorio possa prender forma il valore rieducativo e risocializzante della pena previsto dalla normativa, che, altrimenti, rischierebbe di non realizzarsi in quell’istituzione totale per antonomasia che è il carcere.
Proprio in questa direzione, nel 2005 la Regione Lombardia ha avviato la sperimentazione di un nuovo progetto, delineando la figura innovativa dell’Agente di rete. Compito di questo operatore dovrebbe essere quello di fungere da raccordo tra l’interno del carcere e l’ambiente esterno ad esso, laddove avverrà il reinserimento sociale del detenuto.
In realtà, la Regione ha lasciato un notevole grado di autonomia alle varie istituzioni carcerarie nella realizzazione di questo progetto, giunto a risultati assai variegati nelle diverse realtà penitenziarie lombarde. Tuttavia, l’esperienza della Casa Circondariale di Bergamo, oggetto di questo studio, pare aver dato buon esito, tanto da riconfermarne la sperimentazione per il secondo triennio consecutivo, con un ulteriore incremento del monte ore previsto (addirittura raddoppiato) e del relativo budget.
In tale contesto, l’Agente di rete si presenta come figura di collegamento tra istituzione carceraria e territorio, operando in entrambi i settori: all’interno del carcere, in collaborazione con gli operatori, vengono infatti incontrati i detenuti, fin dalla prima accoglienza, per conoscerne la situazione specifica e identificarne i bisogni; attraverso questa analisi conoscitiva, condotta di concerto con gli altri operatori penitenziari, viene quindi impostato un programma di reinserimento, coinvolgendo altresì i soggetti del territorio chiamati a collaborare alla realizzazione di progetti individualizzati. In questo frangente, particolare attenzione viene riservata all’inserimento lavorativo e abitativo, al fine di dotare la persona detenuta degli strumenti necessari per il suo percorso di risocializzazione. In questo contesto, la sperimentazione dell’Agente di rete dell’Agente di rete pare dunque configurarsi non solo come il tentativo di un’attuazione concreta e effettiva del dettato costituzionale sancito dall’articolo 27, ma anche come una possibilità di costruzione di quel sistema integrato di interventi e servizi sociali delineato dalla legge 328/2000, orientato a comporre reti locali per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale.
Il testo sarà costituito da due parti, la prima più teorico-descrittiva e la seconda di carattere metodologico-pratico, dedicata nello specifico all’analisi e alla valutazione della sperimentazione dell’Agente di rete nell’esperienza bergamasca:
Parte I - Attraverso l’analisi della letteratura e della normativa specifica si approfondiranno l’origine e l’evoluzione dell’istituzione penitenziaria, nonché le finalità attribuite alla pena alla luce delle convenzioni internazionali in materia, della legislazione nazionale e regionale. Si cercherà, in tale percorso, di far emergere l’urgente necessità di aprire il carcere al territorio per superarne l’impostazione totalizzante, che inficia la possibilità di riscatto insita nella finalità rieducativa della pena.
Parte II – Nel rapporto carcere-territorio della realtà bergamasca, attraverso la documentazione disponibile e la realizzazione di interviste, si cercherà di ricostruire la rete che si attiva attorno alla persona detenuta per seguirne il percorso di reinserimento sociale: si cercherà di identificare gli attori coinvolti, gli eventuali dispositivi di concertazione previsti e i progetti/interventi realizzati e/o in corso d’opera. Particolare attenzione sarà quindi dedicata all’approfondimento della sperimentazione dell’Agente di rete, cercando di metterne in luce obiettivi, destinatari, attori coinvolti, modalità operative, attività svolte, nonché metodi di monitoraggio e verifica previsti e attuati. Si utilizzeranno i metodi dell’osservazione e dell’intervista qualitativa, anche al fine di proporre una valutazione del progetto finora realizzato presso la Casa Circondariale di Bergamo, nel quadro della relativa legislazione regionale e nazionale.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberta Bettoni |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie |
Corso: | Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali |
Relatore: | Alberto Giasanti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 166 |
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