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Quando la traduzione incontra il bambino: analisi e proposta di traduzione di "Djadja Fjodor, pjos i kot" di Eduard Uspenskij

La tesi presenta innanzitutto una panoramica sulla traduzione e sui suoi aspetti fondamentali, seguita da un ampio sguardo teorico e critico sulla letteratura per l’infanzia e sui problemi che pone a livello pratico e traduttivo, e da uno spaccato storico-letterario-culturale della Russia per bambini tra favola e realtà.
Dopodiché passo a definire le coordinate biografiche dell’autore e le caratteristiche peculiari del libro, analizzato nei vari livelli contenutistici e stilistici fino ai meandri più profondi.
Il fulcro del lavoro è ovviamente rappresentato dalla traduzione vera e propria, per la quale è stato a tratti necessario un quasi forzato adattamento ai canoni della cultura italiana, essendo alcune espressioni o termini (soprattutto quelli legati alla sfera del cibo) visibilmente incomprensibili al lettore d’arrivo. C’è poi tutta quella serie di nomi propri e geografici, ai quali è stato laborioso, oltre che divertente, attribuire caratteristiche più vicine al pubblico italiano, in sintonia con la musicalità del nome o col suo contenuto semantico. E poi giochi di parole, filastrocche, onomatopee, neologismi… tutti tratti profondamente radicati nello stile di Uspenskij e che in Djadja Fjodor, pjos i kot prendono vita, animandosi di vivida forza in armonia con il resto della narrazione.
Il commento alla traduzione fa da contorno al testo, chiarificando contenuti e invitando il lettore a leggere un libro che è sì per bambini ma a cui anche l’adulto può accostarsi nella ricerca dei significati che ha perso, di quell’aura di magia e meraviglia, luce e irrazionalità che tutti cerchiamo, ma che non abbiamo il coraggio di trovare veramente.

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4 INTRODUZIONE Le pagine che leggeremo vogliono essere uno spunto, per chi lo voglia cogliere, per vivere maggiormente all‟insegna di quella magia e di quella fantasia che noi adulti abbiamo (quasi) definitivamente perso, vuoi perché le indissolubili catene della realtà ci stringono sempre di più, vuoi per il raggiungimento di una più piena consapevolezza che può distruggere irrimediabilmente la nostra immaginazione. Il presente lavoro di tesi scaturisce prima di tutto da un interesse personale per la letteratura per bambini, che affonda le radici direttamente nella mia infanzia. Ho vissuto quel periodo della mia vita in maniera del tutto magica, impregnata delle fiabe create dalla fantasia dei miei genitori che hanno impresso un marchio indelebile nella mia memoria. Considero l‟età infantile un momento essenziale nella vita di ognuno. “Il bambino è un mago”; aveva affermato la psicologa infantile Selma Fraiberg 1 : la libertà fa da padrone al suo mondo, non solo quella interiore, ma anche, come vedremo, quella linguistica. I piccoli giocano con le parole e con i fatti, trasformano atroci inferni in inimmaginabili paradisi, guardano la realtà con gli occhi di un‟infinita fantasia. La mia scelta è caduta su Djadja Fjodor, pjos i kot (Zio Teodoro, il gatto e il cane) di Eduard Nikolaevič Uspenskij 2 un po‟ per caso, un po‟ per gioco, un po‟ perché è un libro tra i più conosciuti di Eduard Nikolaevič Uspenskij, ma che nel nostro paese non ha ottenuto quella visibilità e quella rilevanza che invece possiede in nazioni come la Germania, la Finlandia, gli Stati Uniti, ma anche la Cina e il 1 Selma Fraiberg, “The Magic years” (1959), in Oittinen, Translating for children, Garland Publishing, Inc., New York and London, 2000, p. 48 2 Delle coordinate biografiche dell‟autore e le caratteristiche del libro parlerò più approfonditamente nei capitoli IV e VI.

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Informazioni tesi

  Autore: Bianca Manti
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scuola sup. di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori
  Corso: Traduzione e Interpretazione
  Relatore: Margherita De Michiel
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 265

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