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Migrazioni e seconde generazioni: uno sguardo autoetnografico

Il presente lavoro ha come oggetto lo studio di analisi del metodo etnografico e autoetnografico utilizzato. Alla base di questo elaborato vi è inoltre l’indagine di esperienze vissute, di testimonianze di un continuo attraversamento di confini. Il tema principale preso in esame è l’autoetnografia, tecnica di ricerca e di scrittura lontana dall’autobiografia. L’autoetnografia può essere definita come auto-narrazione, il ricercatore critica le situazioni in cui si trova in determinati contesti sociali, e interagendo con gli altri diventa egli stesso oggetto di ricerca. Dal lavoro autoetnografico emerge il punto di vista dello studioso volto a riconoscere e interpretare le tracce, i residui di una cultura incisi sulla sua pelle interagendo con i membri di uno specifico aggregato sociale in determinate circostanze.
Nei metodi di ricerca autoetnografica il ricercatore diviene un nesso epistemologico e ontologico su cui il processo di ricerca si trasforma.

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4 Introduzione Il presente lavoro ha come oggetto l’indagine delle esperienze vissute da me e dalla mia famiglia, i continui attraversamenti di confini materiali e simbolici, geografici, culturali e relazionali che abbiamo dovuto compiere. Inizialmente ero titubante nell’affrontare questo argomento per me emotivamente complesso, la ricostruzione del background della mia famiglia, molti di questi emigrati dal Pakistan verso zone industrializzate dell’Europa, perché avrei sicuramente toccato a fondo dei tasti dolenti. Questa esplorazione è stata condotta mediante il metodo etnografico, o meglio, quella particolare forma di etnografia definita autoetnografia. Questa non è una mera autobiografia, quindi ho indossato i panni sia della ricercatrice sia del soggetto della ricerca, mettendomi a confronto con gli altri del mio orizzonte quotidiano, cercando di esplorare, così, quali siano le difficoltà affrontate dalle cosiddette “seconde generazioni”, categoria di cui faccio parte. Ho cercato di comprendere meglio cosa significhi confrontarsi con culture e appartenenze “a metà” o “duplici”, cercando continuamente di integrarsi il più possibile anche nella società di appartenenza dei genitori. Solitamente le seconde generazioni tendono a disprezzare le loro origini, il figlio di un migrante nel corso della propria vita tende a rinnegare una cultura per farsi accettare. Nel I capitolo il tema principale preso in esame è l’autoetnografia, tecnica di ricerca e di scrittura che potrebbe essere confuso con l’autobiografia, ma da questa piuttosto differente. In generale fare etnografia significa recarsi in posti dove si ha intenzione di studiare i “nativi” per un certo periodo di tempo servendosi di tecniche di ricerca ad hoc in modo tale da rendere il più possibile la comprensione della cultura in esame. Per la ricerca etnografica è importante che avvenga l’incontro con l’altro, nella quale durante il lavoro di indagine sul campo, l’etnografo deve oltrepassare quel confine immaginario entrando in contatto con la realtà socio-culturale che intende descrivere. Nel caso particolare dell’autoetnografia il sé e l’altro coincidono, o meglio il sé è analizzato come altro, attraverso una forma di straniamento che rende visibile il dato per scontato della vita sociale di un gruppo. L’autoetnografia può essere definita come auto-narrazione, il ricercatore analizza criticamente le situazioni e i contesti sociali in cui si trova e, interagendo con gli altri, diventa egli stesso oggetto di ricerca. Dal lavoro autoetnografico

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