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Vita quotidiana a Firenze nei mesi della Repubblica Sociale Italiana

Questa tesi si propone di analizzare la vita quotidiana a Firenze durante il biennio 1943-44, con particolare riferimento al periodo che va dalla caduta di Mussolini ai giorni del passaggio del fronte. Il tentativo è quello di dare un quadro per quanto possibile ampio degli aspetti sociali, economici, culturali che caratterizzarono la vita del capoluogo toscano in quell’arco di tempo, escludendo o comunque separando quello che è sempre stato il fattore che più ha limitato lo studio di questo argomento, ovvero il fattore ideologico. Le fonti fasciste e partigiane dell’epoca, come quelle delle epoche successive, hanno più volte distorto o omesso la realtà dei fatti, guardando agli avvenimenti - loro malgrado - alla luce di un’ottica politica, più che dedicarsi a un’analisi approfondita della vita quotidiana della popolazione. D’altronde, rispetto ad altre parti d’Italia, Firenze ha rappresentato un caso a sé. Nei primi del ‘900 fu luogo natale del futurismo, negli anni ’20 e ’30 divenne una delle città con il fascismo più agguerrito e intransigente, a metà degli anni ’40 la presenza dell’antifascismo combattente presentava caratteristiche molto forti. In pratica, la città sembrava vivere con passione tutto ciò che di nuovo si profilava all’orizzonte, sia che fossero correnti culturali o posizioni politiche. Ma se ci riferiamo in particolare al periodo della II guerra mondiale, scavando a fondo, rompendo la patina superficiale, ci si rende conto di una sorprendente realtà. La maggioranza dei fiorentini ha vissuto il lungo conflitto bellico, e in particolar modo le fasi della guerra civile e il passaggio del fronte, in modo atipico. Non se ne sono appassionati, non si sono sacrificati più di tanto per la Patria, hanno cercato di andare avanti con la loro vita senza farsi coinvolgere direttamente dalla drammaticità del momento. In questo sono stati facilitati dal fatto che il fronte rimase lontano per lungo tempo e di conseguenza tutte le maggiori attività, i servizi pubblici, i cinema e le trattorie funzionarono con sostanziale continuità. Così, se si escludono le minoranze fasciste e partigiane, la maggioranza dei fiorentini visse il periodo in modo attendista, stringendo i denti e sperando che tutto finisse al più presto.

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4 INTRODUZIONE Questa tesi si propone di analizzare la vita quotidiana a Firenze durante il biennio 1943-‘44, con particolare riferimento al periodo che va dalla caduta di Mussolini ai giorni del passaggio del fronte. Il tentativo è quello di dare un quadro per quanto possibile ampio degli aspetti sociali, economici, culturali che caratterizzarono la vita del capoluogo toscano in quell’arco di tempo, escludendo o comunque separando quello che è sempre stato il fattore che più ha limitato lo studio di questo argomento, ovvero il fattore ideologico. Le fonti fasciste e partigiane dell’epoca, come quelle delle epoche successive, hanno più volte distorto o omesso la realtà dei fatti, guardando agli avvenimenti – loro malgrado - alla luce di un’ottica politica, più che dedicarsi a un’analisi approfondita della vita quotidiana della popolazione. D’altronde, rispetto ad altre parti d’Italia, Firenze ha rappresentato un caso a sé. Nei primi del ‘900 fu luogo natale del futurismo, negli anni ’20 e ’30 divenne una delle città con il fascismo più agguerrito e intransigente, a metà degli anni ’40 la presenza dell’antifascismo combattente presentava caratteristiche molto forti. In pratica, la città sembrava vivere con passione tutto ciò che di nuovo si profilava all’orizzonte, sia che fossero correnti culturali o posizioni politiche. Ma se ci riferiamo in particolare al periodo della II guerra mondiale, scavando a fondo, rompendo la patina superficiale, ci si rende conto di una sorprendente realtà. La maggioranza dei fiorentini ha vissuto il lungo conflitto bellico, e in particolar modo le fasi della guerra civile e il passaggio del fronte, in modo atipico. Non se ne sono appassionati, non si sono sacrificati più di tanto per la Patria, hanno cercato di andare avanti con la loro vita senza farsi coinvolgere direttamente dalla drammaticità del momento. In questo sono stati facilitati dal fatto che il fronte rimase lontano per lungo tempo e di conseguenza tutte le maggiori attività, i servizi pubblici, i cinema e le trattorie funzionarono con sostanziale continuità. Così, se si escludono le minoranze fasciste e partigiane, la maggioranza dei

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