Tempo di lavoro e tempo di vita: l'orario di lavoro nei centri commerciali

6    INTRODUZIONE  La letteratura classica sul work-life balance pone spesso l’accento sulla dicotomia tra LAVORO e VITA/RIPOSO, e sulla necessità di trovare un bilanciamento universalmente giusto tra due dimensioni considerate come distinte. Al di là della difficoltà di escogitare un criterio universale per ottenere questo bilanciamento, il fatto che tali dimensioni tra loro entrino in collisione, creando disagio per i lavoratori, deriva dal contrasto che si crea tra i ruoli che sono assunti dalle persone. La sovrapposizione di tali ruoli spesso è inevitabile, ma diventa un problema nel momento in cui impedisce alle persone di prendere possesso del proprio tempo e, di conseguenza, di non riuscire ad organizzarsi pienamente, soffrendo l’affanno che sorge da quella che viene definita la “scarsità del tempo”. I cambiamenti storici dell’orario di lavoro, istituzione che maggiormente condiziona le decisioni temporali delle famiglie, sono andati innanzitutto verso una sua riduzione, durante il XIX e XX secolo, e infine verso una sua flessibilizzazione, a partire dagli anni Novanta. Tuttavia tale flessibilità si è dimostrata un vantaggio soprattutto per la sola azienda, ma avrebbe potuto portare un cambiamento positivo anche per il mercato del lavoro, all’interno del quale si sono presentate nuove esigenze. Infatti, il mercato del lavoro non è più caratterizzato da una manodopera stabile. Un primo elemento destabilizzante è stato il rientro della componente femminile, a partire dagli anni Cinquanta. La componente femminile ha dovuto gestire la doppia presenza nel lavoro fuori casa e in quello domestico. A tutt’oggi vi sono ampie differenze tra uomini e donne per quanto riguarda il totale delle ore lavorative, tenendo soprattutto in conto la presenza in casa.