Nel nome di Erasmo. Evoluzione storica ed evidenze empiriche di una politica europea
Il programma Erasmus è la politica europea più famosa nel campo dell'istruzione e della formazione professionale ed è spesso considerata tra i maggiori successi comunitari. Ogni anno migliaia di studenti trascorrono periodi all'estero, studiano in un'altra università, migliorano le loro competenze linguistiche, conoscono nuove persone e allargano i propri orizzonti. Nonostante questo, la cooperazione nell'istruzione e nella formazione tra gli Stati Membri è piuttosto recente, dal momento che è stato solo il Trattato di Maastricht entrato in vigore nel 1993 che ha costituito la base giuridica che mancava nei Trattati di Roma, firmati nel 1957. Prima della nascita dell'Unione Europea, l'istruzione non rientrava tra le competenze delle Comunità e gli Stati Membri cercavano di tenere questo settore sotto il loro controllo. In ogni caso, a poco a poco si sviluppò un piccolo spazio di coordinamento, pieno di ostacoli, e nel 1976 furono creati i Programmi Comuni di Studio. Grazie all'impegno di Delors per l'instaurazione del mercato unico e per rispondere alla nuova domanda di forza-lavoro da parte delle grandi imprese, furono implementati i primi programmi della Commissione in istruzione e formazione, il COMETT nel 1986 e l'Erasmus nel 1987, che scaturirono da parecchi compromessi. Le sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, il nuovo Trattato di Maastricht, l'influenza politica della Commissione Delors e lo straordinario successo dell'Erasmus portò ad prolungare il programma fino ad oggi. Durante gli anni '90 e '00 l'Erasmus subì qualche modifica, venendo prima incorporato nel più grande programma SOCRATES, poi nel Lifelong Learning Programme. Nel 2013 la recente riforma della Commissione ha dato luogo a Erasmus+, che si occupa di istruzione, formazione professionale, volontariato e sport.
È semplice notare dalle fonti ufficiali quali sono gli obiettivi dell'Erasmus, perciò abbiamo identificato tre aree d'interesse nelle quali misurare il suo impatto: facilitare la mobilità degli studenti, rafforzare le competenze che sono rilevanti sul mercato del lavoro e promuovere l'Europa dei cittadini. Nella seconda parte di questo lavoro abbiamo risposto a dieci domande di ricerca che afferiscono alle tre aree di cui sopra, utilizzando le statistiche ufficiali dell'UE, precedenti studi condotti in merito e un focus che consiste in un'elaborazione personale da un dataset ufficiale. Il focus offre uno sguardo originale e innovativo sull'impatto dell'Erasmus sul mercato del lavoro italiano, poiché nessuno finora ha mai utilizzato la tecnica dell'abbinamento statistico per stimare l'effetto del programma Erasmus sulle carriere e sugli stipendi dei giovani lavoratori. I risultati globali ci dicono che il programma Erasmus raggiunge i suoi scopi solo parzialmente. La mobilità degli studenti soffre ancora di squilibri in termini di genere e di contesto familiare. Per ciò che concerne il suo impatto sul mercato del lavoro, gli ex-studenti Erasmus mostrano meno probabilità di essere disoccupati e impiegano meno tempo per trovare un lavoro rispetto agli altri, ma non grazie all'Erasmus. Al contrario, l'effetto del programma è cospicuo sui salari e nel favorire l'apprendimento delle lingue straniere. Riguardo all'Europa dei cittadini, l'Erasmus non garantisce un attaccamento alle istituzioni europee più forte e non necessariamente aiuta a ridurre gli stereotipi culturali.
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Mezzalira |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Damiano Palano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 228 |
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