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Marketing territoriale e grandi eventi: il Torino Film Festival

La dimensione locale ha assunto negli ultimi anni una rilevanza crescente, sia nelle strategie localizzative delle imprese private, sia nelle politiche di sviluppo territoriale elaborate dai governi, siano essi nazionali, sovra-nazionali o locali.
La globalizzazione ha certamente favorito questo processo. Attraverso la mobilità dei capitali, degli individui e delle informazioni e l’abbattimento delle distanze e dei tempi di comunicazione, la globalizzazione economica ha reso ogni area geografica un potenziale luogo di insediamento di attività anche di provenienza esterna. La “nuova” economia globale è in cerca di spazi convenienti dove valorizzare appieno le proprie attività (Bagnasco 2004, 457-459) ed è estremamente selettiva: non agisce con uguale intensità in tutto il mondo ma seleziona alcune aree “fertili” dove si concentreranno le attività economiche (Ciciotti 1993, 113). Si tratta di determinati territori, regioni e città dove si combinano favorevolmente fattori endogeni ed esogeni che favoriscono lo sviluppo economico (Ercole 2004, 336). Nei Paesi europei la nuova economia globale si presenta sempre di più come un’ “economia arcipelago” (Veltz 2001, 46), dove alcuni territori riescono a cogliere e sfruttare al massimo le opportunità generate dalla globalizzazione, mentre altri territori, deboli in termini di competitività del tessuto produttivo, di qualità del capitale umano e di risorse strategiche, rischiano l’esclusione e il declino in misura molto maggiore rispetto al passato (Camagni 2000, 191).
L’apertura dei mercati e i processi di multinazionalizzazione riguardanti le imprese comportano un indebolimento degli Stati-Nazione quali regolatori in campo economico, politico, sociale e culturale. Ciò è dovuto al divario esistente tra l’ampiezza delle relazioni economiche e l’estensione della sovranità degli Stati, la quale fermandosi ai confini nazionali, è sottodimensionata rispetto alla globalità delle situazioni che dovrebbero regolare.
In campo politico, paradossalmente, il processo di globalizzazione tende a valorizzare la dimensione locale che si pone come la dimensione privilegiata perché è in quel contesto che si combinano in modo efficace i fattori endogeni ed esogeni di sviluppo (Ercole 2004, 337). Come sostiene Ercole (ibi, 338) è a livello sub-statale che si strutturano le economie locali. Si assiste, perciò, ad «un processo nel quale il potere economico e politico si spostano progressivamente dal livello nazionale al tempo stesso verso l’alto e verso il basso». Nel primo caso, vi è la nascita di organismi internazionali con funzione di direzione (UE), nel secondo caso, si attiva un processo di trasferimento di quote del potere decisionale e del controllo delle risorse economiche verso il livello locale, che vede il governo locale e i propri attori rilevanti assumere un peso crescente nella determinazione dello sviluppo economico delle rispettive aree geografiche di competenza. E’ in uno scenario di questo tipo che si afferma il modello della governance, ovvero il processo che conduce alla presa di decisioni di interesse pubblico basato su partnerships pubblico-private e sulla partecipazione di attori provenienti da diversi ambiti istituzionali, locali ed esterni. Questi attori devono essere in grado di adottare comportamenti cooperativi, condividendo gli obiettivi e promuovendo azioni fra loro integrate (Bagnasco 2004, 467).
Città e territori competono a livello globale per attrarre city users, per la spartizione di funzioni di comando e controllo, per attrarre finanziamenti europei, funzioni pregiate e flussi (di merci, persone, capitali e conoscenze) e la maggior o minor competitività di un territorio dipende dalla capacità dello stesso di cooperare su due livelli analitici (interno ed esterno) differenti.

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1 INTRODUZIONE La dimensione locale ha assunto negli ultimi anni una rilevanza crescente, sia nelle strategie localizzative delle imprese private, sia nelle politiche di sviluppo territoriale elaborate dai governi, siano essi nazionali, sovra-nazionali o locali. La globalizzazione ha certamente favorito questo processo. Attraverso la mobilità dei capitali, degli individui e delle informazioni e l’abbattimento delle distanze e dei tempi di comunicazione, la globalizzazione economica ha reso ogni area geografica un potenziale luogo di insediamento di attività anche di provenienza esterna. La “nuova” economia globale è in cerca di spazi convenienti dove valorizzare appieno le proprie attività (Bagnasco 2004, 457-459) ed è estremamente selettiva: non agisce con uguale intensità in tutto il mondo ma seleziona alcune aree “fertili” dove si concentreranno le attività economiche (Ciciotti 1993, 113). Si tratta di determinati territori, regioni e città dove si combinano favorevolmente fattori endogeni ed esogeni che favoriscono lo sviluppo economico (Ercole 2004, 336). Nei Paesi europei la nuova economia globale si presenta sempre di più come un’ “economia arcipelago” (Veltz 2001, 46), dove alcuni territori riescono a cogliere e sfruttare al massimo le opportunità generate dalla globalizzazione, mentre altri territori, deboli in termini di competitività del tessuto produttivo, di qualità del capitale umano e di risorse strategiche, rischiano l’esclusione e il declino in misura molto maggiore rispetto al passato (Camagni 2000, 191). L’apertura dei mercati e i processi di multinazionalizzazione riguardanti le imprese comportano un indebolimento degli Stati-Nazione quali regolatori in campo economico, politico, sociale e culturale. Ciò è dovuto al divario esistente tra l’ampiezza delle relazioni economiche e l’estensione della sovranità degli Stati, la quale fermandosi ai confini nazionali, è sottodimensionata rispetto alla globalità delle situazioni che dovrebbero regolare. In campo politico, paradossalmente, il processo di globalizzazione tende a valorizzare la dimensione locale che si pone come la dimensione privilegiata perché è in quel contesto che si combinano in modo efficace i fattori endogeni ed esogeni di sviluppo (Ercole 2004, 337). Come sostiene Ercole (ibi, 338) è a livello sub-statale che si strutturano le economie locali. Si assiste, perciò, ad «un

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