2
processo nel quale il potere economico e politico si spostano progressivamente dal
livello nazionale al tempo stesso verso l’alto e verso il basso». Nel primo caso, vi
è la nascita di organismi internazionali con funzione di direzione (UE), nel
secondo caso, si attiva un processo di trasferimento di quote del potere decisionale
e del controllo delle risorse economiche verso il livello locale, che vede il governo
locale e i propri attori rilevanti assumere un peso crescente nella determinazione
dello sviluppo economico delle rispettive aree geografiche di competenza. E’ in
uno scenario di questo tipo che si afferma il modello della governance, ovvero il
processo che conduce alla presa di decisioni di interesse pubblico basato su
partnerships pubblico-private e sulla partecipazione di attori provenienti da
diversi ambiti istituzionali, locali ed esterni. Questi attori devono essere in grado
di adottare comportamenti cooperativi, condividendo gli obiettivi e promuovendo
azioni fra loro integrate (Bagnasco 2004, 467).
Città e territori competono a livello globale per attrarre city users, per la
spartizione di funzioni di comando e controllo, per attrarre finanziamenti europei,
funzioni pregiate e flussi (di merci, persone, capitali e conoscenze) e la maggior o
minor competitività di un territorio dipende dalla capacità dello stesso di
cooperare su due livelli analitici (interno ed esterno) differenti.
Un livello interno in cui gli attori presenti nel sistema locale si organizzano in rete
per scambiarsi informazioni e risorse e per costruire una visione comune del
futuro e un’identità locale condivisa. Solo così è possibile rappresentarsi
all’esterno come un attore strategico unitario e coerente in grado di poter
rispondere agli stimoli globali (Rossignolo 2000, 120). Un livello esterno in cui il
territorio, inteso come attore collettivo, si relaziona con altri territori omologhi
(per quanto riguarda gli interessi economici), al fine di migliorare le capacità di
innovazione, competizione e sviluppo. In questa prospettiva si afferma quello che
Pichierri ha definito regionalismo soft (1998, 56), ovvero la creazione di alleanze
tra città e regioni, le quali costruiscono nuove forme negoziate di partnership,
attuando autonomamente un mix di politica economica e di politica estera e
interagendo direttamente sia con altre realtà locali sia con l’attore sovra-nazionale
(Unione Europea). Le relazioni che si possono sviluppare sono, secondo
Dematteis (2001, 84) di due tipi: da un lato, le “relazioni spaziali di lunga
3
distanza” attraverso le quali il sistema locale agisce come nodo di reti sovra-locali
(reti regionali e/o globali) e, dall’altro lato, le “relazioni di prossimità” attraverso
cui il sistema locale interagisce con i sistemi locali geograficamente più vicini.
L’aumento della competizione costringe le città e i territori a dover investire
tempo, energie e risorse nella costruzione o trasformazione della propria
identità/immagine attraverso strategie di marketing territoriale (Vicari 2003, 178)
volte a costruire una determinata immagine interna ed esterna, differenziare
l’offerta di un territorio rispetto ad altre realtà concorrenti, attrarre risorse esterne
(imprese, turisti, funzioni pregiate) e valorizzare il potenziale endogeno già
presente nell’area di riferimento (Caroli 2006, 127).
E’ in uno scenario di questo tipo che si è sviluppata la disciplina del marketing
territoriale, ossia un insieme di attività volte a far si che il territorio comunichi se
stesso al meglio e in tutte le sue componenti (economica, ambientale, culturale,
turistica, ecc.), valorizzando le proprie risorse interne e attraendo nuovi
investimenti esterni. Per far ciò, uno degli strumenti di marketing più utilizzati
dalle città per acquisire visibilità sulla scena nazionale e internazionale consiste
nell’organizzazione e nella gestione di un grande evento. I grandi eventi, infatti,
hanno assunto, soprattutto negli ultimi anni, un peso crescente nelle politiche di
sviluppo del territorio e promozione turistica, catturando l’attenzione di diversi
intellettuali e degli amministratori della città e del territorio.
Il caso di Torino appare in tal senso emblematico perché è quello di un sistema
locale che, preso atto della fine di una fase storica e di un modello industriale
(quello fordista), ha cercato e cerca tuttora di acquisire un ruolo di rilievo sulla
scena nazionale e internazionale, attirando risorse esterne, organizzando grandi
eventi e valorizzando risorse endogene in passato trascurate o comunque
impiegate in modo poco efficace.
Il rilancio, non solo economico, della città è iniziato a metà anni ’90 sotto la
ritrovata leadership dell’attore pubblico e con una maggiore sinergia con il settore
privato. In particolare, sono state progettate ed implementate politiche relative al
mercato immobiliare e allo sviluppo di nuovi assets produttivi (Bagnasco 1993,
732). Da un lato, con il Piano Regolatore Generale (1995) gli attori locali hanno
cercato di progettare una Torino policentrica, ossia una città in cui vi fosse una
4
distribuzione omogenea delle funzioni più importanti. A tale scopo sono stati
promossi interventi di edificazione di nuovi uffici e di nuove palazzine in alcune
aree ritenute strategiche, così da creare nuovi spazi urbani e cambiamenti di
destinazione d’uso (Mela 2002, 107-109). Dall’altro lato, il Comune di Torino,
attraverso la promozione di nuovi strumenti (Piani Strategici e grandi eventi) e la
nascita di nuove organizzazioni ed associazioni come CEI, Torino Wireless,
Associazione Torino Internazionale e Turismo Torino, ha cercato di rendere
concreta l’idea di una effettiva diversificazione produttiva, sviluppando nuovi
assets produttivi legati alla new economy, alla cultura ed al turismo ad essa legato
(Baraggioli 2007, 158).
Il lavoro che segue inquadra, innanzitutto, il contesto economico, politico e
culturale in cui avvengono le dinamiche sopra accennate; in seguito il lavoro si
sofferma sull’ analisi del ruolo degli eventi come strumenti di marketing
territoriale analizzando i vari tipi di impatto che l’organizzazione di un evento
produce sul territorio ospitante. In particolare, sarà analizzato uno dei più
importanti eventi culturali ospitati dalla città di Torino, ovvero il Torino Film
Festival, con particolare attenzione al ruolo che questo assume all’interno delle
politiche di marketing del territorio torinese.
Nel primo capitolo, dopo aver analizzato le tre dimensioni (economica,
politica e culturale) che compongono il processo di globalizzazione nel contesto
europeo, l’attenzione verrà posta sul nuovo ruolo assunto dal territorio tra
cooperazione e competitività, evidenziando in particolar modo l’affermazione del
paradigma dello sviluppo locale e del modello della pianificazione strategica.
Ercole (2004, 347) definisce lo sviluppo locale come «la crescita dell’economia e
del benessere di un determinato territorio, capace di autosostenersi all’interno di
un’economia di mercato allargata», ovvero una crescita del benessere collettivo
prodotta attraverso strategie di lungo periodo concertate, condivise e sostenute da
tutti i diversi attori rilevanti presenti nell’area geografica di riferimento. Per
raggiungere un benessere esteso a tutta la popolazione dell’area geografica
diviene necessario adottare e promuovere progetti di sviluppo integrato tra i
differenti sottosistemi che coesistono sul territorio (Camagni 2000, 183) ed
equilibrato, in cui viga il principio di uguaglianza tra tutti gli stakeholders. Uno
5
degli strumenti più utilizzati dalle città e dai territori per progettare ed
implementare interventi di sviluppo locale è la strutturazione di un processo di
pianificazione strategica. Come ricorda Ercole (2004, 348), in Europa l’esperienza
di pianificazione strategica si afferma sul finire degli anni ’80 quando «il modello
della pianificazione strategica sostituisce il modello razional-sinottico». Questo
modello rappresenta un accordo tra amministratori, attori sia pubblici che privati,
cittadini e altri partner per realizzare concretamente una visione futura del
territorio, attraverso una strategia e una serie di progetti interconnessi, coordinati,
valutati e condivisi (Camagni 2003, 83).
L’ultima parte del capitolo sarà dedicata alla cultura e ai consumi culturali
come fattori di rilancio territoriale. Molti studiosi rilevano che la cultura, nella sua
forma tangibile ed intangibile, acquisti un valore nuovo per i policy makers in
quanto viene sempre più spesso considerata come una risorsa funzionale sotto vari
aspetti allo sviluppo locale in chiave economica (Valentino 2003, 105). In questa
ottica, politiche di valorizzazione delle risorse culturali sono state messe in atto
soprattutto in aree geografiche colpite dalla crisi del settore industriale che ha
liberato numerosi spazi urbani (fabbriche, depositi, magazzini inutilizzati e
abbandonati, ecc.) che sono stati, successivamente, trasformati e riutilizzati come
luoghi di consumo economico e culturale. Valorizzare questo tipo di risorse
rappresenta, per gli attori locali, una scelta strategica precisa, volta a cambiare
strutturalmente il modello di sviluppo che fino ad allora aveva caratterizzato il
territorio (ibi, 13). Parallelamente, la promozione di misure relative alla
valorizzazione delle risorse culturali è stata incentivata dalla crescita del turismo
culturale e della domanda culturale da parte di un numero sempre maggiore di
individui (ibi, 24).
Nel secondo capitolo sarà analizzato il rapporto tra il marketing territoriale e
gli eventi. In primo luogo, dopo aver fornito una definizione di marketing
territoriale, saranno individuate le categorie di attori coinvolti in tali attività e gli
obiettivi generali che il marketing territoriale persegue. In secondo luogo, si
definirà il processo di formazione di una strategia di marketing del territorio nelle
sue varie fasi, partendo dall’analisi della domanda fino ad arrivare alle politiche
operative ed alle leve che vanno a costituire il “marketing-mix operativo”, ovvero
6
la «combinazione dei quattro elementi fondamentali che rappresentano il cuore
del sistema di marketing per un territorio» (Caroli 1999, 169). Tra questi elementi,
corrispondenti alle tradizionali leve del marketing (prodotto, prezzo,
organizzazione e comunicazione), verrà approfondita in particolare l’ultima per
individuare gli strumenti della comunicazione territoriale. Tra di essi vi sono gli
eventi, i quali presentano una duplice potenzialità perchè, oltre ad avere un
intrinseco contenuto di comunicazione, sono una manifestazione del prodotto
territorio grazie alla visibilità che determinano. Gli eventi possono rappresentare
un importante strumento di marketing territoriale per via della loro capacità di
attrarre turisti, diffondere e migliorare l’immagine dell’area che li ospita, attirare
investimenti esogeni, attivando veri e propri processi di rigenerazione economica
all’interno dei territori ospitanti.
Nell’ultima parte del capitolo si analizzeranno i diversi tipi di impatto che un
evento può avere sul territorio ospitante. Questo argomento è stato oggetto di
numerosi studi e ricerche che si sono però soffermate, quasi esclusivamente, sugli
effetti economici e turistici che la realizzazione di un evento produce sulla località
che lo ospita. Oltre a questi aspetti, comunque prevalenti, si cercherà di
evidenziarne altri, come l’impatto culturale, ambientale e politico. Infine, il
secondo capitolo si occuperà della relazione esistente tra immagine dell’evento e
immagine del territorio ospitante, con particolare attenzione verso la creazione del
marchio territoriale.
Il terzo capitolo prende in considerazione il caso concreto della città di Torino
e, in particolare, uno degli eventi culturali più importanti ad essa legati: il Torino
Film Festival. Dopo alcune riflessioni sui cambiamenti avvenuti nel capoluogo
piemontese negli ultimi trenta anni, nel tentativo di progettare un nuovo modello
di sviluppo, l’attenzione sarà rivolta all’offerta culturale costruita dalla città, ai
relativi consumi “culturali” e alla comunicazione di grandi eventi come strumento
di promozione del territorio. Nell’approfondire questi temi, si analizzerà la
politica locale torinese degli ultimi decenni, con particolare interesse verso la
questione della governance, e come questa abbia influenzato la struttura
economica che oggi connota Torino. Infatti, le scelte politico-strategiche avvenute
negli ultimi dieci anni (Conferenza Metropolitana, Piani Strategici e Patti
7
Territoriali), l’organizzazione di grandi eventi e la nascita di nuove associazioni e
di nuove agenzie sul territorio come Turismo Torino, CEI e Torino Wireless,
hanno trasformato il modello di sviluppo della città, ora più attento ai settori
produttivi altamente tecnologici e alla cultura (Terzo Rapporto Annuale su Torino
2002, 210). In particolare, il settore culturale è diventato, per Torino, strategico in
termini di immagine e crescita economica e occupazionale perché rappresenta una
risorsa per lo sviluppo locale che aiuta la diversificazione economica, crea
occupazione e promuove l’immagine nazionale e internazionale della città (Torino
Internazionale 2005). All’interno del settore della cultura si analizzerà con
particolare attenzione il distretto del cinema torinese e uno dei principali eventi
che lo caratterizza: il Torino Film Festival. A questa manifestazione sarà dedicata
l’ultima parte del capitolo in cui, attraverso interviste svolte a testimoni
privilegiati
1
, sarà possibile approfondire alcuni aspetti della ricerca quali la storia
dell’evento, la sua organizzazione passata e presente, le fonti di finanziamento, le
strategie di marketing e comunicazione, al fine di comprendere il ruolo che questa
manifestazione gioca all’interno delle politiche locali di marketing territoriale.
1
I testimoni privilegiati intervistati nel mese di ottobre 2008 sono: il segretario generale del Torino
Film Festival; il coordinatore delle attività di marketing e comunicazione del Torino Film Festival;
un responsabile dell’Associazione Torino Internazionale; un responsabile del CEI (Centro estero
per l’internazionalizzazione di Torino); un responsabile dell’ufficio di marketing territoriale della
Provincia di Torino; il direttore del servizio centrale per la comunicazione, promozione e turismo
della città di Torino.
8
Capitolo primo
COMPETITIVITÀ URBANA E MARKETING
TERRITORIALE
Introduzione
Negli ultimi decenni si è assistito a come il processo di globalizzazione abbia
incrementato la sua influenza sulla società sia dal punto di vista economico che da
quello politico e culturale. Dal punto di vista economico si è assistito allo sviluppo
di una nuova forma di economia, la cosiddetta new economy, più mobile e volatile
perché basata su informazioni, dati e flussi (di merci, di persone, di capitali, di
informazioni, ecc.) e a processi di internazionalizzazione delle imprese e dei
mercati che hanno comportato uno sgretolarsi costante dei confini dello Stato-
Nazione. Con l’apertura dei mercati economici, infatti, l’intervento dello Stato-
Nazione sulle dinamiche produttive delle imprese diviene sempre più complesso e
inefficace, dal momento che si ravvisa una perdita di risorse, centralità e
legittimità nei governi centrali. Non disponendo di risorse sufficienti a soddisfare
le molteplici domande provenienti dalla cittadinanza, lo Stato-Nazione è costretto
a delegare molte sue funzioni ad altre realtà, sia ad un livello sovra-nazionale
(l’Unione Europea) sia a livello locale, dove si assiste al trasferimento di potere
decisionale e controllo delle risorse economiche (Bagnasco 2004, 458).
Contestualmente a tutto ciò, si verifica un processo opposto che vede i governi
locali (Comuni, Province e Regioni) assumere peso crescente nella
determinazione dello sviluppo economico delle rispettive aree territoriali
attraverso strategie volte alla costruzione/trasformazione della propria immagine
locale, all’attrazione di risorse esterne e, soprattutto, alla valorizzazione delle
risorse già presenti sul territorio (Ercole 2004, 338) .
Paradossalmente, nell’epoca della globalizzazione, lo spazio locale acquista
maggior rilevanza perché, come ricorda Bagnasco (1994, 13), se si osserva la
collocazione spaziale dei fenomeni culturali, sociali ed economici emerge che essi
9
non sono omogeneamente distribuiti bensì «localmente situati» (ibidem) secondo
caratteristiche e dinamiche differenti. Ad esempio, per quanto riguarda il campo
economico, è a livello locale che si combinano le varie risorse interne ad un’area
territoriale (competenze, conoscenze specifiche) e che avviene l’interazione tra
questo tipo di risorse e le risorse esterne. Come sottolinea Ercole (2004, 336),
molto spesso «le traiettorie di sviluppo economico sono determinate dal mix,
talora complesso di queste condizioni».
La crescita di importanza della dimensione globale e, parallelamente, di quella
locale ha spinto molti autori, tra cui Perulli (1998) a servirsi del termine glocal
che vuole sottolineare la continua interazione esistente tra queste due dimensioni.
In questa prospettiva, Dematteis (2000, 142) nota come le spinte allo sviluppo di
un territorio provengono da entrambi i livelli, globale e locale. L’interdipendenza
esistente tra il livello globale e il livello locale fa assumere importanza sia alla
coesione tra i nodi di reti sovra-locali (regionali, europee, globali) sia alla
coesione interna tra gli attori che compongono il singolo territorio (ibidem).
Infatti, per mettere in atto strategie di sviluppo locale in grado di autosostenersi
nel tempo occorre coinvolgere e far partecipare tutti gli stakeholders (o attori
rilevanti) locali. E’ necessario che tali attori (sia pubblici che privati) sappiano
collaborare e mobilitare le opportune risorse, definendo e condividendo gli
obiettivi di fondo e gli strumenti da utilizzare.
Dopo aver brevemente illustrato le dinamiche economiche, politiche e
culturali del processo di globalizzazione nel contesto europeo, il capitolo si
occuperà di evidenziare il nuovo ruolo assunto dal territorio tra cooperazione e
competitività, con un’attenzione particolare al paradigma dello sviluppo locale e
alla cultura come fattore di rilancio territoriale.