Le resistenze al processo di integrazione europea alla luce della cultura politica nazionale. Il caso francese.
Il presente lavoro si propone di valorizzare un tipo di approccio al fenomeno dell'euroscetticismo che non tenda esclusivamente e necessariamente alla generalizzazione e alla sistematizzazione delle diverse manifestazioni del fenomeno stesso, ma che al contrario si basi sugli aspetti peculiari che si presentano caso per caso.
Nel far ciò, intendo partire da un'analisi di quello che é uno dei modelli principali sull'euroscetticismo partitico sviluppati in letteratura, quello che essenzialmente associa tale fenomeno al grado di centralità che un dato partito presenti all'interno di un dato sistema partitico (Sitter, 2002), (Taggart & Szczerbiak, 2002), (Taggart, 1998). Poiché si tratta di un modello generale sull'euroscetticismo partitico, la questione si pone se possa o meno individuarsi un « cleavage europeo » generalizzato, una linea di frattura che divida univocamente le società europee – e, di conseguenza, seguendo il modello di Lipset e Rokkan (1967), i partiti – in sostenitori e oppositori del processo di integrazione europea. Tale interrogativo mi porta a guardare sia ai sistemi partitici nazionali – se e in quale misura si siano ristrutturati in risposta all'integrazione europea – ed alle singole famiglie partitiche – quale è stata la loro risposta a tale processo e a cosa è principalmente dovuta – , sia al sistema partitico europeo; in entrambi i casi la risposta è negativa, o, meglio, uno strutturato “cleavage europeo integrazione/indipendenza” si può individuare soltanto per quanto riguarda l’estremo “indipendenza” (ovvero, presso questo estremo si possono posizionare i partiti e le tendenze che si oppongono in maniera assoluta al processo di integrazione europea), mentre appare impossibile sia individuare inequivocabilmente un polo “integrazione”, sia caratterizzare meglio il continuum stesso “integrazione/indipendenza”: in altre parole, nessun partito è completamente privo di critiche nei confronti dell’Europa, e, eccezion fatta per i partiti posizionati idealmente sull’estremo “indipendenza”, tutti gli altri costituiscono un campo di opposizione all’Europa vago, potenzialmente molto ampio e difficilmente delineabile, in quanto si tratta di un tipo di opposizione debole e qualificata – non di principio, a differenza di quanto si può riscontrare per i partiti del polo “indipendenza” – .
Nella seconda parte del presente lavoro, passo ad analizzare il caso francese: le interazioni fra il sistema partitico francese ed il processo di integrazione europea, le posizioni assunte dai partiti e dagli elettori in merito all’Europa e le ragioni che ne sono alla base. Tale caso concreto conferma ed avvalora la tesi esposta in precedenza, portando alla conclusione della necessità, soprattutto per comprendere l’euroscetticismo debole, di abbandonare un approccio sistematico e generalizzante al fenomeno dell’euroscetticismo, o quanto meno di affiancarvi, in maniera complementare, un approccio che prenda in considerazione le specificità che si presentano caso per caso, valorizzando le differenze riscontrabili nelle società e nei sistemi politici dei Paesi dell’UE; più in particolare, si giunge alla conclusione dell’importanza della cultura politica nazionale ai fini di un’autentica comprensione del fenomeno dell’euroscetticismo, e dunque, in ultima analisi, ai fini di un miglioramento e di un rilancio del processo di Europa Unita.
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Informazioni tesi
Autore: | Domenico Mininni |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Maria Antonietta Confalonieri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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