Le misure di conciliazione lavoro famiglia. Il caso padovano
Il definirsi meglio delle politiche di conciliazione in Italia, all’alba del Terzo Millennio, discende da una legislazione di parità e pari opportunità che negli anni Ottanta compare e si sviluppa, in concomitanza agli altri paesi europei. Con le pari opportunità si persegue un principio di eguaglianza liberale, secondo il quale bisognerebbe garantire “pari chance di accesso e di fruizione” a soggetti che si trovino in una condizione svantaggiata di partenza. L’obiettivo è quello di assicurare ai due sessi eguali opportunità di accesso di fruizione e di partecipazione equilibrata alla vita economica, sociale e politica, con l’eliminazione di quelle barriere che vi si frappongono.
Tuttavia, la legislazione paritaria nella nostra penisola si sviluppa con una cera distanza rispetto alle principali rivendicazioni del femminista, incentrato anzitutto sulla richiesta di consistenti misure sul lavoro di riproduzione. E’ mia intenzione partire da questo delicato passaggio per arrivare all’introduzione e alla disamina degli attuali strumenti conciliativi posti - in linea teorica - a sostegno delle famiglie italiane, dando uno sguardo generale al modo in cui essi vengono praticati in Europa.
L’analisi si sviluppa in quattro capitoli. Nel primo capitolo accenno brevemente al panorama del femminismo italiano degli anni Settanta, cercando di spiegare la molteplicità di soggetti differenti che racchiudeva. Dopo aver individuato le due principali correnti del neofemminismo, una di impostazione psicanalitica e una di derivazione marxista, ho parlato di alcune lotte condotte dalle donne sul fronte del lavoro di riproduzione e del loro riverberarsi anche sul piano del lavoro esterno. Delineo quindi la risposta istituzionale data alle istanze femministe attraverso l’approdo in Italia delle pari opportunità fino ai più recenti interventi in tema di conciliazione, varati dal governo italiano.
Nel secondo capitolo vengono presi in esame i convegni mondiali delle Nazioni Unite sulla condizione della donna, nati sull’onda del Movimento femminista ma sviluppatisi poi adottando un approccio emancipazionista che si opponeva a quello di tipo liberazionista. Cerco inoltre di mettere in evidenza come sin dall’avvio del Decennio Internazionale per la donna 1976-1985, si sia pensato che con la diffusione del processo di sviluppo, e integrando le donne in questo processo, si sarebbe prodotto per loro maggior benessere e ricchezza. Ma anche qui vi è stata una forte critica da parte del femminismo internazionale nei confronti di questo punto di vista.
Nel terzo capitolo passo ad analizzare gli strumenti della conciliazione, suddividendo questi ultimi in strumenti che riducono o articolano diversamente il tempo di lavoro (part-time, telelavoro, job-sharing, banca delle ore); strumenti rivolti al sostegno della maternità/paternità (congedi parentali, servizi per l’infanzia, assistenza agli anziani); strumenti che riorganizzano il tempo sociale (banche del tempo). Rivolgo soprattutto il mio interesse al discorso sui servizi per la prima infanzia, terreno di impegno costante da parte della Regione Veneto, specie da quando alla tradizionale offerta pubblica si è affiancata l’offerta del privato sociale. Un’attenzione particolare viene rivolta agli asili aziendali, dato l’alto numero di bambini esclusi dall’assegnazione dei pochissimi asili nido comunali presenti, non solo nel Veneto, ma anche nel resto d‘Italia.
Nei confronti di questi servizi ho condotto un’estesa ricerca su campo con interviste in profondità agli addetti a vari livelli e ai responsabili istituzionali. Ne è emerso il panorama che ho tentato di tratteggiare nel modo più puntuale possibile, evidenziandone pregi e difetti.
Nel quarto ed ultimo capitolo prendo in considerazione tre esempi di conciliazione che si sono realizzati nella forma di servizi educativi rivolti ai bambini: il nido in famiglia di Montagnana, l’asilo nido aziendale “Snoopy” della Provincia di Padova e il Centro d’infanzia ZIP (Consorzio Zona Industriale di Padova) a servizio della zona industriale.
Consapevole del largo utilizzo nel nostro paese, rispetto ad altri, di una rete informale di aiuti per la cura dei figli (nonni) e della solidarietà intergenerazionale, ho voluto capire come e quanto i nidi, insieme ad altre misure di conciliazione, siano effettivamente d’aiuto alle donne. La domanda sottesa a tutta la mia tesi è infatti quanto, al di là di un visibile moltiplicarsi di iniziative per la condizione femminile, le istituzioni hanno realmente risposto ai problemi che il neofemminismo aveva sollevato e che continuano tutt’ora a condizionare la vita delle donne.
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Cesaro |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Politica internazionale e diplomazia |
Relatore: | Mariarosa Dalla Costa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 168 |
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