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La sensibilità organizzativa nella magistratura italiana

La magistratura, il nostro sistema giudiziario è ormai da molti anni "accusato" di continui ritardi. La lentezza dei procedimenti è ormai causa di continue condanne dall'Unione Europea e lo Stato italiano paga ogni anno milioni di euro per i risarcimenti danni causati dalla lentezza del nostro sistema giudiziario. Quali le cause? In questa ricerca si è entrati in un grande tribunale del sud Italia per cercare di comprendere come i diversi modi di agire degli attori del sistema influenzino il buon o cattivo funzionamento della giustizia in Italia. Dopo aver posto al centro della riflessione sulla giustizia, la cultura organizzativa, meglio e le differenti sensibilità con le quali gli attori organizzano ogni singolo ufficio giudiziario e dopo aver effettuato una serie di interviste a giudici, cancellieri e in generale dipendenti del Ministero della Giustizia, si indica, in sede conclusiva, un possibile percorso organizzativo da intraprendere, in grado di migliorare alcuni aspetti circa l'efficienza del nostro sistema giudiziario.

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6 Premessa La giustizia non è mossa dalla fretta... e quella di Dio ha secoli a disposizione. Umberto Eco Il presente lavoro ha come oggetto la cultura, la sensibilità organizzativa nella magistratura italiana. La sensibilità, termine preso in “prestito” da Giovanni Arata (Quaderni di organizzazione e giustizia, primo saggio: “L’evoluzione della sensibilità organizzativa del Consiglio della Magistra- tura dall’introduzione del ‘giudice unico di primo grado’ ai giorni nostri”, Pendragon 2007), indica in generale i differenti e complessi modi con cui un individuo, il nostro attore organizzativo agisce in una organizzazione, nello specifico, in quello che nel corso della trattazione definiremo: il sistema giustizia. I differenti modi d’agire, pensare e vedere di ogni attore “membro” dell’organizzazione, costituiran- no il cosiddetto agire organizzativo, la cultura dell’organizzazione o, come spesso si scriverà, “il come si fanno le cose” in un’organizzazione. Il lavoro, sostanzialmente si divide in due parti: la prima, rappresenterà gli strumenti, “gli occhi” con i quali lo studioso è chiamato a vedere le organizzazioni. Inizialmente, nel capitolo introduttivo, verranno brevemente trattate e discusse alcune tra le principali teorizzazioni inerenti il “campo” delle organizzazioni, queste, ci permetteranno di arrivare ad un definizione della stessa, che ci “soddisfi”, che racchiuda gli elementi caratterizzanti di ogni organizzazione. Si ricostruirà l’idealtipo di organizzazione studiato durante il corso di teoria delle organizzazioni, commentando gli aspetti principali delle quattro variabili organizzative individuate dai “professionisti” della materia: la struttura, il potere, l’ambiente e la cultura. A quest’ultima però, fulcro del presente lavoro sul sistema giustizia, verrà dedicato un intero capitolo. In questo “spazio”, la cultura verrà definita in vari modi, secondo prospettive comuni che identificano nella cultura organizzativa, quell’elemento “collante” di tutte le organizzazioni. La cultura è al centro dell’analisi organizzativa, essa ha un impatto sul modo in cui l’organizzazione opera, influenza compiti e struttura, non può essere separata e considerata un elemento indipendente.

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