La riemersione del modello contadino come strumento per la lotta all'insicurezza alimentare. La via agroecologica latinoamericana: organizzazione ''campesina'', partecipazione e qualità.
Attualmente il complesso agricolo mondiale sta attraversando tre differenti processi di sviluppo, i quali interessano sia le modalità di “fare agricoltura” sia i sistemi economici, politici e sociali che ruotano attorno alla pratica agricola. I processi in questione da una parte riguardano una tendenza di industrializzazione agricola riconducibile al fenomeno dell'agrobusiness e a pratiche di agroesportazione, dall'altra una tendenza di “ricontadinizzazione” nonché riemersione del modello contadino, e in alcuni casi si può anche riscontrare un'ultima tendenza di disattivazione ovvero un contenimento attivo delle pratiche agricole. Oggi l'agricoltura risulta essere estremamente legata a quella base di garanzie che permettono di allontanare le popolazioni e le comunità da stati di insicurezza alimentare.
La FAO stima che oltre 800 milioni di persone abbiano problemi riguardanti uno scarso accesso alla risorsa cibo. Sul versante fame, secondo le stime, nel periodo 2011-2013 circa una persona su otto nel mondo avrebbe sofferto di fame cronica, 842 milioni di persone, di cui 791 milioni si trovavano in Paesi in Via di Sviluppo. La maggior parte delle persone o delle comunità che soffrono problemi legati alla fame vive in aree rurali dove sulla base delle pratiche agricole utilizzate si può influenzare notevolmente il grado di sicurezza alimentare e il proprio livello di resilienza e vulnerabilità. Se da una parte il modello agroindustriale aggrava l'insicurezza alimentare ed economica dei piccoli produttori rurali, dall'altra il modello contadino si pone come garanzia della loro stabilità e come base di uno sviluppo sostenibile.
Il modello contadino si basa sull'“art de la localité”, cioè su un'unita di sviluppo endogeno “locale” che fa leva su un sistema di conoscenze tradizionali, legami di reciprocità, artigianalità, produzione di piccola scala i quali rappresentano elementi fondamentali per far fronte a crisi globali. I contadini tramite l'organizzazione e la partecipazione si riappropriano delle risorse e saldano la frattura che in passato era venuta a crearsi tra produzione e natura, tra produttore e consumatore. La via che oggi, a livello globale, risulta essere maggiormente percorribile per poter promuovere una pratica agricola sostenibile e un accesso equo alle risorse è l'agroecologia, che nel suo essere multidimensionale, scienza interdisciplinare, movimento sociale e pratica agricola, rappresenta un mezzo per poter ristrutturare i sistemi agroalimentari mondiali partendo dal “locale”.
È quanto sta accadendo in realtà latinoamericane come quella peruviana e centroamericana (Honduras, Nicaragua, El Salvador) le quali, analizzate attraverso il metodo comparativo, mostrano come formazione, inclusione e partecipazione di vari soggetti, siano questi produttori, accademici o agenti dello sviluppo, rappresentino gli elementi chiave per “costruire” un prodotto di qualità, un prodotto differente e sostenibile, una specialità lontana dal mercato delle commodities. La qualità appare così come un vero e proprio valore sociale che muta nel tempo e negli spazi di riferimento, derivante da un processo di costruzione sociale, il quale si innesca da un insieme di legami di reciprocità e fiducia. Differenziazione e sostenibilità, basi del mondo contadino, divengono il principale input dello sviluppo territoriale e la più grande garanzia per la sicurezza e la sovranità alimentare.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Uleri |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Governance e Sistema Globale |
Relatore: | Benedetto Meloni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 197 |
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