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La Responsabilità Sociale nel settore bancario. Il caso Banca Etica.

“La banca buona che non ha paura della crisi”.

Si intitolava così l’articolo che raccontava i primi 10 anni di vita di questa Banca Etica. Una banca piccola, 200 volte meno ricca di Banca Popolare di Milano, finanza pulita contro finanza d’assalto, investimenti in progetti che danno ampio spazio a biotecnologie, e rifiutano investimenti tossici e ad alto rischio. Nell’articolo la sede di Padova viene descritta come un capolavoro di bioarchitettura, con uno spazio dedicato ai bambini, e al posto degli impiegati incravattati, dietro gli sportelli ci sono dei ragazzi in jeans che in pausa pranzo si mangiano una mela. Poi, bandiere della pace appese alle pareti … la domanda sorse spontanea: esiste davvero una banca così?
Fu quell’articolo a spingermi verso lo studio della finanza etica e in particolare di Banca Etica. La finanza mondiale sta attraversando un periodo difficilissimo, una crisi partita dagli Stati Uniti, crisi ben più grave di quella del ’29, e diffusasi in tutto il globo in pochissimo tempo.
Sembra quasi che per “esistere” sia necessario acquistare, e così hanno fatto molti americani, pur non potendosi permettere certi lussi, a partire dalla casa. Il cittadino però non restituisce il denaro prestato, e le banche iniziano a trovarsi scoperte. Le imprese americane, per prime, acquistano molte materie prime all’estero, e molte di queste materie non vengono vendute o utilizzate, portando quindi a delle perdite. Aumenta la sfiducia tra le banche, fattore che porterà ad un aumento dei tassi interbancari e quindi a rendere più costoso il debito per i consumatori.
La crisi però non legata solo ad un fattore puramente economico. Si tratta anche di una crisi di fiducia, legalità, valori, etica degli affari, responsabilità, mancanze rese ancora più evidenti dal fatto che ormai, il mondo finanziario assomiglia sempre di più a una giungla dove tutto è permesso. Ciò che colpisce, e che fa riflettere, non è tanto la quantità di denaro andata in fumo nell’ultimo anno, ma il motivo. Cittadini che non pagano il loro debito con le banche? No. O meglio, non solo. La vera causa è la scorrettezza dell’élite manageriale, che sapeva cosa stava succedendo, ma ognuno ha pensato al proprio tornaconto. Proprio coloro che avrebbero dovuto valutare l’affidabilità dei titoli, e che hanno un’immensa influenza sul mercato, hanno avuto un ruolo fondamentale nella sottovalutazione del rischio dei titoli tossici, valutati come titoli affidabili. Ancora una volta la massimizzazione del profitto viene prima di qualunque responsabilità etica e sociale.
Di fronte a questo scenario diventa quindi sempre più forte la necessità di una revisione di senso. La responsabilità sociale, l’etica, possono porre un freno a questi meccanismi dando il giusto peso ed importanza a quelle decisioni economiche che pensano al bene dell’intera popolazione mondiale, e non solo al profitto di quei pochi eletti.
Queste nuove forme di economia pongono al centro dei loro progetti il tentativo di coniugare l’attività economica con la sostenibilità sociale e relazionale, oltre che ambientale. Si tratta di esperienze di finanza etica, microcredito, commercio equo e solidale, co-housing, passando per la responsabilità sociale d’impresa fino al consumo responsabile da parte di ognuno di noi.
Ed è proprio questo il contesto nel quale si colloca l’attività di Banca Etica, che ha come principale scopo quello di finanziare e sostenere attività economiche ponendo al primo posto le esigenze ambientali e sociali che costituiscono il contesto nel quale si collocano le stesse attività. La responsabilità etica e sociale, unita alla finanza etica, costituiscono l’essenza della banca.

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INTRODUZIONE “La banca buona che non ha paura della crisi”. Si intitolava così l‟articolo che raccontava i primi 10 anni di vita di questa Banca Etica. Una banca piccola, 200 volte meno ricca di Banca Popolare di Milano, finanza pulita contro finanza d‟assalto, investimenti in progetti che danno ampio spazio a biotecnologie, e rifiutano investimenti tossici e ad alto rischio. Nell‟articolo la sede di Padova viene descritta come un capolavoro di bioarchitettura, con uno spazio dedicato ai bambini, e al posto degli impiegati incravattati, dietro gli sportelli ci sono dei ragazzi in jeans che in pausa pranzo si mangiano una mela. Poi, bandiere della pace appese alle pareti … la domanda sorse spontanea: esiste davvero una banca così? Fu quell‟articolo a spingermi verso lo studio della finanza etica e in particolare di Banca Etica. La finanza mondiale sta attraversando un periodo difficilissimo, una crisi partita dagli Stati Uniti, crisi ben più grave di quella del ‟29, e diffusasi in tutto il globo in pochissimo tempo. Sembra quasi che per “esistere” sia necessario acquistare, e così hanno fatto molti americani, pur non potendosi permettere certi lussi, a partire dalla casa. Il cittadino però non restituisce il denaro prestato, e le banche iniziano a trovarsi scoperte. Le imprese americane, per prime, acquistano molte materie prime all‟estero, e molte di queste materie non vengono vendute o utilizzate, portando quindi a delle perdite. Aumenta la sfiducia tra le banche, fattore che porterà ad un aumento dei tassi interbancari e quindi a rendere più costoso il debito per i consumatori. La crisi però non legata solo ad un fattore puramente economico. Si tratta anche di una crisi di fiducia, legalità, valori, etica degli affari, responsabilità, mancanze rese ancora più evidenti dal fatto che ormai, il mondo finanziario assomiglia sempre di più a una giungla dove tutto è permesso. Ciò che colpisce, e che fa riflettere, non è tanto la quantità di denaro andata in fumo nell‟ultimo anno, ma il motivo. Cittadini che non pagano il loro debito con le 5

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