La Resistenza Etiope. Dalla caduta alla riconquista di Addis Abeba (1935-41)
In appena sette mesi, dall’ottobre ’35 al maggio ’36, l’esercito dell’Italia fascista ebbe ragione del poco addestrato esercito dell’imperatore d’Etiopia. Con legge organica del 1 Giugno 1936 venne creata l’Africa Orientale Italiana che comprendeva oltre all’Etiopia anche Eritrea e Somalia. Al governo dell’A.O.I. fu posto un vicerè, con poteri civili e militari, alle cui dipendenze lavoravano i governatori delle regioni, sebbene la gerarchia dei poteri sia notevolmente intricata per la volontà del Ministero delle Colonie di controllare direttamente da Roma la gestione delle colonie, intervenendo sulle più minute questioni ed entrando in contrasto con l’allora vicerè Graziani. Tale ambiguità nella struttura del potere porterà ad i primi contrasti in materia della sottomissione dei capi indigeni, ai quali da Roma non si vorrebbe lasciare spazio ma sui quali invece il generale vorrebbe appoggiarsi per il controllo del territorio. In particolare si evidenziarono ras Immiru, nominato reggente dal negus, i fratelli Kassa, figli dell’importante ras Kassa amico fedele del negus, ed infine ras Desta, ognuno dei quali conduceva una parte dell’esercito imperiale.
Al termine della battaglia furono catturati e fucilati l’abuna Petros e molti giovani cadetti.
Quasi contemporaneamente a questi eventi, nella regione del Goggiam situata in un’ansa del Nilo azzurro, aveva sede il governo provvisorio lasciato da Hailè Selassiè in attesa di una definizione dei destini del suo paese. Non solo, da Roma venne l’ordine di radere al suolo tutti i villaggi che erano stati teatro delle operazioni. Durante questo primo periodo del suo mandato, il vicerè, generale Graziani, tentò di attuare una politica meno oppressiva nei confronti della popolazione, anche per smentire le voci del suo feroce comportamento in Libia. Si procedette quindi alla distruzione del luogo sacro e alla fucilazione dei giovanissimi diaconi che lì venivano educati. Per cui anche geograficamente la rivolta interessò le regioni del Goggiam, Beghemder, Scioa, Tigrè e Gondar, prevalentemente amhara, dove si rifugiarono coloro che si erano salvati dall’eccidio seguito al attentato a Graziani. I racconti del massacro di Adds Abeba fecero da detonatore per l’esplosione delle ribellioni che terranno occupate le truppe italiane fino al finire della guerra. La prima rivolta significativa si ebbe con il dejacc Hailù Chebbedè nel Lasta, che riuscì a tenere impegnate le truppe italiane dall’agosto al settembre del ’37 fino al decisivo intervento del vicerè che, prendendo il comando delle operazioni, vi inviò un massiccio contingente che catturò e giustiziò il capo ribelle i cui resti furono esposti come monito ai ribelli. Nell’agosto 1939 il generale Wavell, che aveva il controllo delle forze in tutto il Medioriente affidò l’incarico di questi contatti al colonnello Sandford, già console inglese ad Addis Abeba ed amico e consigliere del negus. Inoltre il generale Nasi ottenne di poter riportare ras Hailù nel Goggiam, suo antico governatorato dove la sua famiglia godeva della stima della popolazione, raffreddando gli animi di molti capi ribelli meno legati al negus di quanto non lo fossero al proprio ras. Scortando il negus nel Goggiam la missione avanzò lentamente contro la strenua resistenza delle armate italiane e l’incerto appoggio dei capi ribelli, divisi anche dalle loro diatribe personali. Il ruolo secondario affidato alla Gideon Force fece sì che fosse l’esercito del generale Cunnigham ad entrare per primo in Addis Abeba, il 6 aprile 1941. Nello stesso giorno il negus dovette accontentarsi di entrare a Debra Markos, capitale del Goggiam.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Angelucci |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Alessandro Volterra |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 73 |
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