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La regolamentazione dei finanziamenti pubblici e privati ai partiti politici

Il dibattito sulla necessità o meno del finanziamento pubblico ai partiti ha caratterizzato in misura sensibile la discussione concernente queste particolari ed importantissime associazioni.
“Nessuno può negare che questo finanziamento dei partiti sia sempre stato e seguiti ancora a manifestarsi come uno dei nodi più rilevanti e meno risolti della nostra democrazia”.
Nodo da un lato rilevante, in quanto afferente la cosiddetta “questione morale” ed i rapporti fra partiti fra partiti politici e società civile, dall’altra non risolto per carenza di volontà politica e per scarsa conoscenza della realtà .
“Questione morale” che “è da tempo all’attenzione dell’opinione pubblica, ma che negli ultimi tempi ha assunto una rilevanza così preminente da imporre la ricerca di soluzioni adeguate” .
Esortazione, questa, scritta nove anni dopo l’approvazione in Italia della prima legge sul finanziamento pubblico dei partiti .
Vista però la sua permanente attualità, si rinnova senz’altro il quesito dell’opportunità della scelta operata così frettolosamente dal legislatore, che in vero non pare abbia fatto pendere il piatto della bilancia a vantaggio dei fautori dell’intervento pubblico piuttosto che i suoi detrattori.
L’attualità della domanda si inferisce dalla considerazione che, oggi come allora, si deve avere riguardo al meccanismo di finanziamento dei partiti politici ed alla loro gestione per poter intervenire efficacemente, con incisivi mezzi e procedure di controllo, sorvegliando – nella tutela dell’autonomia e della democraticità contemplata per i partiti stessi – il rispetto rigoroso e costante di regole di correttezza e trasparenza.
In questa visione si inserisce il problema della sussistenza dei partiti, della loro vita.
Com’è facilmente intuibile, infatti, essi abbisognano di mezzi per sostenersi ed esplicare le proprie attività e funzioni tipiche.
Quali modalità di finanziamento sono da preferirsi? Quali erogatori? Quali i limiti? Quali i controlli?
Tutti questi interrogativi si sono riproposti nel tempo.
Per comprendere il quadro normativo che si è andato delineando in Italia, come negli altri Paesi che hanno adottato una disciplina normativa in tema di finanziamento pubblico dei partiti, si deve operare un breve excursus di natura però assai complessa.
Infatti, l’oggetto dell’attenzione deve porsi sia sull’evoluzione storica del problema, sia sulla natura giuridica del partito politico, sia sulle ragioni a vantaggio e contrarie al finanziamento pubblico, sia sulle concrete modalità per effettuarlo.
Per far ciò, è necessario delineare alcuni profili di riferimento qui rilevanti, per quanto concerne la natura e la disciplina dei partiti politici. Si deve poi avere riguardo al riconoscimento che di essi introduce la nostra Costituzione, analizzando quindi la natura ibrida che li caratterizza, quali associazioni soggette senz’altro al diritto privato, che peraltro svolgono alcune importantissime funzioni di natura pubblica.
Alla luce di tali elementi, si potranno valutare le necessità finanziarie dei partiti derivanti dal costo dell’attività politica e, quindi le motivazioni, presupposto dell’idea di prevedere un finanziamento a carico dello Stato.

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13 Capitolo I: Il finanziamento dei partiti politici dal dopoguerra al referendum del 1978. Come nella generalità delle democrazie occidentali, anche in Italia il processo di trasformazione del sistema politico, dopo la parentesi totalitaria, è stato marcato dalla mutazione dei partiti di integrazione di massa in catch- all parties 5 . Il fenomeno è strettamente correlato all’evoluzione della società pre-industriale dell’immediato dopoguerra verso il boom economico e l’attuale terziarizzazione, contrassegnata da una crescente disponibilità di beni al consumo 6 . Il carico conflittuale ed ideologico dei partiti che diedero vita alla Carta costituzionale si è stemperato con la progressiva omologazione tra le classi sociali, ben 5 gia utilizzata è rispettivamente proposta da Newmann, Toward a comparative study of political parties, in Modern political La terminoloparties. Approaches to comparative politics, Chicago, 1956, e Kircheimer, The transformation of westwrn European party system, in la Palombara – Weiner (a cura di), Political parties and political development, Princeton, 1966; di entrambi la trad. it. È in Sivini (a cura di), Sociologia dei partiti politici, Bologna, 1970. Melucci (in Sistema politico, partiti e movimenti sociali, Milano, 1982) applica le categorie introdotte dai due all’evoluzione del sistema politico italiano. 6 Cfr. Bevilacqua, Cinquant’anni di sviluppo. Uomini, lavoro, risorse, in AA.VV., Lezioni sull’Italia repubblicana, Roma, 1994. Una lucida ancorché atecnica testimonianza della transizione è in Pisolini, Il vuoto di potere in Italia, in Corriere della Sera, 1° febbraio 1975, ora in Scritti corsari, Milano, 1990.

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