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La progettazione partecipata in un'ottica di sviluppo sostenibile

Tutte le società avanzate sono fortemente pianificate; la pianificazione in senso generale ha due direttrici principali, quella economica (il budget, gli incentivi e disincentivi) e quella fisico-territoriale (il quadro delle risorse idriche o delle aree protette, o dei piani regolatori o delle infrastrutture di trasporto). Le due attività sono decisive per determinare il futuro (della regione, del paese e del mondo) compresa la sua “sostenibilità”, la qualità della vita e l’ambiente. Per questo motivo questa tesi si struttura in due direzioni apparentemente distanti ma in realtà molto vicine: la dimensione locale e quella globale. Lo slogan ambientalista per eccellenza: “Pensare globalmente, agire localmente” in questo senso “calza a pennello”.
Nella prima parte le motivazioni che ci hanno spinto ad analizzare la problematica “sviluppo sostenibile”, trovano giustificazione nella constatazione che molti tentativi di riportare l’uso dello spazio fisico a criteri ambientali eco-sostenibili e quantificabili, sono legati al concetto di “soglia”, la risorsa minima da non intaccare; un concetto che allargato finisce in qualche modo per comprendere anche quello di “impatto” ambientale e di sviluppo ecocompatibile (che in questa ricerca riprendiamo). L’approccio che abbiamo seguito è stato quello di delineare i contorni sfumati di un problema che abbraccia molti saperi e “sfaccettature” (il problema ecologico e quello sociale). Abbiamo dunque tentato di dare una valutazione etica alla problematica ambientale e sociale partendo da una sostanziale “critica” al modello economico che ha portato alle attuali condizioni. Riteniamo sia importante cercare di valorizzare quanto di buono è stato fatto per invertire la rotta, coscienti che l’ambientalismo ha spesso avuto una connotazione esclusivamente critica e passiva.
La seconda parte dell’analisi, esamina le richieste sorte recentemente nella comunità internazionale, in seguito alla presa di coscienza dei paesi sviluppati alla problematica “sviluppo sostenibile”. I trattati internazionali e la geopolitica regionale si sono “evoluti”, o meglio, la cooperazione internazionale si è allargata alle problematiche ecologiche e sociali, l’excursus storico dei trattati internazionali delineato è servito a sottolineare l’evoluzione del ruolo giocato dalle organizzazioni sovranazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite. Il nuovo corso cui dovrebbe conformarsi l’intero gioco politico-strategico futuro appare delinearsi all’orizzonte: la lotta all’inquinamento, alle disuguaglianze nei rapporti nord-sud, all’immigrazione, alla qualità di vita nelle città; tutte argomentazioni che ancora confluiscono nel calderone “sviluppo sostenibile” e dalle quali non possiamo esimerci.
Nella terza parte si focalizza la problematica a livello locale, si riprende la pianificazione (o progettazione) in una dimensione urbana attraverso l’analisi di alcune esperienze di progettazione partecipata, ci siamo occupati di quelle piccole mosse che “dal basso” potrebbero rilanciare le azioni per uno sviluppo sostenibile e per una maggiore coscienza ecologica. Allo stesso modo si è cercato di porre l’accento sugli aspetti positivi che essa implica e gli attori che rilancerebbero la pianificazione in “auge” in tutte le realtà territoriali: i bambini. L’oggetto della ricerca si delinea sul livello urbano e le problematiche che investono la società attuale e la città contemporanea. Nei nuovi agglomerati urbani si riflette nitidamente la società moderna a livello microsociale, i suoi rapporti e le sue disuguaglianze, che spesso si materializzano in una deprivazione affettiva della civitas.
Viene in particolar modo messa a fuoco la condizione del minore, quale anello debole della nostra catena sociale, colui che più soffre delle condizioni urbane contemporanee, l’oggetto del nostro argomento rimane dunque focalizzato sulla “problematica” minorile (mancanza di luoghi aggregativi, disgregazione del senso di comunità, ecc.). Vengono in seguito prese in considerazione tre esperienze di progettazione partecipata, quali concrete realizzazioni per migliorare la qualità urbana, soprattutto per i piccoli fruitori, allargandone le potenzialità verso gli utenti più adulti, in un’ottica che vede la partecipazione quale via alla sostenibilità, in un processo “a cascata”.

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1 INTRODUZIONE Tutte le società avanzate sono fortemente pianificate; la pianificazione in senso generale ha due direttrici principali, quella economica (il budget, gli incentivi e disincentivi) e quella fisico-territoriale (il quadro delle risorse idriche o delle aree protette, o dei piani regolatori o delle infrastrutture di trasporto). Le due attività sono decisive per determinare il futuro (della regione, del paese e del mondo) compresa la sua “sostenibilità”, la qualità della vita e l’ambiente. Per questo motivo questa tesi si struttura in due direzioni apparentemente distanti ma in realtà molto vicine: la dimensione locale e quella globale. Lo slogan ambientalista per eccellenza: “Pensare globalmente, agire localmente” in questo senso “calza a pennello”. Nella prima parte le motivazioni che ci hanno spinto ad analizzare la problematica “sviluppo sostenibile”, trovano giustificazione nella constatazione che molti tentativi di riportare l’uso dello spazio fisico a criteri ambientali eco-sostenibili e quantificabili, sono legati al concetto di “soglia”, la risorsa minima da non intaccare; un concetto che allargato finisce in qualche modo per comprendere anche quello di “impatto” ambientale e di sviluppo ecocompatibile (che in questa ricerca riprendiamo). L’approccio che abbiamo seguito è stato quello di delineare i contorni sfumati di un problema che abbraccia molti

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Parole chiave

ambiente
globalizzazione
sviluppo sostenibile
progettazione partecipata
pianificazione urbana
qualità urbana

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