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La politica mediterranea dell'Unione europea

Il presente lavoro è suddiviso in due parti: nella prima parte e nel primo capitolo in particolare analizzerò l'evoluzione storica della politica mediterranea, dal Trattato di Roma del 1957 istitutivo della Comunità economica europea, in cui le relazioni con i Paesi terzi mediterranei erano per lo più fondate su preesistenti legami bilaterali con le ex colonie basate, dal punto di vista giuridico, su norme convenzionali prevalentemente a carattere generale, per arrivare fino alla Politica mediterranea rinnovata del periodo 1992-1995 che con l’introduzione della cooperazione decentrata, di fatto anticipò nella concezione il Partenariato Euro-Mediterraneo.
Il secondo capitolo è invece dedicato alla “svolta” nella politica mediterranea dell'Unione europea, determinata dalla nascita del Partenariato Euro-Mediterraneo, che per la prima volta aggiunge al classico bilateralismo tipico delle relazioni precedenti, anche una dimensione multilaterale. Sempre nel secondo capitolo sarà anche analizzato il programma MEDA lo strumento finanziario usato per sostenere economicamente la politica del Partenariato Euro-Mediterraneo.
Il terzo capitolo è dedicato invece alla nascita della Politica europea di vicinato e gli effetti che questa ha avuto sul Partenariato Euro-Mediterraneo. Dal 2004, infatti, la politica mediterranea dell’Unione europea ha un carattere dualistico: da una parte, la Politica europea di vicinato, a carattere bilaterale, che si occupa essenzialmente delle materie comprese nel secondo “pilastro” del Partenariato Euro-Mediterraneo (il partenariato economico e finanziario), materie prevalentemente gestite dalla Commissione; dall’altra, il Partenariato Euro-Mediterraneo, a carattere multilaterale, che rimane competente per le materie del primo e del terzo “pilastro” (il Partenariato politico e di sicurezza e quello sociale, culturale ed umano), di cui si occupano prevalentemente i governi.
Con la Politica europea di vicinato quindi non è stata chiusa l'esperienza del Partenariato Euro-Mediterraneo ma l'effetto principale è stato quello del superamento del programma MEDA e l'avvento del nuovo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI).
Il quarto ed ultimo capitolo della prima parte è dedicato agli ultimi sviluppi della politica euromediterranea con il progetto dell’Unione per il Mediterraneo , proposto dal Presidente francese Sarkozy, ed avviato con la Dichiarazione di Parigi del luglio 2008. Progetto che sul piano geografico e strategico assicurerà all'Unione europea una copertura più vasta ai confini Sud e Sud-Est dell’Unione e che porterà ad un maggiore coinvolgimento dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo nei processi decisionali (con la co-governance) ed al lancio di grandi progetti in macrosettori prioritari stabiliti di comune accordo con tutti i partner dell'Unione per il Mediterraneo.
La seconda parte del presente lavoro è invece dedicata all'analisi dal punto di vista economico, politico e culturale dei paesi con i quali l'Unione europea dal 1995 ad oggi ha sottoscritto gli Accordi euromediterranei di associazione, strumento necessario per promuovere il principale obiettivo economico della Dichiarazione di Barcellona, cioè l'area di libero scambio del 2010.
Nel primo capitolo vi sarà quindi, un'analisi di una selezione dei principali dati macroeconomici di Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto, Giordania, Siria, Libano e Territori palestinesi (Cisgiordania e Gaza), dati che, tranne qualche eccezione, in questi ultimi anni hanno risvegliato l'attenzione dell'Unione europea sull'area mediterranea. Questa analisi comprende anche i dati sulla evoluzione delle libertà economiche dei singoli paesi, così come offerte dall’Index of Economic Freedom dell’Heritage Foundation, probabilmente, il think-tank più autorevole ed influente di tutti gli Stati Uniti d'America.
Il secondo capitolo è invece una riflessione sul carattere persistentemente non democratico dei regimi dei paesi oggetto di indagine alla luce dei rapporti annuali sul livello di libertà democratiche offerti da Freedom House, un istituto di ricerca che ha come obiettivo la promozione della democrazia liberale nel mondo. I paesi oggetto di analisi hanno in comune due caratteristiche: l'essere paesi arabi ed a maggioranza di religione islamica. All'influenza dell’islamismo viene spesso attribuito la responsabilità del carattere non democratico di questi regimi. Quindi in questo capitolo svilupperò riflessioni di stampo comparativo con l'occidente sotto il profilo storico, religioso e politico-culturale, per ragionare sull'effettiva possibilità di costruire, nei paesi oggetto di analisi, Stati democratici affidabili.
Il terzo ed ultimo capitolo analizza brevemente uno dei paesi che da sempre ha rappresentato uno dei principali interlocutori dell'Europa nel Mediterraneo, cioè la Tunisia. La Tunisia è un esempio di quei paesi arabi e a maggioranza di religione islamica in cui non vi è democrazia.

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INTRODUZIONE “Che cos’è il Mediterraneo?” Si chiede Fernand Braudel, e risponde: “Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Da millenni tutto è confluito verso questo mare, scompigliando e arricchendo la sua storia”1. Questa immagine onirica dello storico francese, che per lungo tempo si è dedicato alla studio del Mediterraneo, fotografa quanto questo bacino abbia significato per la storia del mondo. Il Mediterraneo, culla della nostra civiltà, è un luogo di contraddizioni religiose, sociali e territoriali, il risultato di conflitti multipli per lungo tempo insoluti. Il Mediterraneo unisce alle sue caratteristiche marine generali (spazio, mobilità etc) il vantaggio particolare di una posizione unica e privilegiata, nel punto d’intersezione di tre continenti (Asia, Africa, Europa), all’incrocio di due assi (est-ovest e nord-sud), come tratto di unione fra due Oceani (Atlantico e Indiano) e culla di tre religioni monoteiste (Cristianesimo, Islam ed Ebraismo). Dal Mediterraneo dipendono, in gran parte, l’economia e la sicurezza degli abitanti dei paesi rivieraschi. Ma questo mare semichiuso non è un mare come un altro; esso è , come rileva Fernand Braudel, un “complesso di mari: di mari ingombri di isole, intersecati da penisole, circondati da coste frastagliate. La sua vita è intimamente legata a quella della terra, la sua storia non può essere dissociata dal mondo terrestre che lo circonda”2. 1 BRAUDEL F., Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano, 1987, p.7 2 Ibidem 1

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