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L'investimento nel capitale umano e il ruolo dell'istruzione: aspetti micro e macro

Il Consiglio dell’Unione europea, nella sua risoluzione del 25 novembre 2003, indica lo sviluppo del capitale umano come fattore fondamentale per la coesione sociale e la competitività nella società dei saperi; considera, pertanto, il capitale umano una risorsa strategica per lo sviluppo dell’Europa e specifica che le politiche in materia di istruzione e formazione degli Stati dovrebbero essere orientate verso una valorizzazione della personalità di ogni individuo lungo tutto il corso della vita e verso una maggiore partecipazione dei cittadini alla coesione sociale e allo sviluppo economico.
Ma già dagli anni ’60 il capitale umano, nella sua accezione inglese di “human capital”, ha assunto un ruolo centrale nelle ricerche economiche, sia per spiegare i comportamenti degli individui nel campo dell’istruzione e del mercato del lavoro, sia, in particolar modo, nel campo delle teorie della crescita economica e dello sviluppo, nell’ambito delle quali è considerato, al pari e più del capitale fisico, come la principale delle risorse economiche a disposizione di una data società.
Il legame tra capitale umano, sviluppo economico e benessere sociale viene ormai ampiamente sostenuto nella teoria economica e dimostrato nei fatti. Altrettanto condiviso è il nesso esistente tra formazione del capitale umano e istruzione. Si è visto, infatti, che l’investimento in istruzione genera almeno tre categorie di effetti: effetti immediati sui rendimenti privati individuali, effetti innovativi e competitività per le imprese, crescita e benessere per la collettività.
Se l’istruzione ha un impatto così forte sullo sviluppo economico e sociale, la quantità e qualità dell’istruzione stessa assume un’importanza centrale nelle politiche pubbliche comunitarie e nazionali.
Dalle dichiarazioni e dai buoni propositi contenuti in atti ufficiali, dalle sollecitazioni del dibattito internazionale, si è passati ai fatti e notevoli progressi si sono registrati sul piano della quantità, sia in Italia come negli altri paesi dell’Unione europea: i risultati raggiunti sulla partecipazione all’istruzione secondaria superiore dei giovani e sul tasso di abbandono precoce sono buoni. Meno soddisfacenti, invece, sono gli esiti riscontrati sul fronte della qualità, particolarmente preoccupanti per l’Italia, tanto che si parla oramai di “emergenza educativa”.
Quali risorse e quali strumenti utilizzare, allora, per migliorare il rendimento dell’istruzione? Non esiste una risposta certa, univoca e condivisa. Alcune riflessioni sulle criticità del sistema scolastico sono tuttavia possibili e forse è altrettanto possibile individuare nella complessità del fenomeno qualche elemento utile per un efficace cambiamento.

Nel primo capitolo del presente lavoro si cerca di dare una definizione del concetto di capitale umano, tenendo conto che, a fronte della crescente attenzione che questa tematica ha suscitato, gli autori lo hanno variamente definito e analizzato sotto molteplici aspetti, senza approdare ad una teoria completamente condivisa. Ma, soprattutto sono sorti molti problemi per la misura del capitale umano, anche in relazione alla sua natura multidimensionale.
Nel secondo capitolo si analizzano le ragioni che spingono gli individui ad investire nel proprio capitale umano e l’importanza di tale investimento a livello di impresa, in quanto fattore diretto di incremento di produttività e di produzione, e a livello aggregato, quale fattore di crescita economica e di coesione sociale. In particolare si affronta il dibattito sull’individuazione delle conoscenze e delle competenze che attraverso l’istruzione contribuiscono alla formazione e alla crescita del capitale umano.
Nel terzo capitolo ci si chiede quale sia la situazione attuale in termini di investimento in capitale umano nel mondo, confrontando negli aspetti più salienti il sistema dell’istruzione e i relativi rendimenti tra i paesi OCSE con particolare riferimento ai risultati italiani.
Nel quarto capitolo si delineano le strategie indicate dall’UE per la crescita della qualità della forza lavoro, le urgenze da affrontare e gli sforzi ancora da compiere per conseguire un miglioramento progressivo e rapido dei nostri sistemi di istruzione e formazione nella prospettiva di realizzare, secondo la strategia di Lisbona, un’economia basata sulla conoscenza che sia la più competitiva e dinamica del mondo. Si descrivono inoltre i programmi attuati a livello comunitario e i caratteri più evidenti delle politiche nazionali di riforma del sistema dell’istruzione e della formazione permanente.
Nella parte conclusiva si individua nella qualità e nella valorizzazione del “capitale umano della scuola”, ossia gli insegnanti, lo strumento più efficace di investimento.

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3 Introduzione Il Consiglio dell’Unione europea, nella sua risoluzione del 25 novembre 2003, indica lo sviluppo del capitale umano come fattore fondamentale per la coesione sociale e la competitività nella società dei saperi; considera, pertanto, il capitale umano una risorsa strategica per lo sviluppo dell’Europa e specifica che le politiche in materia di istruzione e formazione degli Stati dovrebbero essere orientate verso una valorizzazione della personalità di ogni individuo lungo tutto il corso della vita e verso una maggiore partecipazione dei cittadini alla coesione sociale e allo sviluppo economico. In realtà, sin dagli anni ’60, il capitale umano, nella sua accezione inglese di “human capital”, ha assunto un ruolo centrale nelle ricerche economiche, sia per spiegare i comportamenti degli individui nel campo dell’istruzione e del mercato del lavoro, sia, in particolar modo, nel campo delle teorie della crescita economica e dello sviluppo, nell’ambito delle quali è considerato, al pari e più del capitale fisico, come la principale delle risorse economiche a disposizione di una data società. Affrontando questa tematica non può sfuggire il nesso esistente tra capitale umano ed educazione e la presenza in esso di fattori immateriali. Infatti, la continua ricerca dell’ottimizzazione delle risorse che impegna l’ingegno e l’attività umana mira alla realizzazione non solo del benessere ma anche del bene per tutti gli uomini. Bene e benessere si raggiungono se c’è equilibrio tra mezzi e fini, fra risorse e impegni, fra “valori” e ricchezza. 1 Quindi, la destinazione di risorse, pubbliche e private, al settore dell’educazione, intesa in particolare nelle specifiche accezioni di “istruzione”, “formazione”, “addestramento”, è un buon investimento per valorizzare il patrimonio culturale e scientifico, ma anche per lo sviluppo economico e morale di una società. Per queste ragioni, la riflessione economica sul capitale umano si è estesa gradualmente ad altri campi, come quello sociologico, educativo e, in parte, anche filosofico, rendendo il rapporto fra economia ed educazione, nel senso 1 Grassi O., “Educazione, istruzione, capitale umano”, in G. Vittadini (a cura di), Capitale umano. La ricchezza dell’Europa, Guerini e Associati, Milano 2004, pp. 19-20

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