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Il ruolo della Chiesa cattolica nella promozione della pace e della sicurezza internazionali: la Santa Sede ed il conflitto iracheno 2002-2004

Il ruolo giocato dalla Chiesa cattolica, quale attore sistemico transnazionale ed in particolare dalla Santa Sede, organo di rappresentanza a livello internazionale, durante le varie fasi del conflitto iracheno 2002-2004. Il lavoro dimostra le potenzialità della religioni - comunemente considerate belligene - attraverso in particolare il dialogo ecumenico, a promuovere la pace e la sicurezza internazionali. Attraverso l'analisi di documenti e in particolare delle pronunce papali si evidenzia come la Chiesa cattolica condivida sostanzialmente linguaggi e strategie del paradigma dei diritti umani: una prospettiva valutata consiste nell'enfatizzare in prospettiva l'identità di `comunità transnazionale organizzata dei fedeli´al fine di rendere più efficace la sua azione esterna e la cooperazione con gli attori internazionali che condividono una simile missione.

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7INTRODUZIONE Il 25 dicembre 1990, nel messaggio Urbi et Orbi Giovanni Paolo II lan ciava il suo appello per la pace nel Golfo Persico definendo la guerra avventura senza ritorno 1 . Tale messaggio Ł stato paragonato a quello altrettanto noto di Giovanni XXIII del 25 ottobre 1962, pronunciato durante la crisi di Cuba. La strenua opposizione di Papa Wojtyla alle operazioni belliche, espressa con fermezza almeno sino al febbraio 1991, quando - come Ł stato osservato - «il suo atteggiamento mut sensibilmente 2 », si concretizz in un azione multidimensionale di conciliazione e di pressione pol itica nei confronti della Comunit Internazionale. Utilizzando gli stessi termini con cui il Papa il 16 gennaio del 1991 aveva commentato l inizio dei bombardamenti su Baghdad, il 24 marzo del 1999, appena 1 La formula compare in una preghiera del 16 gennaio 1991: «Mai piø la guerra, avventura senza ritorno/mai piø la guerra, spirale di lutti e di violenza/mai questa guerra nel Golfo Persico/minaccia per le tue creature in cielo, in terra e in mare». Cfr. La Traccia, XII (1991), n 1, pp. 8 -13. Il 15 gennaio dello stesso anno Giovanni Paolo II inviava lettere al Presidente americano George Bush e a Saddam Hussein per scongiurare la guerra. Il 4 marzo aveva luogo presso il Vaticano una riunione dei rappresentanti degli episcopati dei paesi implicati piø direttamente, alla quale presero parte i rappresentanti della Chiesa caldea di Babilonia, dei Cristiani maroniti, degli armeni, dei copti ed inoltre il patriarca dei Melfiti di lingua araba, il patriarca della Chiesa latina di Gerusalemme nonchØ l arcivescovo francese di Algeri. Per un ampia ricostruzione dell azione svolta dalla Chiesa nell ambito della Guerra del Golfo v. J.J OBLIN, Le Saint- SiŁge face aux guerres des Malouines (1982) et du Golfe persique, in J.BENOIT D ONORIO (Ød), La diplomatie de Jean Paul II, Paris, Cerf, 2000, pp. 95ss; M.DONOVAN, Il pacifismo cattolico e la Guerra del Golfo, in S.HELLMAN e G.PASQUINO, Politica in Italia, Bologna, Il mulino, 1992, pp. 233-251; per un analisi politologia relativa alle stesse vicende v. M.MERLE, La crise du Golf et le nouvel ordre internazionale, Paris, Economica, 1971; per il ruolo dei movimenti ecclesiali di base durante la Guerra del Golfo, v. A.MATTIAZZO, Coscienza cristiana e futuro della pace: per una meditazione sulla Guerra nel Golfo Persico , in Pace, Diritti dell uomo, Diritti dei popoli, anno IV, n 3,1990: si tratta della lettera pastorale del vescovo di Padova Mons. Mattiazzo in occasione della Quaresima 1991. 2 V. P.GINSBORG, L Italia del tempo presente Famiglia, Societ e Stato 1980 1996, Torino, Einaudi, 1998, p. 448. Il Papa, in visita alla parrocchia di Santa Dorotea a Roma il 17 febbraio 1991 diceva: «Noi non siamo pacifisti, non vogliamo la pace ad ogni costo», cfr. La Traccia, XII (1991), n 2, p. 176. Ginsborg osserva come «a met febbra io divenne evidente che il radicalismo del Papa era stato imbrigliato dalla reazione allarmata della gerarchia cattolica». Filippo Gentiloni commenta cos le circostanze legate alla condotta della Santa Sede in riferimento al conflitto in Iraq: « In un secondo tempo, a turbare le acque non soltanto della Politica internazionale ma anche dei palazzi apostolici Ł venuta la guerra del Golfo. Qui si sono riaperti dilemmi ed incertezze. Il Diritto internazionale stava decisamente dalla parte del Kuwait e quindi del protettore Usa [sic] e, in pratica, di tutte le potenze occidentali [ ]. Il Papa rispose con insolita chiarezza, condannando l intervento armato. Cos tutto il mondo lesse le sue parole, anche se poi, come al solito, vennero sfumate e addolcite . Tutto il mondo anti-USA lo elesse a protettore, mentre il pacifismo piø radicale esultava. Sembrava finita in cantina la tradizionale dottrina della guerra giusta», cfr. F.GENTILONI, Karol Wojtyla Nel segno della contraddizione, Milano, Baldini & Castoldi, 1996, p. 94. Durante la Guerra del Golfo il Vaticano non solo espresse la propria critica a proposito della condotta delle negoziazioni con l Iraq, da cui la soluzione violenta della crisi, ma si disse profondamente deluso dal ruolo giocato dalle Nazioni Unite, in riferimento in particolare alla scelta di prevedere un regime di sanzioni economiche: cos v. R.REDAELLI, Le molte spade del Golfo Persico: mondo iranico e mondo arabo. Le differenti prospettive strategiche, in V.FIORANI PIACENTINI, Il Golfo nel XXI secolo Le nuove logiche della conflittualit , Bologna, Il mulino, 2002, p. 206.

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Parole chiave

attori non-statuali
attori transnazionali
chiesa cattolica
conflitto iracheno
dialogo ecumenico
human security
iraq
promozione dei diritti umani
relazioni internazionali
santa sede

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