Gli organismi geneticamente modificati nell'Unione Europea: disciplina e orientamenti giurisprudenziali
Questa tesi si occupa della normativa europea in materia di Organismi Geneticamente Modificati e punta a fornire al lettore una ricostruzione il più possibile approfondita e completa dell’operato del legislatore comunitario, impegnato a partire dagli anni novanta nella costruzione di una normativa armonizzata ed efficiente in materia di coltivazione e utilizzazione degli Ogm e dei prodotti da essi derivati. Il punto più controverso del dibattito riguarda la valutazione del rischio per l’ambiente e per la salute che il loro utilizzo potrebbe comportare in relazione ai potenziali benefici; infatti, sebbene essi siano una realtà consolidata da oltre venti anni, non tutti i paesi condividono lo stesso atteggiamento nei loro confronti: in particolare nell’unione europea diversi paesi continuano ad opporsi tenacemente alla diffusione di Ogm sui loro territori ricorrendo anche a strategie non in linea con il diritto comunitario. Nel primo capitolo di questa tesi viene presentato lo stato dell’arte delle ricerche sugli Ogm: vengono analizzate le diverse definizioni di questo fenomeno e si cerca di individuare i principali aspetti controversi che suscitano timori e paure. Dopo di che si passa, nel secondo capitolo, alla ricostruzione dell’intervento del legislatore comunitario e della normativa adottata nei primi anni novanta, con riferimento alle procedure di autorizzazione e alle problematiche riscontrate nella sua implementazione; ci si riferisce, in particolare, alla moratoria de facto messa in atto da alcuni paesi membri a partire dal 1998 e alle conseguenze che essa ha comportato sia sul piano esterno sia sul piano interno. Per quanto riguarda il primo profilo, la moratoria ha comportato la reazione dei principali partner commerciali dell’unione europea che hanno adito il panel WTO per una pretesa violazione degli accordi SPS a carico della comunità. Per quanto riguarda le ripercussioni sul piano interno, invece, la moratoria e la conseguente pronuncia giurisprudenziale nonché l’atteggiamento ostruzionista di alcuni paesi membri hanno indotto il legislatore comunitario a modificare il quadro normativo in materia di Ogm, con l’adozione, nei primi anni duemila, della direttiva 2001/18 e dei regolamenti 1829 e 1830 del 2003, miranti a garantire al consumatore l’effettivo diritto di scelta tramite la previsione di una dettagliata disciplina in materia di etichettatura e tracciabilità, analizzata nell’ultimo capitolo. Nel terzo capitolo vengono invece approfondite le problematiche incontrate durante l’implementazione della normativa impiantata sulla direttiva 2001/18 e sui regolamenti del 2003. In particolare, vengono analizzate le procedure di autorizzazione di alcuni Ogm al fine di mettere in luce l’atteggiamento di alcuni stati membri contrari al loro utilizzo; questi ultimi, non potendo vietare unilateralmente un Ogm autorizzato a livello comunitario, hanno fatto sì che l’iter autorizzativo si protraesse nel tempo e in seguito hanno fatto un improprio ricorso alle
clausole di salvaguardia e alle misure di emergenza per impedirne la diffusione. Lo stesso capitolo evidenzia le motivazioni che hanno indotto la comunità europea a modificare ulteriormente la disciplina in materia di Ogm attraverso l’adozione, nel marzo di quest’anno, della direttiva 2015/412 che garantisce agli stati membri la possibilità di vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, anche se approvata a livello UE, senza incorrere in contenziosi giudiziari. Grazie alla rassegna dei diversi casi empirici viene messa in evidenza la delicatezza del tema e la sua capacità di suscitare ferree opposizioni da parte degli stati membri, i quali hanno contribuito, attraverso l’illegalità, all’evoluzione multilivello della disciplina europea in materia di Ogm; in particolare, data la necessità di garantire non solo la più alta partecipazione e informazione del pubblico ma anche il più alto livello di tutela dell’ambiente e della salute, essa coinvolge non solo le istituzioni comunitarie ma anche e soprattutto le entità statali e regionali, le quali hanno il compito di garantire, attraverso la previsione di norme ad hoc, la coesistenza delle diverse forme di agricoltura sul territorio comunitario.
Obbiettivo del presente elaborato è stato quello di chiarire l’intervento del legislatore comunitario in un ambito così delicato come quello degli Ogm e di individuare i punti di forza della normativa modellata negli anni e suoi punti controversi. Inoltre, si è cercato di sottolineare il ruolo svolto dagli Stati membri e dalle loro articolazioni territoriali nell’evoluzione della normativa, nonché il ruolo della Corte di Giustizia chiamata a dare l’ultima parola in merito all’operato degli stati membri che hanno sfidato il volere della commissione.
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Informazioni tesi
Autore: | Grazia Pellicano' |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Giovanna Endrici |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 155 |
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