Gestione delle motivazioni nelle cooperative sociali: analisi dello stato in alcune realtà del territorio cosentino
Il benessere del lavoratore ed i buoni sentimenti fra colleghi sembrano essere un importante fattore di crescita della produttività e degli introiti economici delle organizzazioni. Addirittura, secondo Daniel Kahneman , la felicità dei lavoratori è un elemento essenziale per giudicare la salute di una nazione. Per lo studioso, primo professore di Psicologia ad aver vinto il premio Nobel per l’Economia nel 2002, il benessere di un Paese non necessariamente corrisponde alla valutazione di prosperità offerta dal Prodotto Interno Lordo. L’indice “National well-being account” da lui messo a punto, affiancato ai parametri classici, integra a pieno titolo la capacità di uno Stato di stimolare la gratificazione individuale nel lavoro fra le misure indicative dello sviluppo di una Nazione.
Nelle società odierne, tuttavia, nonostante il lavoro abbia assunto nuovi significati rispetto a quelli che aveva in passato, permangono contesti di lavoro che enfatizzano valori, quali l’efficienza, la produttività, la riduzione dei costi, disumanizzando, in ultimo, il lavoro e gli ambienti in cui esso si esercita. Le logiche di profitto prevalgono su quelle dell’uomo e del suo benessere complessivo. L’uomo in quanto portatore di bisogni, desideri ed emozioni è ignorato e tali elementi sono considerati come nocivi o dannosi.
Un’indagine realizzata dalla Gallup Organization su 4 milioni di lavoratori americani ha rilevato che il 65% dei dipendenti intervistati non si è sentito adeguatamente riconosciuto nel proprio lavoro e questa sensazione, oltre a rappresentare la prima ragione di abbandono del posto di lavoro, sarebbe costata all’economia statunitense 300 miliardi di dollari in produttività. Sempre secondo l’indagine, chi lavora in un ambiente caratterizzato da buone relazioni affettive è sette volte più produttivo di chi non è soddisfatto delle relazioni stabilite a lavoro; 9 impiegati su 10 sostengono apertamente di essere più produttivi quando sono circondati da persone positive.
Negli ultimi decenni il mondo del lavoro ha visto crescere il benessere economico dei lavoratori, ma ha aumentato le loro percezioni di disagio, di sofferenza e di malessere.
In uno scenario simile, le imprese sociali - oggi interlocutrici irrinunciabili per la Pubblica Amministrazione nella gestione dei servizi alla persona - sembrerebbero capaci di esprimere importanti innovazioni in termini di rapporto fra organizzazione e lavoratore. Il loro modello di gestione delle risorse umane centrato sul sostegno alla motivazione intrinseca degli operatori, praticato attraverso la corresponsione di incentivi immateriali e gratificazioni personali a carattere multidimensionale, pare corrispondere - alla luce delle indagini compiute - all’ipotetico modello incentrato sul riconoscimento della soggettività lavorativa auspicato e mai praticato dal movimento delle relazioni umane.
Le soluzioni gestionali adottate da queste organizzazioni non-profit, garantendo la gradevolezza e l’armonia dell’ambiente, creano i presupposti di una forma organizzativa meglio rispondente alle esigenze psicologiche e relazionali dell’individuo lavoratore. Le cooperative sociali esaminate nella parte sperimentale di questa tesi si sono mostrate, infatti, capaci di animare la motivazione dei lavoratori agendo sulle leve motivazionali più efficaci e funzionali per le caratteristiche che quelle persone stesse esprimono. L’utilizzo di uno strumento scientifico creato appositamente dai costruttori per la rilevazione dell’orientamento motivazionale prevalente nell’individuo, ha consentito di evidenziare negli operatori testati, i bisogni, i desideri, le priorità individuali il cui appagamento in ambito lavorativo può meglio muovere l’impegno e l’investimento delle risorse personali disponibili.
Questi aderiscono pienamente al mix di incentivi materiali ed immateriali offerti loro dagli enti di appartenenza. Sia le logiche di funzionamento interno, che si caratterizzato per l’equità percepita, la partecipazione, il coinvolgimento, la condivisione degli obiettivi, il senso di gruppo, la qualità delle relazioni interpersonali; sia la consapevolezza di operare utilmente per finalità nobili, eticamente valide, stimare e riconosciute socialmente, rispondenti, peraltro, alle ispirazioni valoriali dei lavoratori, sembrano poter concorrere alla definizione di un lavoro dotato di senso e potenzialmente capace di incontrare meglio i bisogni umani di autorealizzazione. Ne deriva che le cooperative sociali possono effettivamente rappresentare qualcosa d’altro rispetto alle imprese commerciali, non solo sul piano dei servizi offerti, la flessibilità, la personalizzazione ed il codice etico sulla base della quale essi sono erogati, ma anche su quello delle strategie di gestione del personale e della loro motivazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Michelangelo Rago |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali |
Relatore: | Sante Figliuzzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 141 |
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