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Contro le disparità economiche: Fair Play Finanziario nel regolamento UEFA e nelle leghe sportive americane

L'elaborato ha l'obiettivo di confrontare le modalità con il quale l'UEFA, l'organo federale del calcio europeo, e le leghe sportive americane ricercano equità, toccando i punti cardine dei due modelli.
Inizialmente, verrà studiato lo sfondo economico - culturale nel quale essi operano, passando poi ad una panoramica relativa allo sfondo sportivo presente al di qua e al di là dell'Atlantico.
Nel secondo capitolo verrà analizzato punto per punto il regolamento relativo al cosiddetto “Financial Fair Play”, con il quale s’intende un insieme di regole con il quale si obbligano le società calcistiche europee a raggiungere il break-even point tra costi e ricavi dell’esercizio e a non superare un determinato livello debitorio, pena l’esclusione dalle competizioni internazionali. Questo quadro normativo ha l’obiettivo di far uscire dal mercato quei club che, soprattutto nell’ultimo decennio, hanno ottenuto risultati sportivi vincenti tramite super squadre create con il ricorso ad ingenti prestiti presso le banche nazionali e con una perdita sistematica, ripianata dalla proprietà, inizialmente imprenditori locali, poi americani, ora principalmente fondi arabi e imprenditori russi, che puntano a far conoscere le proprie imprese in Occidente.
Gli obiettivi devono essere raggiunti gradualmente. E’ previsto infatti un periodo transitorio (che terminerà il prossimo anno) dopo cui, cominceranno ad essere irrogate sanzioni e verranno esclusi i primi club. Sono inoltre previsti incentivi da destinare alle società che investono in determinate voci di costo, cosiddetti nobili, che permettano al club di creare una solida struttura economica e finanziaria, con uno sguardo al futuro. Esempi da manuale sono l’investimento nel settore giovanile o la costruzione di stadi tecnologicamente all’altezza (sull’esempio di quanto fatto in Italia dalla Juventus o in Germania da molti club in occasione dei Mondiali di Calcio del 2006).
In questo modo si punta ad aumentare la competitività dei campionati tramite forti iniezioni di equità, sull’esempio di ciò che avviene al di là dell’Atlantico, soprattutto con il sistema del Salary Cap.
Nel terzo capitolo si svilupperà proprio il tema del Salary Cap, con quale si intende un tetto massimo di stipendi che ogni squadra (o la lega nel suo complesso) può erogare ai propri giocatori. Il massimo spendibile è calcolato sulla base di una determinata percentuale fissata nel Contratto Collettivo Nazionalem stipulato dall’associazione dei giocatori e dalla lega, dei ricavi totali della lega stessa e, rimossa una piccola riserva da destinare a spese assicurative, fondi pensionistici e ricerca medica, dividendola per il numero delle squadre presenti nella lega.
In questo modo, ogni squadra non può permettersi di spendere oltre una determinata soglia, non come avviene invece nel Financial Fair Play, in cui chi più guadagna più può spendere con conseguenti dislivelli di competitività tra grandi squadre come il Real Madrid e un Chievo Verona qualsiasi. Le squadre che superano tale soglia, circostanza facilmente desumibile dalla regola che pone pubblici stipendi e ricavi della lega, sono soggette al pagamento di salate multe (nell’NBA, per esempio, si va in crescendo da 1 dollaro e 50 cents ad infinito per ogni dollaro di sforamento in base alla soglia di sforamento).
Questa metodologia, già da qualche decennio in vigore negli Stati Uniti, ha portato ad un grande ricambio nelle posizioni di testa e di conseguenza ad un incremento dell’interesse planetario nei confronti dei maggiori campionati nordamericani. Ad esempio, il Super Bowl, finale del campionato professionistico di football americano, è uno degli eventi televisivi più seguito al mondo, nel 2011 solo dopo il matrimonio di William & Kate e gli MTV Music Awards.
Infatti, i ricavi aggregati delle leghe sono in costante crescita (l’aumento dei tetti salariali ne è testimonianza) e oltre alla lega ne trae beneficio tutto il movimento e, a cascata, club e giocatori.
Nello stesso capitolo verrà affrontata la questione del draft, fondamentale per i club con record negativo per ricostruire squadre vincenti puntando su giovani di talento che arrivano dal college o dall’estero, e dei vari contratti collettivi nazionali, citando le principali sentenze che sono state enunciate in merito.
Tornando in Europa, si analizzeranno le corrispettive contromisure adottate, come i premi di preparazione e la famosa Sentenza Bosman.
Infine, si analizzerà il quadro generale nel suo insieme e possibile contromisure suggerite dai principali esperti del settore e dal redattore della tesi.

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Iannace Marco Umile - Contro le disparità economiche: Fair Play Finanziario nel regolamento UEFA e nelle leghe sportive americane Laurea in Economia e Finanza Internazionale, Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali, Università degli Studi di Milano, Dicembre 2012 1 Capitolo 1 – Introduzione Citando il famoso filosofo e sociologo francese Edgar Morin, lo sport, ma il gioco del calcio in particolare, ha rappresentato nel Novecento un fenomeno socialmente ingombrante e sociologicamente sommerso. E' stato una delle principali forme d’intrattenimento per miliardi di persone che in tutto il pianeta hanno popolato stadi, impianti, strutture specializzate o ambienti all'aria aperta, per partecipare ad una passione comune, un'emozione, ad una mitologia collettiva. Lo sport ha, da sempre, attirato, oltre che tifosi e semplici spettatori, ingenti capitali da parte di industriali ed imprenditori che, appassionati, hanno investito risorse e denari per poter vedere il proprio club, e di conseguenza il proprio nome, all’apice della ribalta. Negli ultimi anni si è però propagata la volontà di diffondere un’idea di sport e di vittoria non come semplice conseguenza di un intervento mecenatistico, bensì come frutto di investimenti mirati e di un Fair Play economico nel quale tutti gli operatori avessero medesime potenzialità e stesse possibilità di vittoria. Per dare qualche dato, alla FIFA, la Federazione Internazionale del calcio, sono affiliate più federazioni calcistiche di quante siano le nazioni appartenenti all'ONU (208 rispetto a 193). Secondo uno studio promosso dalla FIFA stessa, nel mondo ci sono circa 270 milioni di persone coinvolte nel calcio, tra giocatori (265 milioni), arbitri e staff tecnico (circa 5 milioni di persone). Il fatturato aggregato del calcio europeo, nel solo 2010, ha raggiunto quasi 18 miliardi di euro, tra club professionistici di prima e seconda divisione, leghe e federazioni calcistiche. In questo ambito, si è sviluppato l’intenzione di produrre un elaborato che trattasse il nuovo regolamento di Fair Play finanziario (Financial Fair Play nel linguaggio UEFA) paragonandolo alle normative presenti nelle principali leghe sportive americane, cioè NBA, NFL, NHL ed MLB. La crisi economico – finanziaria che ha colpito l’intero globo terrestre ha sicuramente influito in questo passaggio di visione dello sport, anche se, fortunatamente, non ha rallentato il fatturato dei principali club sportivi europei che continuano a mantenere un importante vantaggio nei confronti delle società medio – piccole a livello di ricavo aggregato annuo. I dati raccolti nell’anno solare 2011 raccontano che le 20 società con il maggior fatturato hanno avuto introiti per 4,4 miliardi di euro (in crescita dell’1.3% rispetto al 2010), i quali

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