Biocombustibili: una scelta sostenibile?
Nel 1987 nel rapporto "Our common future" elaborato dalla premier norvegese Gro Harlem Brundtland e dai suoi collaboratori all'interno della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo venne coniato il termine sviluppo sostenibile: esso sta a indicare lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.
Nel 1997 il Protocollo di Kyoto (entrato poi in vigore nel 2005)impegna i 169 paesi firmatari a ridurre del 5%, nel periodo dal 2008 al 2012, le loro emissioni di gas serra rispetto alle percentuali del 1990. Per raggiungere tale obiettivo i paesi firmatari dovettero organizzare azioni finalizzate anche alla riduzione dell'uso di combustibili fossili e alla sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili con altrettante rinnovabili tra cui i carburanti di origine vegetale.
I biocarburanti non sono altro che propellenti ottenuti in modo indiretto dalle biomasse, e si dividono in alcoli e oleosi.
Gli alcoli (come il bioetanolo) derivano dalla fermentazione di prodotti agricoli ricchi di zucchero come cereali, canna da zucchero, barbabietole, amidacee e vinacce. Fa parte invece dei biocombustibili oleosi il biodiesel, estratto da olii vegetali di soia, colza o girasoli con l'aggiunta di metanolo.
Sul tema della sostenibilità dei biofuels, i pareri della comunità scientifica si dividono tra i sostenitori e gli antagonisti.
Tra le problematiche più trattate da parte di entrambi i filoni di pensiero troviamo quella dell'utilizzo del terreno agricolo: i contrari sostengono che le considerevoli estensioni di terra necessarie alla produzione di biofuels non bastano per garantire anche la sicurezza alimentare umana. Gli antagonisti degli agrocarburanti sostengono inoltre che anche a causa di questi ultimi, i consumi stanno inesorabilmente crescendo. Per contro, i sostenitori dei combustibili rinnovabili sostengono che non sono i biofuels ad affamare i Paesi in Via di Sviluppo, bensì le speculazioni, le politiche sbagliate, le guerre e soprattutto il petrolio.
Una pesante critica viene mossa sulla tematica dell'aumento dei prezzi dei cereali dopo l'inizio della loro commercializzazione. Per i favorevoli a far aumentare i prezzi sono stati congiuntamente l'aumento del costo del petrolio e dei fertilizzanti chimici, i cambiamenti climatici, le speculazioni, il protezionismo da parte dei paesi sviluppati e il crescente consumo da parte dei BRICS.
Il Brasile è uno degli stati promotori del bioetanolo dal 1975 con l’introduzione del Programa Nacional do Alcòol) e attualmente, tra alti e bassi di produzione, il paese dell'Ordem e Progresso ricava dalle biomasse il 13,7% dell'energia utilizzata e fornisce alcool miscelato a benzina per una quota del 25% e biodiesel miscelato a petrodiesel per una quota del 2% nell'88% delle sue stazioni di rifornimento.
Una soluzione a questo controverso dibattito infinito forse c'è e si chiama "Biocarburante di seconda generazione", esso si differenzia da quelli esposti sinora per la fonte dalla quale si ricava, difatti possono essere ricavati dalla cellulosa, dalla canna comune, dalle alghe, dai rifiuti domestici, dagli scarti agricoli e industriali, dagli olii vegetali usati e dagli scarti animali della lavorazione della carne.
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Informazioni tesi
Autore: | Arianna Penna |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Davide Barrera |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 70 |
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