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INTRODUZIONE
A seguito delle conferenze, dei testi, degli studi e delle ricerche, ora come non mai è alla
ribalta il tema della situazione di precario equilibrio in cui sembrerebbe versare il nostro
pianeta a causa delle attività antropiche senza scrupoli ambientali.
Già negli anni ’70 un gruppo di studiosi americani del MIT
1
di Boston pubblicarono un
rapporto che iniziò la storia delle problematiche sullo sviluppo e sui suoi limiti,
proseguendo poi la loro attività e scrivendo altri tre aggiornamenti.
Il primo volume dunque, “The limits to Growth” fu commissionato al MIT dal Club di
Roma
2
, fu pubblicato nel 1972 e fu scritto da Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows,
Jorgen Randers e William W. Behrens III: esso, basato sulla simulazione al computer
World3, ipotizza le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema
terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. Il rapporto introduce il
concetto di scenario, a seconda del quale ci saranno delle conseguenze ad hoc. In
estrema sintesi, le conclusioni del rapporto sono che se l'attuale tasso di crescita della
popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello
sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta
saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni: ovvero
arriverà un momento in cui la capacità di carico del pianeta Terra (spiegata più
precisamente più avanti) sarà superata e in cui le attività antropiche non potranno più
essere svolte a causa del superamento dei limiti di rigenerazione delle risorse e a causa
di una cattiva gestione dei pozzi di scarico.
Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione
e della capacità industriale. È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una
condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo
stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di
ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di
realizzare il proprio potenziale umano.
Nel 1992 è stato pubblicato il primo aggiornamento del Rapporto, col titolo “Beyond the
Limits” (Oltre i limiti), nel quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della
"capacità di carico" del pianeta. Già nei primi anni Novanta era emerso che l’umanità
stava sempre di più crescendo nell’insostenibilità, e gli esempi non si sprecavano: il
repentino disboscamento delle foreste pluviali, la probabile insufficienza nella
produzione di cereali, l’aumento della temperatura globale, il buco nello strato di ozono.
Il tono con cui venne scritto il secondo volume sui limiti dello sviluppo era comunque
ottimistico, anche se il difficile compito dell’umanità per gli anni futuri si prospettava
1
Massachusetts Institute of Technology, Università di ricerca con sede a Cambridge,
Massachusetts.
2
Associazione non governativa, no profit composta da scienziati, economisti, uomini d’affari,
attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato da tutto il mondo. Il suo
compito è di individuare e analizzare i problemi che l’umanità si troverà ad affrontare, ricercando
soluzioni possibili.
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quello di riportare il pianeta a un livello sostenibile. Non è un caso se l’anno di
pubblicazione coincide con il grande “Summit della Terra” tenutosi a Rio de Janeiro,
molti studiosi avevano infatti riposto nella suddetta conferenza mondiale tutte le
speranze per un rinnovamento globale: inutile dire che sia Rio, sia Rio+10
3
non
portarono ai risultati agognati.
Un secondo aggiornamento, dal titolo “Limits to Growth: The 30-Year Update” è stato
pubblicato il 1º giugno 2004. In questa versione, Donella Meadows, Jorgen Randers e
Dennis Meadows hanno aggiornato e integrato la versione originale, spostando l'accento
dall'esaurimento delle risorse alla degradazione dell'ambiente.
A distanza di 30 anni, nel 2006, il sistema di analisi World 3 è stato incrementato,
aggiungendo una mole maggiore di dati e più moderni strumenti di calcolo ed è stato
pubblicato un volume di aggiornamento intitolato "I nuovi limiti dello sviluppo", che
fondamentalmente ricalcola e conferma i risultati precedenti, insistendo sull'esigenza di
uno sviluppo sostenibile (affermata per la prima volta nel Rapporto Brundtland del
1987), sulla misurazione dell'impatto dell'uomo sulla Terra mediante l'impronta
ecologica (tecnica introdotta da Mathis Wackernagel e altri nel 1996), sulla concezione
della Terra non come infinita, né come serbatoio di risorse, né come discarica di rifiuti. Il
modello World3 viene usato per simulare il possibile andamento di popolazione,
produzione industriale ed altre variabili mediante equazioni non lineari e cicli di
retroazione. Nel Rapporto vengono proposti 11 scenari diversi, definiti dagli autori tutti
"ottimistici" in quanto il mondo viene considerato omogeneo, senza distinzioni né tra
aree geografiche né tra regioni ricche e regioni povere e non si considerano limiti
"sociali" quali guerre, scioperi, lotte per il potere, conflitti etnici, corruzione, uso di
droghe, criminalità, terrorismo. Gli autori sostengono, in sintesi, che si deve accettare
l'idea della finitezza della Terra, che è necessario intraprendere più azioni coordinate per
gestire tale finitezza, che gli effetti negativi dei limiti dello sviluppo rischiano di diventare
tanto più pesanti quanto più tardi si agirà e mettono un accento sulla “rivoluzione
sostenibile”, come giusta conseguenza della chiusura di un era e come inizio di una
nuova.
Partendo da queste basi, decisamente poco ottimistiche e orientate alla risoluzione dei
problemi legati alla sostenibilità ambientale del pianeta, parte la discussione di questa
tesi: al fine di ridurre le emissioni di CO
2
, di eliminare la dipendenza mondiale dai
combustibili fossili e dalle risorse non rinnovabili, di orientare il mondo verso uno
sviluppo sostenibile nel senso stretto della definizione e di salvaguardare la totalità della
popolazione mondiale, i biocombustibili sono la scelta migliore?
La tesi si svilupperà proprio intorno a questa domanda, analizzando nel dettaglio i
concetti sopra enunciati come quello di sviluppo sostenibile e di biocombustibili. In
particolare l’analisi si focalizzerà sugli aspetti favorevoli e quelli contrari legati a questo
carburante innovativo, a seconda delle varie scuole di pensiero e centri di ricerca che
3
La conferenza che si tenne a Johannesburg nel 2002 per affrontare le stesse tematiche di quella
di Rio de Janeiro del 1992.
3
hanno affrontato empiricamente il tema negli anni passati. Verrà posto l’accento su un
paese che da anni è all’avanguardia nella produzione e nell’utilizzo di bioetanolo, il
Brasile, e verrà osservato come in tale stato si siano affrontati i problemi che sono
derivati da tale risorsa rinnovabile.
I dati oggettivi riportati in questa sede hanno lo scopo di fornire elementi per una
personale riflessione sul tema, senza influenzare né sostenere alcuna teoria.
4
CAPITOLO 1 _ LO SVILUPPO SOSTENIBILE
“Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza
compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”
4
.
La definizione di cui sopra è quella storica, quella che ha coniato per la prima volta una
locuzione che da 25 anni ormai si fa strada nelle vite e nelle decisioni politiche ed
economiche di tutto il pianeta. In tale definizione, come si può vedere, non si parla
propriamente dell'ambiente in quanto tale, quanto più ci si riferisce al benessere delle
persone, e quindi anche la qualità ambientale; mette in luce quindi un principale
principio etico: la responsabilità da parte delle generazioni d'oggi nei confronti delle
generazioni future, toccando quindi almeno due aspetti dell'ecosostenibilità: ovvero il
mantenimento delle risorse e dell'equilibrio ambientale del nostro pianeta.
Chiarificativa è anche la definizione che dà il governo britannico: “Lo sviluppo sostenibile
è un concetto molto semplice. Significa garantire una migliore qualità della vita per tutti,
nel presente e per le generazioni future”
5
in cui si evidenzia la globalità dello sviluppo
sostenibile (“per tutti”) che è sia sviluppo economico, che tutela dell’ambiente, che
responsabilità sociale.
Lo sviluppo sostenibile si distingue dal precedente sviluppo tradizionale, che si
caratterizza per il rapporto di correlazione inversa con l'ambiente naturale e che ha
accompagnato la storia dell'umanità fin dagli albori, quando l’uomo primitivo doveva
modificare l’ambiente per creare uno spazio adeguato all’esistenza sua e della sua tribù.
Questo paradigma è durato migliaia di anni mostrando i primi segni di crisi soltanto nella
seconda metà del novecento con l'emergere dei gravi fenomeni di inquinamento globale
e di scarsità delle risorse.
Alla luce di quanto detto, riconosciamo nell’immagine sottostante le dimensioni in cui
opera la sostenibilità dello sviluppo: sostenibilità economica, sociale, ambientale e
istituzionale.
4
Rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future) è un documento rilasciato
nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui, per la prima
volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. Il nome viene dato dalla coordinatrice
Gro Harlem Brundtland che in quell'anno era presidente del WCED ed aveva commissionato il
rapporto.
5
Opportunities for Change, Department of the Environment, Transport and the Regions, 1998.
5
Fonte: Wikipedia
La sostenibilità economica viene raggiunta attraverso la capacità di generare reddito e
lavoro per il sostentamento della popolazione, la sostenibilità sociale, invece, indica la
possibilità di garantire condizioni di benessere umano in termini di sicurezza, salute e
istruzione equamente distribuite per classi e genere. Sostenibilità ambientale o
ecosostenibilità
6
è intesa come il mantenimento delle differenti specie e qualità e la
relativa riproducibilità delle risorse naturali, mentre la sostenibilità istituzionale tocca
argomenti come la stabilità e la partecipazione politica, la democrazia e una sana
amministrazione della giustizia.
La sostenibilità ambientale, inoltre, è alla base del conseguimento della sostenibilità
economica: la seconda non può essere raggiunta a costo della prima
7
. Tale
interdipendenza sottolinea, dunque, che danneggiare l'ambiente equivale a
compromettere l'economia. La protezione ambientale è, perciò, una necessità piuttosto
che un lusso
8
.
1.1 LA CAPACITA’ DI CARICO DI UN SISTEMA
Per perseguire la sostenibilità ambientale, l’ambiente va conservato quale capitale
naturale che è fonte di risorse, contenitore dei rifiuti e degli inquinanti e fornitore delle
condizioni necessarie al mantenimento della vita, inoltre le risorse rinnovabili non
devono essere sfruttate oltre la loro naturale capacità di rigenerazione e la velocità di
sfruttamento delle risorse non rinnovabili non deve essere più alta di quella relativa allo
sviluppo di risorse sostitutive ottenibili attraverso il progresso tecnologico. Per quanto
riguarda la produzione dei rifiuti e il loro rilascio nell'ambiente, esse devono procedere a
6
L'ecosostenibilità è l'attività umana che regola la propria pratica secondo assunti ecologisti nel
quadro dello sviluppo sostenibile, essa pone il rinnovamento delle risorse al centro del suo
discorso come capacità intrinseca del mondo di trasformarsi in maniera ciclica dando la possibilità
dunque alle generazioni future di ereditare il medesimo patrimonio usato dalle generazioni
passate.
7
Khan, 1995 (Fonte: www.patrimoniosos.it)
8
J. Karas ed altri, 1995 (Fonte: www.diocesiverona.it)
Figura 1: Le componenti dello Sviluppo Sostenibile
6
ritmi uguali o inferiori a quelli di una chiaramente dimostrata e controllata capacità di
assimilazione da parte dell'ambiente stesso. Devono essere mantenuti i servizi di
sostegno all'ambiente e aumentati i programmi di sensibilizzazione della società per
consapevolizzarla sulle implicazioni biologiche esistenti nell'attività economica.
L'acquisizione della suddetta consapevolezza, unitamente a quella sui limiti dell'azione
umana, oltrepassati i quali possono prodursi effetti dannosi irreversibili sia per la natura
sia per l'umanità, ha costituito l'ampio retroterra che ha consentito la nascita della
nozione di sostenibilità.
La definizione "sostenibile" è infatti collegata alla nozione di capacità di carico di un
"sistema". La carrying capacity (letteralmente "capacità di carico") è la capacità portante
dell'ambiente, in altre parole la capacità di un ambiente e delle sue risorse di sostenere
un certo numero di individui. La nozione deriva dall'idea che solo un numero definito di
individui può vivere in un certo ambiente con a disposizione risorse limitate.
Agli inizi degli anni ’90, l'economista Herman Daly definisce lo sviluppo sostenibile come
“svilupparsi mantenendosi entro la capacità di carico degli ecosistemi” e quindi
rispettando alcune regole fondamentali come il non superamento dell’impatto antropico
sulla capacità di carico della natura, l’utilizzo delle risorse rinnovabili in maniera non
superiore alla loro velocità di rigenerazione, un’immissione di sostanze inquinanti non
superiore alla capacità di assorbimento delle stesse da parte del pianeta e una
sostituzione delle risorse non rinnovabili utilizzate con altrettante rinnovabili.
Attualmente il livello di impatto che le attività antropiche hanno sul pianeta e sul suo
ecosistema
9
è prossimo al collasso, i limiti sono sulla via del superamento ed alcuni sono
già stati superati come spiegano Donella e Dennis Meadows e Jorgen Randers nei “Nuovi
limiti dello Sviluppo”
10
“Le cause del superamento dei limiti, dalla scala individuale a
quella planetaria, sono tre, sempre le stesse. In primo luogo vi sono lo sviluppo,
l'accelerazione e il rapido cambiamento. In secondo luogo vi è un limite, una barriera di
qualche sorta, un punto oltre il quale il sistema non può spingersi senza danno. In terzo
luogo vi è un ritardo, o un difetto nelle percezioni e nelle risposte dirette a mantenere il
sistema entro i suoi limiti.(…) Le possibili conseguenze di questo superamento sono
estremamente pericolose. Si tratta di una situazione unica, che pone una serie di
questioni mai affrontate prima dalla nostra specie su scala globale. Non abbiamo le
prospettive, le norme culturali, le abitudini, le istituzioni necessarie a farvi fronte. E in
molti casi, rimediare ai danni richiederà secoli o millenni. Crediamo che una correzione di
rotta sia possibile e che possa condurre a un futuro desiderabile, sostenibile e
soddisfacente per tutti i popoli della Terra. Crediamo anche che se non vi saranno presto
profondi cambiamenti, il disastro - anche se non sappiamo di quale natura - sarà
inevitabile. E riguarderà molte delle persone oggi viventi.”
9
Porzione di biosfera delimitata naturalmente, ossia l’insieme di organismi animali e vegetali che
interagiscono tra loro e con l’ambiente che li circonda.
10
Donella H. Meadows, Jorgen Randers, Dennis L. Meadows - Limits to Growth: The 30-Year
Update - White River Junction, Chelsea Green Publishing Company, 2004 - Traduzione italiana: I
nuovi limiti dello sviluppo - Milano, Mondadori, 2006 - pp. 21-24
7
La specie umana dovrebbe trovare le soluzioni per vivere entro la capacità di carico degli
ecosistemi, invece il consumo intensivo di risorse senza introdurre meccanismi di
riciclaggio conduce soltanto a un progressivo esaurimento delle stesse. Questo processo
è già in atto da tempo, anche perché una piccola porzione della popolazione mondiale
consuma quasi l'80% delle risorse potenziali e produce l'80% dell'inquinamento
ambientale. Inoltre, la popolazione mondiale è aumentata di circa dieci volte negli ultimi
cento anni, grazie alle innovazioni scientifiche e all'incessante sviluppo tecnologico.
Secondo la teoria della transizione demografica, molti paesi in via di sviluppo sono
bloccati alla seconda fase, in cui le migliorie apportate nella tecnologia e nella sanità
hanno portato a una riduzione del tasso di mortalità, ma altri fenomeni come l’ignoranza
o la perpetuazione di alcune tradizioni fanno sì che la popolazione continui ad
aumentare impedendo dunque un miglioramento delle condizioni di vita.
Questa situazione aggrava il divario esistente tra stati ad alta tecnologia e paesi poveri.
La maggior parte degli Stati con reddito pro capite elevato ha una popolazione a crescita
stabile, ma il tasso di consumo delle risorse continua a salire.
Janet Larsen dell’Earth Policy Institute si sofferma sul tema della perdita di biodiversità:
"Ogni anno migliaia di specie, dai più piccoli microorganismi ai più grandi mammiferi,
sono perse per sempre. Piante e animali spariscono persino prima che si sappia della loro
esistenza. Secondo gli esperti il tasso medio di estinzione è oggi dalle 1.000 alle 10.000
volte più rapido rispetto alla media degli ultimi 60 milioni di anni. Ecco perché si parla di
una possibile sesta estinzione di massa, la prima causata non da eventi naturali ma da
una specie: l'uomo. La minaccia più grande contro le creature viventi del mondo è il
degrado o la distruzione dell'habitat, che interessa 9 specie minacciate su 10. Gli esseri
umani hanno trasformato quasi la metà delle zone libere dai ghiacci della terra del
pianeta, con gravi effetti sul resto della natura. Praterie e foreste sono state convertite in
aree agricole, i fiumi sono stati arginati, le aree umide prosciugate, il territorio è stato
cementificato per costruire strade e città. Ogni anno perdiamo circa 16 milioni di ettari di
copertura forestale, con la maggior parte della perdita che riguarda le foreste tropicali,
quelle con i più alti livelli di biodiversità. Metà delle aree umide ecologicamente ricche
sono state distrutte durante il secolo passato. Altri ecosistemi d'acqua dolce e terrestri
sono stati degradati da inquinamento. (…)La perdita di qualunque singola specie della
catena della vita può interessarne infatti molti altre. (…)Quando gli ecosistemi perdono la
ricchezza biologica, inoltre, perdono la resilienza, cioè la capacità di adattamento, e sono
più suscettibili agli effetti dei cambiamenti climatici o alle invasioni delle specie
straniere.”
11
La specie umana ha bisogno di un enorme carico di risorse per sostenere una
popolazione che aumenta in maniera tanto rapida. Inoltre, è altrettanto ovvio che i
bisogni manifestati oggi da ogni uomo sono molto superiori a quelli ritenuti necessari
per vivere sino al 1800. Se teniamo inoltre presente che ad oggi il 75% delle risorse
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Janet Larsen - Earth Policy Institute (Fonte: www.architetturaesostenibilita.it)