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Amnesty International in Indonesia

Gli ultimi venti anni del secolo scorso hanno visto un crescente fiorire di organizzazioni non governative, che operano in collaborazione con le organizzazioni internazionali generalmente riconosciute; queste ultime non hanno saputo del tutto rispondere a determinate esigenze provenienti dalla società civile su tematiche delicate e complesse come quella relativa ai diritti umani.
Dalla seconda metà del secolo scorso si è assistito alla progressiva e globale affermazione dei principi della dignità umana e della libertà degli individui, ma la comunità internazionale non ha compiuto passi significativi nella tutela dei diritti umani, che sono spesso rimasti lettera morta all’interno delle legislazioni nazionali di fronte al concreto comportamento dei governi. Spesso si assiste alla sola presa in considerazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU da parte di paesi che, nonostante si siano impegnati al rispetto della stessa, nei fatti, attuano politiche che puntualmente calpestano i diritti inalienabili del cittadino.
I governi dovrebbero garantire pienamente tali diritti e loro dovere è di difenderli, in nome di una sicurezza interna che si ripercuota anche a livello internazionale.
Il caso dell’Indonesia, che si è posto prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale in seguito alla drammatica evoluzione degli eventi che hanno portato all’indipendenza di Timor Est, mette in evidenza la debolezza delle diverse organizzazioni internazionali per quanto riguarda il carattere coercitivo e quindi l’efficacia delle loro azioni.
Troppo spesso si è assistito ad una prevaricazione sui diritti fondamentali dell’uomo in nome di una politica strettamente legata ad interessi economici, politica che condiziona fortemente le azioni della comunità internazionale e dimentica il suo vero fondamento: l’uomo e i suoi diritti. Proprio la dipendenza del governo indonesiano da questo tipo di politica ha permesso che i problemi dei diritti civili rimanessero in secondo piano, lasciando la discussione su tali argomenti all’interessamento delle organizzazioni umanitarie.
La mobilitazione mondiale seguita agli avvenimenti di Timor Est del 1999, che ha visto in prima linea le organizzazioni non-governative di tutto il mondo, ha dimostrato la forza di quelle associazioni, tra le quali Amnesty International, schierate esclusivamente dalla parte dei diritti umani.
Lo studio dei principi costitutivi di AI, delle sue politiche e delle sue tecniche d’intervento ha messo in evidenza come un’organizzazione fondata sull’impegno di volontari possa incidere sull’agire politico internazionale. L’attività d’informazione esercitata da un movimento come AI slegato da interessi politici ed economici, e quindi assolutamente imparziale, ha permesso di conoscere i risvolti storici, politici e sociali dell’Ordine Nuovo, un regime autoritario di stampo militare, condizionato da problemi economici, tensioni etniche, sociali e religiose e caratterizzato da continue violazioni dei diritti umani. Attraverso l’analisi degli eventi storici e politici indonesiani dal 1990 ad oggi si è evidenziata l’attività esercitata da AI e si è giunti alla conoscenza di realtà altrimenti troppo lontane dall’evidenza quotidiana.
Questa tesi si propone di sviluppare uno studio sui casi specifici del contesto storico-politico indonesiano che hanno portato all’intervento di AI. Fra i casi analizzati si è dato particolare risalto alla figura di un noto scrittore indonesiano, Pramoedya Ananta Toer che, in quanto vittima e testimone dell’ascesa del regime dell’Ordine Nuovo, rappresenta non solo un esempio delle violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di fronte alle divergenze di opinione politica, ma anche il caso tipico per cui nasce e si sviluppa il movimento di AI.
Il lavoro di ricerca è stato svolto attraverso la consultazione di documenti ufficiali delle Nazioni Unite, del Segretariato Internazionale di Amnesty International e grazie alla collaborazione del Coordinatore italiano di AI responsabile dell’area Estremo Oriente-Pacifico, che ha permesso un’approfondita conoscenza ed analisi dell’azione svolta dall’organizzazione in Indonesia.
La denuncia di AI dei continui attentati ai diritti civili e politici in Indonesia non deve rappresentare un caso a se stante, ma un problema per cui, in virtù del principio di universalità dei diritti umani, l’intera comunità internazionale deve sentirsi responsabile.

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1 INTRODUZIONE Gli ultimi venti anni del secolo scorso hanno visto un crescente fiorire di organizzazioni non governative, che operano in collaborazione con le organizzazioni internazionali generalmente riconosciute; queste ultime non hanno saputo del tutto rispondere a determinate esigenze provenienti dalla società civile su tematiche delicate e complesse come quella relativa ai diritti umani. Dalla seconda metà del secolo scorso si è assistito alla progressiva e globale affermazione dei principi della dignità umana e della libertà degli individui, ma la comunità internazionale non ha compiuto passi significativi nella tutela dei diritti umani, che sono spesso rimasti lettera morta all’interno delle legislazioni nazionali di fronte al concreto comportamento dei governi. Spesso si assiste alla sola presa in considerazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU da parte di paesi che, nonostante si siano impegnati al rispetto della stessa, nei fatti, attuano politiche che puntualmente calpestano i diritti inalienabili del cittadino. I governi dovrebbero garantire pienamente tali diritti e loro dovere è di difenderli, in nome di una sicurezza interna che si ripercuota anche a livello internazionale. Il caso dell’Indonesia, che si è posto prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale in seguito alla drammatica evoluzione degli eventi che hanno portato all’indipendenza di Timor Est, mette in evidenza la debolezza delle diverse organizzazioni internazionali per quanto riguarda il carattere coercitivo e quindi l’efficacia delle loro azioni. Troppo spesso si è assistito ad una prevaricazione sui diritti fondamentali dell’uomo in nome di una politica strettamente legata ad interessi economici, politica che condiziona fortemente le azioni della comunità internazionale e dimentica il suo vero fondamento: l’uomo e i suoi diritti. Proprio la dipendenza del governo indonesiano da questo tipo di politica ha permesso che i problemi dei diritti civili rimanessero in secondo piano, lasciando la discussione su tali argomenti all’interessamento delle organizzazioni umanitarie.

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