Alle origini della democrazia cosmopolitica: kant ed il problema della pace perpetua
Oltre duecento anni dopo la pubblicazione, il progetto filosofico kantiano contenuto in Zum Ewigen Frieden, appare quanto mai attuale: l’ordine internazionale che si presenta ai cittadini del mondo all’alba del Terzo Millennio evidenzia la necessità di pensare nuove forme di organizzazione politica, che tenga conto delle trasformazioni in atto a vari livelli (sociale, economico, politico) e dell’emergere di nuovi soggetti nell’arena internazionale.
Il percorso di lettura e di riflessione che ho compiuto si è nutrito di contributi di vario genere, alcuni più prettamente filosofici, altri più legati all’ambito istituzionale del panorama internazionale.
Un’analisi sulla possibilità della realizzazione della ‘pace perpetua’ non poteva dunque prescindere da una lettura del testo kantiano che ispira la riflessione, e dalla considerazione dell’influenza che essa ha avuto sia sul piano filosofico contemporaneo sia su quello delle grandi istituzioni internazionali del Novecento; strabiliante è apparsa la capacità kantiana di preconizzazione di scenari attuali, dalle considerazioni su quello che oggi chiameremmo principio di non ingerenza, all’importanza conferita alla tutela dei diritti umani.
Il punto di contatto tra la teoria kantiana e il dibattito contemporaneo nasce dalla ripresa dell’aggettivo cosmopolitico che viene rivisto nel complesso quadro di un modello di democrazia, cosmopolitica appunto, un progetto politico il cui obiettivo è il conseguimento di un ordine mondiale ispirato ai valori della legalità e della democrazia.
L’obiettivo è allora quello di organizzare una comunità politica in cui operino istituzioni capaci di “far sentire la voce degli individui negli affari globali indipendentemente da quella che hanno come cittadini (nei paesi democratici) o sudditi (in quelli autocratici) del proprio stato” (Archibugi, 2000); gli individui dovranno godere di rappresentanza politica come cittadini del mondo indipendentemente, e non in sostituzione, da quella di cui godono in quanto cittadini di un determinato stato.
Il progetto della democrazia cosmopolitica ha visto il contributo di numerosi autori, da Archibugi ad Held, da Bobbio a Falk, e ha conosciuto altrettanti detrattori, tra cui spicca Zolo con il suo approccio ‘realistico’ ai problemi delle relazioni internazionali; il modello cosmopolitico si basa sulla convinzione che alcuni obiettivi come il rispetto dei diritti umani e l’autodeterminazione dei popoli possono essere ottenuti soltanto attraverso l’estensione e lo sviluppo della democrazia, e che questi obiettivi possano essere raggiunti grazie all’operato di un’Onu riformata e rafforzata.
Per questo motivo l’analisi passa, nei due capitoli successivi, ai modelli novecenteschi di organizzazione internazionale, e in particolare al ruolo che l’Onu può svolgere come agenzia per la democrazia globale: in particolare vengono passate in rassegna le numerose proposte, emerse negli ultimi vent’anni, relative all’istituzione di una Seconda Camera delle Nazioni Unite ad affiancare l’Assemblea Generale, creata non su base statuale ma attraverso modalità di composizione alternative.
Dal momento in cui ho iniziato ad affrontare queste tematiche, avvenimenti che non si cancelleranno dalle menti dei ‘cittadini del mondo’ di oggi hanno offuscato la possibilità di istituire quella pace a cui tanto si aspira da secoli; proprio nei giorni in cui sto terminando questo lungo percorso il clima internazionale non sembra certo favorevole ad ascoltare le parole di Kant.
Credo però che, seppure dovesse rimanere annoverato tra le ‘utopie’, il sogno di una pace perpetua dovrà continuare ad alimentare le speranze degli uomini.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Maccari |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Luca Scuccimarra |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 241 |
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