Destino e comportamento del rame utilizzato come fungicida nei vigneti piemontesi
L'uso ormai secolare dei fungicidi a base di rame nei vigneti ha determinato una serie di contaminazioni nei suoli, che interessano una consistente porzione del territorio piemontese. In questo lavoro si sono affrontati alcuni aspetti di questo problema ed in particolare:
Sono state scelte sei vigne: due nella zona di Caluso (TO), una nella zona di Balangero (TO) e tre nella zona d'Alba (CN); sono stati, quindi, raccolti campioni in 10 siti, con prelievo separato di suoli a profondità differenti, per un totale di 35 campioni.
Per ogni campione sono stati misurati contenuto pseudototale e biodisponibile di Cu, nonché alcuni fondamentali parametri fisici e chimici dei suoli (pH, CSC, SO%, tessitura, Fe e Al liberi, Fe pseudototale).
Per 30 campioni sono state realizzate estrazioni sequenziali selettive in quattro distinti pool seguendo la procedura europea BCR (scambiabile e rilasciabile da attacco acido debole, legato alla sostanza organica, legato agli ossidi di Fe e Mn, residuale).
Su alcuni campioni sono state eseguite determinazioni qualitative tramite diffrattometria a raggi X.
Per alcuni campioni si sono tentate separazioni della frazione fine e delle fasi magnetiche per cercare di individuare le fasi arricchite in metallo, tramite analisi chimica e osservazioni in microscopia elettronica a scansione (SEM).
Si è tentata, su alcuni siti e mediante la raccolta d'informazioni storiche, una valutazione della quantità totale in rame immessa dall'inizio della coltivazione fino ad oggi ed un confronto di questo dato con le quantità attualmente presenti nel suolo, ottenendo così per differenza la quantità di rame in qualche modo dispersa e/o rimossa.
I dati ottenuti sono stati elaborati statisticamente.
I risultati ottenuti possono essere così sintetizzati:
1. Il contenuto pseudototale di rame è molto alto in quasi tutti i siti campionati, con superamento anche molto ampio in alcuni casi, del limite di 120 ppm stabilito dalle vigenti Normative che recepiscono le Direttive Europee. Non raramente si misurano valori superiori ai 300-400 ppm.
2. La concentrazione di Cu biodisponibile, invece, solo occasionalmente supera i limiti di legge. La frazione biodisponibile appare, dalle analisi statistiche, essere correlata inversamente con il pH. L'insieme dei dati mostra una provvidenziale tendenza del rame a fissarsi in forma non scambiabile (v. il punto 4).
3. L'andamento della distribuzione lungo i profili verticali è molto variabile: spesso si evidenzia un decremento con la profondità fino ad arrivare a valori litogenici intorno a 30 - 40 ppm; in alcuni casi l'andamento è crescente fino anche a 50 cm di profondità. La migrazione e il comportamento chimico del rame sembrano essere connessi con molte variabili: essi sembrano rispondere sia a caratteri del suolo sia altri fattori quali per esempio quelli topografici.
4. Le estrazioni sequenziali indicano una tendenza del rame a fissarsi in forma non labile (v. punto 2); molto del rame di sicura provenienza antropica si trova, infatti, nel pool residuale. I profili più contaminati presentano un maggiore contenuto in rame nei pool organico e degli ossidi, mentre negli altri profili i pool prevalenti sono quelli organico e residuale. Il rame mostra bassa affinità con il pool carbonatico.
5. La frazione fine, in particolare quella <0.2m, evidenzia un significativo arricchimento in Cu; i separati magnetici, invece, per altro ottenuti con metodi sperimentali e da ottimizzare, non danno risultati molto significativi. Le indagini al SEM, senz'altro promettenti, non hanno dato i risultati sperati poiché nei campioni analizzati ci si è sempre trovati vicini ai limiti di rilevabilità e risoluzione dello strumento.
6. I dati sui trattamenti, raccolti dagli operatori, mostrano l'assoluta e diffusa ignoranza delle Normative vigenti riguardanti l'applicazione di prodotti a base di rame al suolo (12 kg/ha annui secondo la Normativa Europea, 5 kg/ha annui secondo quella Italiana).
7. La frazione di Cu nel suolo, rispetto all'input teorico calcolato, varia da meno del 5% a più del 70 %, con due sorprendenti valori che superano il 100%. Questi risultati evidenziano l'ampio margine d'incertezza nella ricostruzione storica dei trattamenti, oltre ad una differente risposta del suolo nel trattenere il metallo.
Il quadro globale sottolinea l'importanza del problema ed evidenzia la necessità di un ulteriore approfondimento scientifico ma anche una maggiore attenzione da parte degli organi di controllo.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefania Fornelli Genot |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze Geologiche |
Relatore: | Aurelio Facchinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 174 |
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