L'evoluzione del debito pubblico italiano dalla fine della prima guerra mondiale al consolidamento del 1926 ed i suoi effetti macroeconomici e redistributivi
La tesi si basa su un'ipotesi di distribuzione dei titoli del debito pubblico dell'epoca che vede quelli a lungo termine di proprietà, in una percentuale consistente, oltre che degli istituti creditizi, anche dei ceti medi e medio-alti che impiegavano così i propri risparmi, mentre i titoli del debito fluttuante (in particolare i BOT) venivano utilizzati principalmente dalle imprese che se ne servivano, visto il loro grado di liquidità, come di un surrogato della carta moneta. Il lavoro prende avvio dalla constatazione che durante la guerra, a causa delle ingenti risorse finanziarie da essa imposte, lo stato italiano, soprattutto dal 1916, si vide costretto ad emettere titoli del debito pubblico fluttuante (a breve termine) in quantità sempre crescente poiché le entrate derivanti dalla tassazione e, soprattutto, dalle emissioni dei Prestiti Nazionali (debito a lungo termine) non bastavano alle necessità della macchina da guerra costruita. Al termine del conflitto, il progetto di ritirare gradualmente dalla circolazione i BOT circolanti e sostituirli con debiti a lungo termine non poté essere realizzato a causa dei ritardi con cui si procedette alla dismissione dell'economia di guerra e, soprattutto, dalle necessità di cassa delle finanze pubbliche che spinse i policy makers a continuare sulla strada dell'emissione di titoli a breve termine. Il Consolidamento realizzato dal regime fascista nel 1926 ebbe come effetto quello di impoverire il sistema di finanziamento delle imprese, che durante il periodo postbellico avevano potuto finanziarsi a buon mercato in un periodo di prezzi crescenti e che videro i propri crediti a breve nei confronti dello Stato trasformarsi in crediti a lungo termine, mentre la politica deflazionistica di Mussolini di cui il consolidamento dei BOT era parte integrante, in virtù del processo deflattivo che da allora si innescò consentì ai titolari della Rendita di Stato di recuperare parte del valore reale dei loro crediti che avevano subito, durante l'inflazione postbellica, una notevole decurtazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Pier Paolo Nannoni |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Scienze economiche e bancarie di Siena |
Corso: | Scienze Economiche e Bancarie |
Relatore: | Luigi Luini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 212 |
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