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Il caso IKEA in un mercato complesso: aspetti teorici e analisi industriale

Attraverso l’elaborato in oggetto si vuole indagare la forma di mercato che caratterizza il mercato del mobile in Italia ed evidenziare il ruolo svolto da IKEA e il relativo peso rispetto ai competitors. La prima parte del lavoro comprende due capitoli che offrono una rassegna delle forme di mercato, prima secondo la visione classica e poi secondo quella neoclassica. Nella seconda parte invece viene condotta l’analisi industriale IKEA mediante la quale si analizza: il percorso storico evolutivo, la struttura organizzativa internazionale, la strategia corporate e di business, le performance globali e l’asseto della società che opera in Italia. Sempre in questa sezione vengono analizzate le caratteristiche del mercato italiano secondo una logica sequenziale che parte dal mercato complessivo e termina con quello del mobile. Attraverso il lavoro condotto si cerca di dare risposta ad una serie di interrogativi analizzando diversi aspetti che attengono alle caratteristiche del mercato e all’azione strategica condotta dall’azienda analizzata. I risultati a cui si giunge possono essere così sintetizzati:
1) I modelli teorici analizzati aiutano nella comprensione concettuale delle forme di mercato ma non sono in grado di rappresentare le attuali condizioni strutturali e competitive in cui le imprese operano. Non esiste, al momento, un modello che possa spiegare e descrivere completamente il mercato studiato.
2) Il mercato del mobile in Italia può essere definito come un mercato concorrenziale nelle condizioni strutturali ma oligopolistico nelle dinamiche competitive. Un mercato misto in cui convivono la grande, la media e la piccola impresa ma dove comunque si afferma e si accresce la leadership IKEA.
3) Sul tema degli obiettivi perseguiti dall’impresa certamente possiamo affermare che non è riscontrabile, nel caso analizzato, la massimizzazione del profitto così come viene intesa nella visione neoclassica. L’analisi industriale condotta su IKEA sembra far emergere un’impresa che tende a perseguire diversi obiettivi, alcuni attinenti alla dimensione filantropica e altri a quella economica. In tal senso si giunge alla conclusione che l’impresa opera ricercando una redditività soddisfacente al fine di consolidare e rafforzare la propria leadership ed in seguito attua programmi di CSR volti a distribuire parte di questo valore alla società di riferimento. Inoltre considerando l’alternativa tra la massimizzazione del profitto e dei ricavi, connessa al modello di Baumol che sembra applicabile al caso studiato visto l’utilizzo del sistema del franchising relativo all’utilizzo del marchio IKEA, analizzando i rispettivi tassi di crescita emerge un’alternanza tra i due che fa pensare ad una strategia di crescita bilanciata tra ricavi e profitti.
4) Analizzando le quote di mercato nel contesto specifico è emersa una supremazia di IKEA rispetto ad altre 35 imprese considerate. Il principale competitor è un’impresa specializzata nel bricolage, Leroy Merlin, che sembra attuare un modello di business molto simile a quello IKEA dal quale ottiene un livello quasi simile di performance. In vista di questa similitudine è stata condotta un’analisi di comparazione dalla quale emerge la possibile esistenza di un modello gestionale, simile tra le due imprese, che possa spiegare livelli così elevati di performance e che possa essere applicato anche ad altre imprese con le stesse caratteristiche. Inoltre le due imprese comparate spesso tendono a collocarsi nello stesso distretto, anche se potenzialmente rivali, e questo probabilmente è legato ai vantaggi che le prossimità geografica determina in termini di attrattività reciproca di flussi di visitatori.
Una possibile area di sviluppo in ambito teorico, a mio parere, riguarda l’idea di costruire modelli in grado di accogliere le diverse variabili che le imprese muovono nel gioco competitivo. Altro aspetto su cui potrebbe svilupparsi una linea di ricerca riguarda lo studio dei modelli di business delle imprese al fine di comprenderne le performance ottenute e a tal riguardo il nostro caso mostra delle similitudini strategiche e gestionali tra le due imprese, IKEA e Leroy Merlin, che muovono in questa direzione.

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CAPITOLO 2 IL MERCATO SECONDO LA VISIONE NEOCLASSICA 31 CAPITOLO 2 IL MERCATO SECONDO LA VISIONE NEOCLASSICA 2.1 Introduzione: la teoria marginalista. Per gli economisti classici l’economia politica rappresentava la scienza sociale che aveva il compito di studiare il sistema economico dal punto di vista della produzione, distribuzione e impiego del reddito. Quindi essi mettevano in risalto le connessioni che sussistevano tra l’apparato economico ed il sistema sociale al fine di identificare le leggi che governavano il funzionamento del sistema economico capitalistico. Ciò comportava la considerazione che ogni sistema economico e sociale, che si affermava nella storia dell’uomo, aveva le sue leggi specifiche. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento nasce l’approccio marginalista che adotta prospettive e strumenti concettualmente diversi da quelli impiegati dai teorici classici. L’economia da scienza sociale diviene scienza del comportamento razionale e quindi l’uomo, come singolo e nelle aggregazioni sociali ed economiche, diventa l’epicentro di una nuova teoria che basa il tutto sulla razionalità dell’essere umano come imperativo del suo agire. Emblematica la definizione di economia proposta da Lionel Robbins 30 : “Economics is the science which studies human behaviour as a relationship between ends and scarce means which have alternative uses.” Che tradotto significa “l’economia è la scienza che studia la condotta umana come relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi”. L’autore non propone solo una nuova definizione di economia ma una rinnovata concezione della stessa facendo emergere la differenza rispetto alla precedente. A tal riguardo egli dispone che la definizione previgente nei paesi anglosassoni era quella materialista il cui fine si sostanziava nello studio delle cause che determinavano il benessere materiale dell’uomo. Tale visione, a parere dell’autore, era di tipo classificatoria e richiedeva la distinzione tra 30 ROBBINS L., The nature and significance of economic science, London, Macmillan and co., Seconda edizione,1945, p. 16.

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