Visioni dell'impatto ambientale tra contadini e ambientalisti nelle piccole piantagioni di palma da olio in Aceh. Uno studio etnografico.
La mia tesi di laurea magistrale si è imperniata sull’analisi della differenza delle visioni ambientali di contadini o proprietari di piccole piantagioni di palma da olio e ambientalisti o attivisti ambientali nella provincia indonesiana di Aceh, sull’isola di Sumatra.
Il progetto di ricerca magistrale si è composto di un periodo pre-campo di circa sei mesi a Milano per indagare al meglio il discorso ambientalista e salutista italiano (attraverso attività di volontariato con ONG ambientaliste cittadine, in particolar modo Greenpeace Italia), un periodo di ricerca etnografica di quattro mesi nella provincia di Aceh in Indonesia e di un periodo post-campo di elaborazione dei dati raccolti durante l’etnografia della durata di tre mesi.
Durante i mesi di ricerca ho prestato attenzione a tre argomenti in particolare. Ho cercato di indagare se ci fosse un concetto locale di risorsa naturale e come i miei interlocutori vi si rapportassero. Inoltre ho analizzato le differenze che caratterizzano le diverse aree della provincia di Aceh, abitando in diversi distretti al fine di studiare la complessità del contesto socio-agricolo in cui ho condotto la ricerca. Infine ho ragionato sulla costruzione del futuro ambientale da parte dei miei interlocutori; ho lavorato sull’ipotesi che sebbene in Aceh non ci fossero situazioni di deforestazione comparabili con quelle di altri contesti dell’arcipelago, si avesse un’idea di quale sia l’impatto di una piccola piantagione e di quali siano le criticità future di questo modello agro-economico.
La ricerca ha fatto emergere le piccole piantagioni di palma da olio come arene sociali e politiche in cui l’agency dei lavoratori (individualmente e collettivamente) viene continuamente rinegoziata attraverso un continuo “sfregamento” (o friction, Tsing 2004) di realtà sociali multiple, malleabili, locali e globali che permettono ai lavoratori stessi, nonché agli attivisti ambientali, di leggere lo spazio della piccola piantagione in maniera articolata e differente. É dunque un luogo al contempo presente e futuro, in quanto attraverso il lavoro e la continua rinegoziazione di sé è possibile pensare ad un futuro individuale e collettivo (Ong 2011).
Questi luoghi, sebbene marginali geograficamente da quelli che si possono considerare come i centri decisionali di uno stato, come le città, si costituiscono come un importante luogo di potere in cui la globalizzazione si manifesta più duramente che nelle città. L’olio di palma è un bene fortemente globalizzato e globalizzante, nel senso che è sia oggetto di commercio ma anche forza modellatrice di paesaggi che rispondono a logiche di sviluppo nazionali e sovranazionali di ordine neoliberale.
Da un lato i lavoratori della piccola piantagione di palma da olio leggono questo spazio attraverso categorie economiche, di svincolamento da situazioni di marginalità economica e sociale e divengono di conseguenza il mezzo attraverso il quale affermarsi socialmente all’interno del villaggio. Dall’altro le ONG ambientaliste locali e i nature lovers groups (Tsing 2004) interpretano i lavoratori delle piantagioni che vivono nei villaggi attraverso categorie stereotipate riscontrabili anche nel mondo della cooperazione (Olivier De Sardan, 1995).
Ciò che emerge è l’idea di un ambientalismo (e della visione ambientale) come prodotto culturale e politico (Milton 1996, 2002) proprio di determinate classi medio-alto borghesi, altamente alfabetizzate, cittadine che reiterano stereotipi di classe che rendono possibile una cesura fra un ambientalismo giovane in paesi “in via di sviluppo” e la spinta neoliberista di costruzione del paesaggio e dell’ambiente.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Zaninelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Antropologia |
Relatore: | Silvia Vignato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 118 |
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