I contributi della teoria dell'attaccamento alla prevenzione del disagio psichico in età evolutiva
Questo lavoro nasce dall’esigenza di stabilire una connessione tra le conoscenze teoriche acquisite nel corso della formazione universitaria e i possibili risvolti pratici che, a partire da queste, potrebbero condurre all’attuazione di interventi preventivi rivolti al mondo dell’infanzia e non solo ad esso; filo conduttore dell’intero lavoro sarà la Teoria dell’Attaccamento di John Bowlby. Il campo della prevenzione in psicologia è un ambito di intervento che solo da qualche anno si sta ponendo all’attenzione degli operatori del settore e attualmente anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto tale settore come quello in cui concentrare gli sforzi e gli interventi futuri. Trattandosi di un campo in forte espansione, si è ritenuto importante nel corso del primo capitolo, soffermarsi brevemente sulla sua storia.
Verranno inoltre riportati i dati sulla diffusione delle malattie mentali nel mondo anche attraverso riferimenti ai costi sociali, familiari e individuali che tale situazione comporta; infine si farà riferimento ad un report del Surgeon General of United States e al Progetto PRISMA (Progetto Italiano Salute Mentale) attraverso i quali sarà possibile delineare il quadro circa la diffusione dei disturbi mentali in infanzia negli Stati Uniti, e nei preadolescenti in Italia.
Due requisiti fondamentali che la concreta attuazione di un progetto di carattere preventivo richiede sono:
1. l’essere sostenuto da ricerche che ne individuino gli strumenti ai quali ricorrere e i possibili obbiettivi da raggiungere;
2. fondarsi su di una solida teoria di riferimento.
Rispetto a questo secondo punto, si è scelto di partire da una delle teorie dello sviluppo che attualmente soddisfa entrambe le richieste di validità e di solidità, ovvero la Teoria dell’Attaccamento.
Nel corso del secondo capitolo si aprirà una trattazione sui concetti basilari della teoria sviluppata da John Bowlby. Non si potrà non fare riferimento in proposito, al lavoro di Mary Ainsworth, ideatrice della procedura osservativa nota con il nome di Strange Situation, che ha permesso l’individuazione dei diversi pattern di attaccamento del bambino, e al successivo contributo di Mary Main nel creare uno strumento di valutazione dell’attaccamento adulto, l’Adult Attachment Interview, deducibile dagli stili narrativi impiegati dagli stessi adulti per descrivere le loro esperienze infantili di attaccamento; il lavoro di quest’ultima autrice condurrà infine a dare sostegno alla realtà della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento tra adulto e bambino.
La Teoria dell’Attaccamento può godere oggi del contributo di numerosi ricercatori che hanno sentito l’esigenza di espandere i concetti teorici proposti da Bowlby, attraverso ricerche longitudinali sugli esiti psicopatologici di stili di attaccamento distorti. Il terzo capitolo si incentrerà quindi sugli studi condotti nell’ambito di una disciplina oggi in forte espansione, la Developmental Psychopathology, la quale è riuscita a dimostrare quanto le categorie di attaccamento insicuro e attaccamento disorganizzato possano oggi essere considerate dei centrali fattori di rischio per il futuro sviluppo di disturbi psichici di diversa natura tra cui il disturbo borderline di personalità.
Nell’ultimo capitolo ci si interrogherà sulle reali applicazione delle teorie di John Bowlby nell’ambito di una prevenzione di tipo universale (primaria) e selettiva (secondaria). Verranno considerati in particolar modo due diverse aree di intervento: la prima è quella della genitorialità e della maternità, nella quale, dal confronto con le politiche preventive attuate in altri paesi Europei, emergerà una situazione di arretratezza del sistema italiano nel promuovere interventi atti a favorire lo sviluppo di una sana relazione madre-bambino; l’altra area sarà quella dei contesti educativi, in particolar modo degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, in cui i la conoscenza teorica dei contributi di John Bolwby e l’impiego di strumenti di valutazione idonei da parte delle stesse educatrici, consentirebbero l’individuazione precoce dei disagi emotivi e sociali direttamente riconducibili a legami di attaccamento distorti con la principale figura di accudimento.
La convinzione che guida tutto il lavoro si racchiude nell’idea secondo la quale non esista un’epoca tanto significativa per l’attuazione di politiche preventive quanto quella dell’infanzia.
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Informazioni tesi
Autore: | Manuela Di Luca |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Adelmo Tancredi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 133 |
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