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La valutazione dello stress lavoro-correlato: il punto di vista del datore di lavoro

Il presente lavoro prende spunto dai recenti sviluppi normativi in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Con l’ormai noto decreto legislativo 81/2008, infatti, è stato introdotto l’obbligo per tutte le organizzazioni di valutare, insieme agli altri, anche i rischi legati allo stress lavorativo. Tale obbligo ha evidenziato la difficoltà di individuare corrette modalità per lo svolgimento di questa valutazione.
Dall’analisi delle prime indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, si sono riscontrate alcune criticità. Tra queste si evidenzia la necessità di individuare le principali figure da coinvolgere nel processo di valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato all’interno di un’organizzazione. A tal proposito, è emersa la centralità del datore di lavoro, il quale, anche per legge, è il principale responsabile della realizzazione di tale processo. Una volta constatata la centralità della figura del datore di lavoro, è nata l’idea di interpellare alcuni datori di lavoro, con l’obiettivo di:conoscere le informazioni da loro possedute sulla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro e nello specifico la parte che regola la valutazione dello stress lavorativo; capire qual è la loro rappresentazione dello stress; e, infine, conoscere quali azioni hanno messo in atto all’interno della loro impresa per ciò che concerne la valutazione dello stress lavoro-correlato ed eventuali interventi di gestione del problema.

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5 1. GLI SVILUPPI NORMATIVI 1.1 Indicazioni della Commissione Consultiva per la valutazione dello stress lavoro-correlato Com’è ormai noto, con il Decreto Legislativo n. 81, l’Italia ha recepito nel 2008 una serie di importanti indicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro provenienti dall’Unione Europea. Tra le altre novità, tale decreto, con l’articolo 28, comma 1 (che riguarda l’oggetto della valutazione dei rischi) introduce l’obbligo della valutazione dello stress lavoro–correlato: “La valutazione […] deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, […], nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro”. La necessità di adempiere tale obbligo ha subito reso evidente le difficoltà operative legate all’individuazione di corrette modalità per lo svolgimento della valutazione dello stress lavorativo. Alcune prime perplessità in merito sono state (almeno in parte) chiarite dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro (di seguito denominata Commissione consultiva), la quale aveva (tra gli altri) il compito di “elaborare le indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro- correlato” (articolo 6, comma 8, lettera m-quater). In attuazione a tale compito, la suddetta Commissione ha emanato il 18 novembre 2010 una lettera circolare contenente le indicazioni necessarie alla valutazione dello stress lavoro-correlato, con lo scopo di indirizzare le attività dei datori di lavoro, dei loro consulenti e degli organi di vigilanza (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 2010). Con questo documento viene indicato un percorso metodologico che costituisce il “livello minimo di attuazione dell’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro- correlato per tutti i datori di lavoro pubblici e privati” (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 2010, p. 3). Ciò significa che non si esclude la possibilità di un percorso più specifico, approfondito e legato alle specifiche necessità e complessità delle diverse organizzazioni (Inail, 2011).

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