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La rappresentanza nell'era dei social network

C’è un legame diretto tra politica, politica dei media e crisi della legittimità politica, fenomeno che in Italia ha prodotto, ad esempio, alcune aberrazioni dell’attuale presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, e contemporaneamente, nel mondo globale, consente ai movimenti sociali antagonisti di intervenire con mezzi e modalità innovative, in opposizione alle frame interpretative offerte dalle logiche capitaliste di networking delle élite politiche e del potere mediale.
L'orizzontalità della rete internet entra così potenzialmente in conflitto con la verticalità del potere economico e politico, finendo per restituire potere all’opposizione sociale e dando vita a processi di comunicazione individuale di massa, come li chiama Manuel Castells, che attraverso siti, blog, social network e la comunicazione via web e cellulare consentono la diffusione virale di messaggi. Registriamo dunque uno spostamento della politica, e più in generale della sfera pubblica, dall’universo istituzionale allo spazio più ampio della comunicazione.
In questo contesto, in cui sono sempre più labili e continuamente ridefiniti i confini tra produttore e ricettore, i processi e le pratiche di rimediazione diventano fondamentali per una produzione collettiva e alternativa di senso. Ne consegue che in un mondo sociale in cui la cultura del visuale prevale, in cui tutta la sfera pubblica è spettacolarizzata e in cui l’eccesso del visivo può rivelarsi l’oppio dei popoli del ventunesimo secolo, ridiventa centrale un problema antico che ha a che fare con la consapevolezza e con la competenza degli “spettatori”, con la loro capacità di interpretazione e ridefinizione dei messaggi, in ultima analisi, con la loro abilità nella produzione di senso collettivo.
Questo discorso però non elude, anzi ripropone con forza, il tema della rappresentanza politica e sociale di questa comunità perennemente in bilico tra l’aspirazione a una lettura evoluta dei fenomeni sociali e una ricezione passiva di contenuti. Non si tratta solo di trovare leader in grado di interpretare questa complessità, si tratta anche di ridefinire le forme di espressione e gli stessi obiettivi della politica in generale, innalzando i livelli di consapevolezza dei rappresentati e restituendo loro una parte del potere ceduto ai rappresentanti. Si tratta, infine, non solo di ridefinire l’agenda setting dei contenuti politici, ma di portare in evidenza i temi cancellati del tutto dal dibattito collettivo, come ad esempio il lavoro, e di dare voce a coloro i quali non riescono ad accedere alle forme di comunicazione meanstream.
In uno scenario così descritto, sono stati analizzati in particolare due casi ritenuti emblematici: la campagna presidenziale di Obama, che è stata un compendio di alcune tra le più recenti e migliori pratiche di storytelling, framing e indexing, e contestualmente ha disvelato al mondo intero le potenzialità della rete per la politica, e la campagna di Vendola del 2010 per la presidenza della giunta regionale in Puglia che ha cercato di scrivere una storia condividendola con coloro che la fanno, i cittadini pugliesi, e ponendo contemporaneamente l’accento sul tema della ricostruzione del lessico della sinistra in Italia, ritenuta condizione necessaria per la sua unità.

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Luigia Campaniello
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della comunicazione sociale e istituzionale
  Relatore: Eugenio  Iorio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 192

FAQ

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Parole chiave

comunicazione individuale di massa
comunicazione politica
obama
politica dei media
rappresentanza
rimediazione
social network
vendola

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