I confini in adolescenza: immigrazione e appartenenze plurime. Ricerca con adolescenti bengalesi a Palermo
Introduzione - Chi emigra vive un trauma che, causato dallo sradicamento dai propri contesti culturali, equivale ad una totale perdita dei propri punti di riferimento esistenziali, sociali, ecologici e culturali. Diventa comprensibile, dunque, come il soggetto che emigra possa vivere un forte vissuto di solitudine la cui risoluzione è resa ancora più difficoltosa dall’impatto con il nuovo ambiente culturale che spesso è difficilmente “codificabile” perché parecchio distante dal proprio. In sostanza, una delle maggiori difficoltà che sperimenta un immigrato è dovuta al fatto che egli si trova improvvisamente “sospeso fra due mondi” (T. Nathan, 1996). La situazione sembra ancora più complessa per gli adolescenti immigrati di seconda generazione che, a differenza degli adulti, hanno ancora una personalità fragile e in piena evoluzione. Spesso, questi adolescenti si ritrovano a fare da interfaccia tra la propria famiglia e/o comunità e l’ambiente culturale e sociale esterno a queste; in tal modo, essi vengono investiti di un difficile compito di mediazione, tra la nuova cultura e quella d’origine, che influenza in maniera determinante l’emotività e il processo di strutturazione dell’identità. Questo compito, spesso, è reso ancora più difficile dal totale ripiegarsi della famiglia alla propria cultura d’appartenenza la quale funge, sottoforma di istituzioni, da “contenitore” allo stato di indifferenziazione iniziale provato da chi emigra.
Se pensiamo a quanto sia faticoso, già da sé, il percorso di crescita adolescenziale caratterizzato dal transito verso lo stato adulto, immaginiamo come per gli adolescenti immigrati assolvere ai diversi “compiti evolutivi” (Havighurst, 1952) sia estremamente complesso considerando, oltre a ciò, la difficoltà, più che attuale, sia degli adolescenti che delle famiglie, a “muoversi” in un ambiente in cui i sistemi sociali sono divenuti ipercomplessi (C.Pontalti, I.Pontalti, 1999).
A tal proposito, l’attenzione va posta soprattutto al compito evolutivo che vede questi adolescenti nascere socialmente. In questa fase, l’adolescente transita imparando a confrontarsi con altri gruppi sociali, a sperimentare nuovi ruoli, a ricercare e costruire nuovi valori di riferimento. Questo momento coincide con lo svincolo dal sistema familiare. Quanto detto ci aiuta a comprendere, da un punto di vista psicologico, come l’adolescenza, quale evento critico tra gli altri che caratterizzano il ciclo di vita di un soggetto, metta alla prova la forza dei confini interni (psichici e mentali) ed esterni (sociali e culturali), soprattutto per un immigrato e la sua famiglia. L’adolescente impegnato nella riorganizzazione e ridefinizione di tali confini transita da un luogo all’altro, “attraversa”, quindi, quei limiti che caratterizzano i diversi gruppi sociali e i principali sistemi relazionali, sperimentando, contemporaneamente, l’appartenenza ad essi. Da questo punto di vista, la crescita avverrebbe in maniera più o meno funzionale li dove l’adolescente sia capace di “muoversi” tra più appartenenze al fine di crescere, fare esperienza e assumere maggiori competenze di vita (Baldascini 1993).
Sperimentare appartenenze plurime sembrerebbe un compito estremamente arduo per gli adolescenti immigrati di seconda generazione che provengono da una cultura di matrice islamica. Tale lavoro di tesi, infatti, nasce per calare una lente nella realtà di alcuni di questi adolescenti e provare a comprendere, da un’ottica psico-socio-antropologica, la peculiarità dei loro percorsi di crescita. Metodo - L’obiettivo generale riguarda l’indagine e la valutazione della tipologia dei possibili percorsi di crescita degli adolescenti del Bangladesh, con riferimento alle rappresentazioni familiari, alle rappresentazioni dei confini tra i diversi gruppi di appartenenza; alle diverse modalità di gestione dei compiti evolutivi (nello specifico separazione affettivo relazionale dalle figure familiari di riferimento, integrazione delle diverse rappresentazioni familiari e sociali del sé) e alle natura delle difficoltà evolutive riscontrate. La ricerca è stata realizzata mediante l’utilizzo di tre strumenti: un’intervista semistrutturata costruita ad hoc con lo scopo di fare emergere la molteplicità dei significati che questi ragazzi attribuiscono alle “appartenenze plurime” e il modo con cui le elaborano e le integrano; il Disegno dello Spazio Simbolico di Vita Familiare (DSSVF) di G. Gilli, et al, (1990), strumento grafico-simbolico di tipo proiettivo; il Disegno delle Appartenenze Plurime, derivato dal Disegno della Doppia Luna di O. Greco (1999). Riadattato per i fini della ricerca, lo strumento permette di fare emergere le rappresentazioni spaziali e mentali delle appartenenze plurime legate al mondo psicologico e relazionale dei soggetti intervistati.
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Informazioni tesi
Autore: | Gioacchino Cutrupia |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Marie Di Balsi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 175 |
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