Formarsi e crescere attraverso il servizio civile volontario: un'opportunità educativa offerta ai giovani
L’interesse per l’obiezione di coscienza, il desiderio di adempiere al servizio volontario civile -vanificato a seguito di impegni lavorativi prima, maternità poi ed infine per raggiunti limiti di età- il mio animo pacifista ribelle ad ogni più semplice forma di scontro armato mi hanno spinto a trattare un simile argomento. Tuttavia comporre una tesi di laurea su questo tema non è stato poi così facile come prospettato fin dall’inizio: testi di difficile reperibilità oppure fuorvianti o troppo poco aggiornati. Finché si trattava di analizzare l’obiezione di coscienza non si evidenziavano grandi difficoltà, i problemi invece sono emersi durante l’elaborazione del nuovo servizio civile, in parte spiegabile con la recente istituzione dello stesso. In questo caso, secondo me, è stato scritto troppo poco o magari se ne scriverà tanto in futuro; non mi riferisco tanto alla parte legislativa quanto a quella pratica, ossia alle dirette esperienze dei giovani.
Il mio intento era quello di ricostruire il quadro storico e normativo nella maniera più chiara e dettagliata possibile per delineare le finalità del nuovo servizio civile attraverso soprattutto la voce dei protagonisti. Ma su quest’ultimo punto ho incontrato come dicevo difficoltà date dalla mancanza, come lamentato in precedenza, di materiale inedito, inchieste, diari di bordo, appunti di viaggio, racconti scritti. Questo la considero una grave lacuna che lo stesso organo deputato al servizio civile dovrebbe cercare di arginare, al contrario, la presenza di testi al riguardo solleciterebbe alla promozione, all’incentivo in maniera viva e feconda dello stesso. Scrivere significherebbe recuperare fatti, episodi, persone ma anche sensazioni, percezioni ed emozioni che altrimenti andrebbero perduti, dispersi all’interno di una memoria labile che tenderebbe a deformare piuttosto che a conservare i ricordi. Redigere un diario significherebbe ripercorrere a ritroso un’esperienza consentendo una lettura contestuale degli avvenimenti accaduti, delle azioni compiute e del senso che ha mosso l’agire. Narrarsi significherebbe imparare qualcosa di più su di sé, sugli altri, sul contesto in cui si opera. Riflessione e trascrizione diventerebbero i passi fondamentali per il recupero della propria esperienza alla luce del presente. Con il pensiero retrospettivo e introspettivo si può ricostruire il significato del proprio agire e si può imparare da quanto realizzato solo nel momento in cui l’esperienza diventa oggetto di meditazione. Così si diventa grandi, adulti, maturi. E solo questo, a mio avviso, rappresenterebbe l’ultimo tassello in grado di conferire pienamente al servizio civile la sua valenza educativa e formativa.
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Fedon |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Sede di Portogruaro |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Orioldo Marson |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 129 |
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