Disturbi d'ansia: diagnosi e terapia psicologica
Il seguente lavoro sul tema dell’ansia, in passato definita nevrosi d’ansia ha inizio con la distinzione tra l’ansia come condizione fisiologica che si esperisce in situazioni di pericolo che è considerata un meccanismo adattivo, dall’ansia come patologia nella quale, invece, si mostrano i correlati fisiologici tipici della paura in assenza di un pericolo reale, quando questo, oggettivamente, non esiste ma, si presenta come idea, come possibilità immotivata. L’ansia, inoltre, diventa patologica quando persiste invariabilmente per lungo tempo, diventando un tratto personalogico costante.
L’analisi di Freud ha rivolto l’attenzione sull’origine dell’ansia nell’età infantile. L’ansia, per il maestro della psicoanalisi, è un problema intrapsichico legato a un’immaturità del desiderio, un arresto dello sviluppo sessuale, iniziato e concluso in maniera maladattiva nell’infanzia e protratto nell’età adulta. Freud va alla ricerca dell’ origine stessa dell’angoscia che riconosce come reazione dell’Io di fronte a un pericolo pulsionale inaccettabile che ha come prototipo il pericolo della perdita dell’oggetto.
Anche J. Bowlby riconosce nella fondazione della teoria dell’attaccamento che l’ansia patologica ha radici nell’infanzia, in particolare nella relazione con la figura di accudimento, che, se basata su un legame incostante e deficitario, può scatenare e tratteggiare una personalità insicura e problematica nella relazione con l’altro.
I disturbi d’ansia, negli ultimi anni, hanno suscitato un grande interesse per la moderna psichiatria che ha classificato e diagnosticato i disturbi ad essa correlati attraverso precisi criteri di differenziazione. Questo lavoro, inoltre, ha rivolto particolare attenzione al disturbo di panico e alle fobie analizzandole dal punto di vista psicodinamico e biologico Le moderne tecniche di visualizzazione cerebrale hanno evidenziato le zone anatomiche coinvolte nei processi di formazione dei disturbi d’ansia e le ricerche farmacologiche hanno prodotto farmaci in grado di intervenire nei processi chimici neuronali disfunzionali per alleviare la sofferenza nelle persone che soffrono di tali disturbi.
Oltre alla cura farmacologica e psicoanalitica, il lavoro ha esaminato due modalità differenti di approccio psicologico ai disturbi d’ansia: la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia sistemico-relazionale. La prima affronta il problema dell’ansia, inquadrandolo come interpretazione cognitiva distorta della realtà. L’approccio alla terapia cognitivo-comportamentale propone la modifica degli schemi distorsivi interpretativi della situazione personale attraverso l’utilizzo di tecniche cognitive e comportamentali volte a rendere il paziente consapevole del funzionamento delle proprie cognizioni e ridisegnare concettualmente il pensiero, controllare le emozioni e i comportamenti disturbati.
L’approccio sistemico-relazionale, invece, considera il malato d’ansia un elemento da osservare all’interno delle dinamiche familiari, che sono considerate sistemi che subiscono modifiche dall’inter-relazione con l’esterno e da modifiche interne. Nelle famiglie che utilizzano modalità comunicative patologiche, i cambiamenti sono evitati, mentre si tende a perpetuare lo status quo del sistema familiare. La patologia di un componente, formatasi in seguito a modalità di relazione paradossale, diventa, così, essa stesso elemento che garantisce la permanenza e l’unità della famiglia, un elemento utile per confermare le relazioni familiari e impedire il cambiamento. La cura della patologia ansiosa, allora, non si rivolgerà al sofferente ma includerà tutta la famiglia e avrà come interesse l’analisi delle modalità di relazione tra i componenti del sistema familiare.
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Informazioni tesi
Autore: | Lucia Tomasi |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Alessia Veglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 115 |
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