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Il disagio insegnante nella scuola italiana contemporanea. Un'analisi critico-pedagogica dei vissuti professionali e formativi del docente

Usiamo la categoria di rimosso, che evoca un concetto di matrice freudiana, in senso analogico. Essa non presuppone una specie di anfratto nascosto come luogo di generazione e significazione psicologica, e non indica neppure quelle censure e quei silenzi che hanno sempre gravato sull'educazione. Si tratta piuttosto - rifacendosi all'idea di analisi sintomale in ambito epistemologico -di considerare i discorsi sulla scuola come testi che rinviano a implicazioni diverse dal semplice scorrimento di essi. Un rinvio segnalato da cesure concettuali, composti metaforici, scarti, mancanze, dettagli, contraddizioni e sovradeterminazioni interne assunti come sintomi linguistici di cui esplicitare significati possibili. Più in generale, interessa assumere le articolazioni e i contenuti di discorsi diversi come sintomi di un testo anonimo meno evidente, che permetta di ricondurli ad alcune dimensioni residuali e ad alcuni nuclei irrisolti. Tali discorsi comportano il rinvio all'esperienza scolastica e all'esperienza sociale come materialità segnate da sintomi appiattiti su una fenomenologia di tipo narrativo o descrittivo: i comportamenti dei ragazzi, i vissuti degli insegnanti, i risultati scolastici, le disfunzioni istituzionali, i rapporti con le famiglie, i condizionamenti esterni, gli assunti ideali. Si apre così il campo di una decostruzione e una ricostruzione pedagogica che possano essere esercitate su qualunque testo linguistico e culturale, su qualsiasi contesto sociale.
Tra questi aggregati di sintomi vanno considerate sia le rappresentazioni più caricaturali della vita scolastica, sia gli umori più viscerali su di essa. Un approccio sintomale potrebbe valorizzare gli uni e le altre per andare al di là di quei processi di semplificazione, familiarizzazione e naturalizzazione che inducono ad accettare la scissione tra cognitivo e affettivo. Tale scissione è la conseguenza di una rimozione non solo delle dinamiche affettive nei processi didattici, ma anche della Struttura materiale dell'accadere educativo. Ne deriva una molteplicità di sintomi inscritti variamente sia nell'esperienza scolastica sia nei discorsi su essa.
Abbiamo visto come questi ultimi si configurino nell'ambito di grandi formazioni discorsive , le cui condizioni di possibilità consistono in pratiche interne a un certo tipo di pubblico: gli insegnanti che devono partecipare ai concorsi, gli studenti universitari in scienze dell'educazione, gli psicologi in cerca di spazi professionali, i politici e gli amministratori bisognosi di dati sociali, gli educatori che si scontrano con i problemi scolastici, i genitori che non sanno cosa fare con i figli, gli esponenti delle diverse materie in lizza tra loro. La disciplina della punizione
Dal supplizio alla prigione: la riflessione di Foucault sulle “istituzioni totali” ha qui inizio con la genealogia dell’istituzione punitiva, il cui modello disciplinare si riproduce nelle altre principali istituzioni quali l’esercito, la scuola, l’ospedale, la fabbrica. In Sorvegliare e punire Foucault sostiene che è necessario considerare la punizione e la prigione come complesse funzioni sociali, e non semplicemente come un insieme di meccanismi repressivi.

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5 INTRODUZIONE Usiamo la categoria di rimosso, che evoca un concetto di matrice freudiana, in senso analogico. Essa non presuppone una specie di anfratto nascosto come luogo di generazione e significazione psicologica, e non indica neppure quelle censure e quei silenzi che hanno sempre gravato sull'educazione. Si tratta piuttosto - rifacendosi all'idea di analisi sintomale in ambito epistemologico -di considerare i discorsi sulla scuola come testi che rinviano a implicazioni diverse dal semplice scorrimento di essi. Un rinvio segnalato da cesure concettuali, composti metaforici, scarti, man- canze, dettagli, contraddizioni e sovradeterminazioni interne assunti come sintomi linguistici di cui esplicitare significati possibili. Più in generale, interessa assumere le articolazioni e i contenuti di discorsi diversi come sintomi di un testo anonimo meno evidente, che permetta di ricondurli ad alcune dimensioni residuali e ad alcuni nuclei irrisolti. Tali discorsi comportano il rinvio all'esperienza scolastica e all'esperienza sociale come materialità 1 segnate da sintomi appiattiti su una fenomenologia di tipo narrativo o descrittivo: i comportamenti dei ragazzi, i vissuti degli insegnanti, i risultati scolastici, le disfunzioni istituzionali, i rapporti con le famiglie, i condizionamenti esterni, gli assunti ideali. Si apre così il campo di una decostruzione e una ricostruzione pedagogica che possano essere esercitate su qualunque testo linguistico e culturale, su qualsiasi contesto sociale. Tra questi aggregati di sintomi vanno considerate sia le rappresentazioni più caricaturali della vita scolastica, sia gli umori più viscerali su di essa. Un approccio sintomale potrebbe valorizzare gli uni e le altre per andare al di là di quei processi di semplificazione, familiarizzazione e naturalizzazione che inducono ad accettare la scissione tra cognitivo e affettivo. Tale scissione è la conseguenza di una rimozione non solo delle dinamiche affettive nei processi didattici, ma anche della Struttura materiale dell'accadere educativo. Ne deriva una molteplicità di sintomi inscritti variamente sia nell'esperienza scolastica sia nei discorsi su essa. Abbiamo visto come questi ultimi si configurino nell'ambito di grandi formazioni discorsive 2 , le cui condizioni di possibilità consistono in pratiche interne a un certo tipo di pubblico: gli insegnanti che devono partecipare ai concorsi, gli studenti universitari in scienze dell'educazione, gli psicologi in cerca di spazi professionali, i politici e gli amministratori bisognosi di dati sociali, gli educatori che si scontrano con i problemi scolastici, i genitori che non sanno cosa fare con i figli, gli esponenti delle diverse materie in lizza tra loro. La disciplina della punizione Dal supplizio alla prigione: la riflessione di Foucault sulle “istituzioni totali” ha qui inizio con la genealogia dell’istituzione punitiva, il cui modello disciplinare si riproduce nelle altre principali istituzioni quali l’esercito, la scuola, l’ospedale, la fabbrica. In Sorvegliare e punire Foucault sostiene che è necessario considerare la punizione e la prigione come complesse funzioni sociali, e non semplicemente come un insieme di meccanismi repressivi. 1 Barone P., Pedagogia della marginalità e della devianza, Guerini e Associati, Bologna 2001 2 Foucault M., Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1976

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